Se aveste fede pari ad un granellino di senapa

Se aveste fede pari ad un granellino di senapa

La fede è essenza della vita cristiana, perché è la virtù che ci fa camminare con Dio, con i suoi pensieri e non con i nostri, con i suoi progetti e non con i nostri, con la sua onnipotenza e non con la nostra pochezza.

Essa è virtù nella quale tutti dobbiamo crescere, altrimenti siamo destinati a vivere una vita blanda, opaca, senza alcuna efficacia nella storia. Siamo noi che operiamo, ma non lo Spirito Santo. Siamo noi che parliamo, ma non lo Spirito Santo. Siamo noi che decidiamo, ma non lo Spirito Santo.

Ma in cosa non crediamo veramente ai nostri giorni, nonostante ci diciamo discepoli del Signore? Quali sono i punti da cui almeno poter partire per cambiare tendenza e far sì che la Chiesa sia una Chiesa Madre e Maestra, che genera figli a Dio e li educa con sapienza e amore?

Purtroppo non sono poche le nostre lacune. Sono tante e anche piuttosto gravi, e questo è un dato che non possiamo mettere tra parentesi. Tuttavia, almeno per iniziare a ricostruire il nostro edificio spirituale, a mio parere possiamo partire da quattro punti: la verità e l’efficacia della Parola di Dio, la potenza della preghiera fatta con fede, l’azione mirabile della grazia, il nostro essere chiamati ad essere strumenti di salvezza gli uni per gli altri.

La verità e l’efficacia della Parola di Dio. Le parole degli uomini sono parole mutevoli, ingannevoli, fantasiose, che passano. La Parola di Dio è verità eterna che non tramonta. Essa è uscita ed esce dal cuore dell’Altissimo ed è perciò portatrice di una sapienza che non è umana. Tutto essa illumina, e con essa nel cuore si comincia a vedere ogni cosa oltre l’apparenza ingannevole. Si colgono i significati profondi dell’esistere e di tutto ciò che esiste. Si vede ogni cosa con gli occhi dello Spirito Santo e dunque si diventa capaci di discernimento autentico.

La verità della Parola dirada le tenebre di ogni inganno che il serpente antico semina nei cuori, nelle menti, nelle culture, nelle ideologie. Dirada le tenebre del peccato che è separazione da Dio e lontananza da lui, stoltezza infinita che porta ad una lenta e perniciosa autodistruzione.

La Parola è vera e non cambia. È quella. Ieri, oggi e sempre. O noi l’accettiamo, la mettiamo nel cuore, ci sforziamo di viverla fino in fondo, oppure siamo destinati a nuotare nella melma della falsità esistenziale che non può donarci pace e non ci può fare bene.

E questa Parola, a differenza di tutte le altre, è parola efficace, che cambia i cuori, li converte, li purifica da tutte le incrostazioni che li rendono incapaci di amare secondo verità. Se detta nello Spirito Santo, è la Parola di Dio che cambia la storia, perché è la Parola di Dio che cambia l’uomo, i suoi pensieri, i suoi desideri, il suo modo di discernere e di riflesso le sue scelte, la sua mentalità, ciò che dice e fa.

La potenza della preghiera fatta con fede. Per comprendere quanto potente sia la preghiera dovremmo conoscere la storia di tanti personaggi della storia sacra e anche la vita dei Santi e delle Sante che costellano la storia della Chiesa.

Pensiamo ad esempio alla liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto. La sofferenza era tanta, la persecuzione furente, e il popolo alzò un grido di dolore presso il suo Dio. Pregò con il cuore sanguinante. Presentò al Signore la sua storia di sofferenza e chiese che lui intervenisse per generare salvezza. Per questa ragione il popolo degli Ebrei fu liberato dal Faraone egiziano. L’Onnipotente udì e scese dall’alto dei Cieli, suscitò Mosè, suo servo, e tutto cambiò in poco tempo.

Il popolo prega con fede e con il cuore sanguinante. Il Signore ascolta e nella sua misericordia lo salva.

Se avessimo noi la stessa fede nella preghiera, la nostra storia, come singoli e come Chiesa, sarebbe diversa. Purtroppo però noi cristiani confidiamo ancora troppo in noi stessi, nelle nostre forze, nella nostra scienza, nella nostra pochezza. Spesso apriamo la bocca e recitiamo formule mnemoniche, ma il nostro cuore è lontano da Dio, e Dio non può intervenire per salvarci.

L’azione mirabile della grazia. La grazia si riceve in modo eminente nei Sacramenti e si ravviva con la preghiera. Essa ha un’azione efficace sulla natura dell’uomo. Da uomo vecchio lo fa diventare uomo nuovo, in un processo che interessa tutte le sue facoltà. La grazia purifica, guarisce, fortifica, consola, eleva, divinizza. È capace di creare un cuore nuovo e ricolmarlo di tutta la sapienza e l’onnipotenza divina.

I Santi non hanno fatto ciò che hanno fatto per le loro forze umane. Non erano persone particolarmente intelligenti o con doni naturali straordinari. Erano persone che si lasciavano plasmare dallo Spirito Santo, correggere dalle loro imperfezioni, ricolmare di quella forza celeste che ti fa abbracciare la croce e ti fa rimanere su di essa alla maniera di Cristo.

Noi oggi vorremmo lasciare l’uomo nel suo vecchiume ontologico, addirittura gli facciamo pensare che non servono i Sacramenti e nemmeno la preghiera, e al contempo pretendiamo che possa produrre i frutti che solo l’uomo nuovo può produrre: amore, pace, gioia, benevolenza, dominio di sé, mitezza, pazienza, compassione, onestà, laboriosità e così via.

Questa è la poca fede che oggi alberga in molti cristiani: non si crede che per grazia si diventa nuove creature, persone capaci di vivere il Vangelo in ogni sua parte, Santi e Sante che ancora oggi manifestano al mondo la potenza redentrice di Cristo Gesù. Da qui la lontananza aberrante e pericolosa dalla Parrocchia, dalla Confessione, dall’Eucaristia, dalle sorgenti della grazia che sono il cuore di Cristo e della sua Chiesa.

Il nostro essere chiamati ad essere strumenti di salvezza. L’errore che noi facciamo, infine, è molto spesso quello di delegare tutto a Dio. Lui deve fare tutto direttamente. Noi possiamo starcene sicuri e tranquilli nelle nostre comodità a sonnecchiare saporitamente sdraiati sui nostri divani (cf. Am 6,1-7). Pensando così, però, diamo prova del nostro non conoscere la storia della salvezza.

Sempre Dio chiama l’uomo a collaborare con lui, a diventare sua bocca, sue mani, suoi piedi, suo cuore, sua vita. Dio ha chiamato, Noè, Abramo, Mosè, Davide, i profeti, la Vergine Maria e San Giuseppe, gli Apostoli, i Martiri e continua oggi a chiamare i cristiani chiedendo loro di fidarsi di lui e di aiutarlo a salvare l’umanità.

Molti cristiani, però, continuano ad essere insicuri, indecisi, pusillanimi, schiavi del giudizio altrui, timidi, pigri, poco o nulla zelanti, spensierati per ciò che concerne l’edificazione del Regno di Dio. Molti cristiani non credono che il Signore vuole fare di loro il lievito che fermenta la pasta, la luce del mondo e il sale della terra. E così l’opera di Dio è quanto mai rallentata, e per alcuni anche morta.

Crediamoci tutti un po’ di più. Il Signore ha bisogno di noi. Lui e noi insieme, e faremo grandi cose, perché lui prenderà la nostra polvere, soffierà su di essa il suo alito di vita eterna e attraverso di noi farà nuove tutte le cose.

Da questi quattro punti, che ho potuto appena accennare in questo articolo, penso che tutti dovremmo partire per ricostruire la Chiesa che come ai tempi di San Francesco d’Assisi va oggi in rovina.

La nostra saggezza, la nostra fede, il nostro amore, la nostra disponibilità all’azione misteriosa dello Spirito Santo, faranno sì che l’umanità risorga dalla morte spirituale che oggi l’attanaglia miseramente.

Ci aiuti la Vergine Maria, nostra Madre e Regina, e ci ottenga ogni grazia necessaria per imitarla nella fede, nella speranza e nella carità.

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