Nella Festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio si fa menzione nel Vangelo di due anziani particolari, che sono Simeone e Anna. Essi avevano una grande fede e attendevano con ansia di vedere realizzate le antiche profezie per Israele.
Di Simeone si dice che era «uomo giusto e pio», cioè di coscienza retta e forte spiritualità, tanto che “lo Spirito Santo, che era su di lui, poteva muoverlo nelle sue scelte quotidiane” (cf. Lc 2,25-28). Costui era un vecchio saggio, la cui parola traboccava di sapienza celeste. Il Signore si poteva fidare di lui, perché sapeva che il suo cuore puro non lo avrebbe mai tradito.
Simeone è autore, secondo il Vangelo di Luca, della preghiera del Nunc dimittis che si recita nella Liturgia delle Ore a Compieta e denota una visione dell’esistenza veramente esemplare (cf. Lc 2,29-32).
La vita, secondo questo uomo saggio e avanzato in età, ha senso solo se è vissuta in comunione con Dio e per fare la sua volontà. Tutto trae il suo significato profondo da questa relazione di fede, che non può e non deve mancare mai.
Camminare con Dio per essere a lui graditi, è questo che conta. Il resto è da vedersi come mezzo e non fine. Il tempo che ci è dato da vivere è un’occasione preziosa per crescere nell’amore verso Colui che è Creatore e Redentore dell’uomo, per edificare il suo Regno in mezzo agli uomini attraverso una coraggiosa e solida testimonianza data a piccoli e grandi.
Anche la morte, in questa prospettiva, ha senso. Essa è il momento in cui si compie un’esistenza, che però non deve essere sciupata rincorrendo falsi ideali e illusorie chimere. Solo la Parola di Dio deve intessere le nostre giornate e orientare le nostre scelte, perché solo quella Parola è luce di verità.
Simeone è uno dei tanti anziani di cui si parla nella Sacra Scrittura e che sono posti dinanzi ai nostri occhi come modelli ed esempi di fede da seguire.
Uno dei più famosi è certamente Eleazaro, la cui storia è narrata nel secondo libro dei Maccabei (cf. 2 Mac 6,18-31). Egli preferì una morte di martirio cruento, pur di non ingannare i giovani, che sarebbero stati spronati a rinnegare la santa Alleanza da un suo comportamento egoistico e falso. Le parole di Eleazaro sono da scriversi nel cuore con tutta chiarezza:
«Eleazaro diceva: non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia» (2 Mac 6,24-25).
Anche Anna, la profetessa figlia di Fanuele, che si trovava al Tempio di Gerusalemme quando Gesù fu ivi presentato da Maria e Giuseppe, è esempio eloquente di condotta irreprensibile dinanzi a Dio:
«Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (Lc 2,36-38).
Ella non ebbe una vita facile. Dopo solo sette anni di Matrimonio, rimase vedova. Ma non per questo si scoraggiò. Decise invece di consacrarsi al Signore e di servirlo notte e giorno con digiuni e preghiere, divenendo così olocausto di salvezza per tante anime. Esempi rari, ai nostri giorni, che possono però aumentare a dismisura se ognuno di noi annuncia e vive il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.
Gli anziani, dunque, non sono affatto da considerare inutili. Dobbiamo accoglierli come un prezioso dono di Dio. Dobbiamo imparare ad ascoltarli, lasciare che la loro esperienza di vita venga a noi trasmessa, instaurare con loro un dialogo sereno, pregare per loro e insieme a loro, confortandoli, per quanto possiamo, nei momenti in cui il peso degli anni si fa sentire con maggiore difficoltà.
Certo, è loro compito compiere tutta la volontà di Dio per farsi dono a noi. Non devono smarrirsi nella fede, devono crescere in ogni virtù, pregare molto e affidare le loro fragili esistenze a Colui che può consolarli e sostenerli.
Ma noi dobbiamo aiutarli, incoraggiarli, amarli di vero cuore. È nostro dovere, perché anch’essi ci sono affidati dal Cielo.
La Vergine Maria, Madre della Chiesa, custodisca la fede di quanti sono avanzati in età e ottenga loro la grazia di poter, come Simeone, vivere un’esistenza autenticamente cristiana, orientata interamente all’incontro celeste con Cristo Gesù nostro Salvatore.
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