Una parabola molto conosciuta, che ci aiuta a completare in qualche modo quanto detto sul tema del dialogo negli ultimi articoli, è la parabola del Seminatore (cf. Mt 13,1-23).
Essa afferma, con estrema chiarezza, che la Parola di Dio ha in sé un germe di vita eterna, che in modo misterioso si sviluppa e produce frutti inaspettati. La sua è un’azione lenta, ma inesorabile. È un’azione invisibile ad occhio umano, ma quanto mai efficace.
Se la semina è fatta bene e il terreno è buono, la storia non rimarrà domani quella che è oggi: il cuore si converte, l’anima si ristora, la coscienza discerne il bene dal male, la mente si illumina, nasce il desiderio sempre più intenso di servire il Signore e di vivere l’esistenza terrena innestati in Lui, vera Vite (cf. Gv 15,1-8). Dalle tenebre si passa pian piano alla luce, si decide di vincere il peccato e ci si sforza ogni giorno di crescere nelle sante virtù.
La Parola di Dio è veramente un seme che ha in sé una vitalità straordinaria, e unita alla grazia rigenera l’uomo credente nelle profondità del suo essere. Essa è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco» (Rm 1,16), cioè di chi ha alle spalle un cammino di fede e deve progredire fino alla perfezione in Cristo e anche di chi è lontano da Dio perché si converta e viva.
Non ci sono medicine che possano eguagliare la sua efficacia, né tecniche di autoguarigione o ritrovati umani che possano sostituirla. Essa è di origine divina ed è costantemente accompagnata dallo Spirito Santo che opera in essa e per essa con la sua onnipotenza.
Oggi più che mai noi cristiani dobbiamo crescere e radicarci in questa fede e non permettere a nessuno di scoraggiarci nel compimento della missione evangelizzatrice che il Signore ci affida. Non dobbiamo mai cedere alla tentazione di pensare che non serva donare la Parola di Dio. Il mondo vorrebbe farcelo credere, ma non dobbiamo lasciarci confondere o ingannare.
Pensiamoci un attimo. Se il seminatore non semina il seme che ha nella sua bisaccia, non può sperare di raccogliere frutti domani. La terra da sola non basta né bastano le buone intenzioni o la conoscenza di tutta la scienza agraria. Bisogna che il seme entri nella terra e muoia in essa per germogliare a tempo opportuno.
Allo stesso modo il cristiano deve seminare nei cuori il Vangelo, perché altrimenti la morte continuerà ad avvolgere l’umanità intera e le cose andranno sempre peggio.
È vero che l’opera della semina è impegnativa, ardua, molto spesso osteggiata da tanti che hanno a noia la Parola di Dio e poiché non vogliono convertirsi ad essa, mentendo dicono ogni sorta di male contro chi si fa voce di Cristo nel mondo. Ma proprio questa opera è ciò che bisogna fare, oggi e in ogni tempo. Costi quel che costi, senza paura e senza reticenze bisogna andare avanti, con tanta pazienza e affidando al Signore e al suo Santo Spirito le fatiche e le speranze di ogni giorno.
Se si reputa inutile l’annuncio del Vangelo laddove si formano le nuove generazioni, non ci si può lamentare se dilaga la violenza e il bullismo nelle Scuole – e ultimamente anche nei confronti degli Insegnanti – o se molti giovani sono protagonisti di atti vandalici o se si sente parlare di femminicidi e orrendi delitti che si consumano nelle mura domestiche. Piuttosto bisogna farsi un esame di coscienza e capire che Gesù Signore non è morto sulla croce “per hobby” o per diventare “famoso”.
Egli ha visto la nostra condizione umana, assai fragile e ferita dal peccato, e per la nostra salvezza si è incarnato e poi è morto ed è risorto e ha effuso lo Spirito Santo. Chi lo ha mosso è stata la sua misericordia che vuole sempre e soltanto il bene dell’umanità, ma che purtroppo si scontra con la nostra testardaggine e caparbietà.
Il dialogo è opera essenziale nella formazione dei piccoli, degli adolescenti, dei giovani e persino degli adulti; tra genitori e figli, tra marito e moglie, tra Sacerdoti e fedeli, tra Insegnanti e alunni, tra amici, parenti e conoscenti, ma deve essere un dialogo sapiente, in cui risuona la Parola di Dio che sola può illuminare e sanare le menti e i cuori.
Chi dice la Parola di Dio deve credere con tutte le sue forze che quel “seme” è assai particolare e può cambiare la storia di tutti e di ciascuno. Deve essere convinto in cuor suo che senza il germe di vita eterna che la Parola di Dio contiene, e senza il dono della grazia sacramentale, l’uomo non può che combinare guai, succube del male e divorato dalla superbia. Sarà sempre l’uomo discendente e figlio di Lamec che «per una scalfittura ha ucciso un uomo e un ragazzo per un livido» (cf. Gn 4,23).
Purtroppo il dramma di oggi è questo: il cristiano non crede più nella potenza salvifica della Parola di Dio, non ha il coraggio di annunciarla nella sua interezza e così il male avanza e conquista molti cuori.
Dialoghiamo all’infinito, ma non diradiamo le tenebre che avvolgono il mondo, perché non crediamo nella luce sfolgorante che promana dal Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo e i nostri discorsi sono vuoti, come fossero senza parole.
Che la Vergine Maria ci aiuti a cambiare mentalità e ci insegni a “prestare” la nostra voce allo Spirito Santo, senza nulla aggiungere e nulla togliere a ciò che lui vuole dire oggi, domani e sempre.