La perseveranza sino alla fine

La perseveranza sino alla fine

La perseveranza sino alla fine nella professione della retta fede è dono da chiedere al Signore giorno per giorno, istante per istante.

Questa preghiera facevano e fanno i Santi, poiché sanno bene che un solo errore, una sola scelta sbagliata può avviare un processo di autodistruzione inesorabile, dentro e fuori di noi. Siamo infatti sempre sotto attacco. Satana vuole la nostra rovina e per tale motivo si preoccupa di trovare vie sempre più aggiornate e convincenti per portarci fuori strada, per farci cadere dalla fede, per condurci a rinnegare Cristo Gesù, il suo Vangelo, la sua luce.

Egli sa che basta un pensiero falso che si annida nel cuore per divenire in poco tempo vittime del male. Un pensiero che a poco a poco partorisce altri mille pensieri falsi che arrivano ad offuscare la coscienza, tanto da accecare anche le anime più robuste. Basta un pensiero falso, sottovalutato con superficialità, e il lavoro di tanti anni di sacrificio va in fumo.

Cadere dalla fede è facile, se non si cammina sempre sotto la potente mozione dello Spirito Santo, se si abbandona la preghiera o si prega in modo blando e distratto, se la Parola di Dio, letta e interpretata nella fede della Chiesa, non alimenta quotidianamente il nostro pensiero.

Diceva a ragione San Pio da Petralcina: “Chi prega poco è in pericolo”. Costui è simile ad un soldato spavaldo e imprudente, che scende sul campo di battaglia senza alcuna armatura e si schianta contro il furore del nemico che non ha certo pietà di lui. Questa frase, di questo grande Santo, era una semplice ed efficace aggiunta all’altra massima famosa di Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, che così recita: “Chi prega si salva. Chi non prega si danna”. C’è poco da commentare. Sono parole chiare che bisogna credere e sulle quali bisogna fondare la propria vita. Altrimenti sono guai.

La perseveranza sino alla fine è frutto del nostro impegno, ma prima di ogni cosa azione silenziosa della grazia di Dio in noi. Per tale motivo dobbiamo metterci in ginocchio dinanzi al Crocifisso e implorarlo con tutte le nostre forze perché non permetta che le tenebre abbiano la meglio sui nostri pensieri, desideri, intenti. Come Gesù dobbiamo avere il nostro Getsemani e recarci spesso in tale luogo per attingere dal cuore del Padre ogni grazia necessaria per non venire meno nel cammino.

A nulla serve essere diventati figli della luce il giorno del nostro Battesimo, se poi ci lasciamo conquistare dalle suggestioni antiche e sempre nuove del principe di questo mondo. Abbiamo corso invano e ci accorgeremo alla fine di aver sciupato una vita intera. Ma sarà troppo tardi. La preghiera di Colletta di questa Domenica dovremmo recitarla più volte al giorno, con tanta fede e sincera devozione:

O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità.

Il cristiano deve perseverare sino alla fine. Deve crescere giorno per giorno in santità, nelle virtù, nell’obbedienza pronta e immediata allo Spirito Santo, nel dono totale di sé a Cristo Gesù per divenire in tutto conforme a lui.

La sua missione è quanto mai preziosa: egli deve risplendere come astro nel mondo, tenendo alta la Parola di vita e senza lasciarsi ingannare e fagocitare dalla generazione perversa e degenere nella quale vive (cf. Fil 2,14-16).

Il Vangelo poi aggiunge a tutto questo una grande verità, difficile da accettare, ma quanto mai necessaria e da custodire nel cuore. La tentazione, spesso, viene dalle persone più vicine. Sono loro che possono indurci a cadere dalla perseveranza nella retta fede. Una moglie può rovinare un marito. Un marito può rovinare una moglie. Un figlio un genitore. Un genitore un figlio. Un amico può rovinare un amico. Una fidanzata rovinare un fidanzato. Una suocera una nuora e una nuora un suocero. Di tutti Satana si serve per raggiungere il suo scopo, e se non siamo forti e vigilanti, cadiamo in battaglia e strapazziamo al suolo.

«Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,37-39).

La croce dell’obbedienza alla volontà di Dio va portata ogni giorno. Solo essa è via di salvezza. Quando ci presenteremo al cospetto del Giudice supremo, ci presenteremo da soli. E il giudizio sarà personale. Non potremo dire: “Signore, ho agito male perché mio figlio mi ha tentato. Ti ho rinnegato perché quel mio amico mi ha ingannato. Ti ho voltato le spalle per colpa di mia madre, mio padre, mio cognato, mio zio, mio cugino, mio suocero, mia nuora, mio genero o chiunque altro”.

I condizionamenti sono assai numerosi, quasi infiniti. La scelta che dobbiamo fare è una sola: la luce o le tenebre, Cristo Gesù o Satana, l’obbedienza alla volontà di Dio o l’obbedienza alla volontà degli uomini. La scelta è del singolo e nessuno si può sostituire a lui.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, che ha perseverato sino alla fine nella retta fede a costo di ogni martirio, interceda per noi e ci sostenga affinché mai cadiamo in trappola nei momenti in cui la tentazione di rinnegare il suo divin Figlio è pervasiva e suadente.

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