La Presentazione al Tempio era un rito assai importante che richiamava la Pasqua degli Ebrei e cioè la loro liberazione dagli Egiziani avvenuta per opera di Dio che intervenne direttamente nella storia.
Al tempo di Gesù ogni primogenito doveva essere riscattato, con l’offerta del sacrificio prescritto, perché l’Angelo sterminatore, la notte di Pasqua, aveva risparmiato i primogeniti degli Ebrei e ucciso quelli degli Egiziani (decima piaga). Dio si era così manifestato come il Signore della vita e della morte a cui nessuno, neanche l’uomo più potente della terra, si può opporre.
Meditando sulla Presentazione al Tempio, il cristiano deve anche lui prostrarsi dinanzi a Dio e con sentimenti di sincera gratitudine riconoscere che ogni liberazione dal male non è opera umana, ma divina. Deve cioè imparare a non confidare in se stesso ma in Dio, consapevole che senza la grazia che discende dal Cielo egli è destinato a rimanere schiavo del peccato e della morte, rinchiuso nel carcere della sua stoltezza e succube della sua fragilità congenita. Solo con questo sguardo di fede il cristiano può iniziare un vero cammino di conversione e permettere allo Spirito Santo di operare in lui con la sua onnipotenza per farlo protagonista della storia della salvezza.
Al Tempio di Gerusalemme incontriamo un personaggio assai importante: il vecchio Simeone. Egli “aspettava la consolazione di Israele, il Messia atteso, la salvezza di Dio, la Luce che illumina ogni uomo”. Simeone è l’uomo dalla fede pura e dalla speranza certa, non fondata su parole umane ma sulla Parola di Dio, verità eterna che mai tramonta e si compie con infallibilità. Non è uomo che vive di apparenza e cose vane. Egli crede che Dio non inganna il suo popolo e compie le sue promesse, sempre e comunque. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che prima di morire avrebbe visto il Messia del Signore e nonostante fossero passati tanti anni Simeone non cadde dalla fede. Attese pazientemente, senza perdersi d’animo, che la promessa fattagli dallo Spirito Santo si compisse.
E così fu: quando venne il momento opportuno poté accogliere Gesù tra le braccia e cantare con il “Benedictus” la misericordia e la fedeltà di Dio. Anche noi, se vogliamo servire il Signore, dobbiamo essere certi, come Simeone, che la Parola di Dio si compie e su di essa dobbiamo fondare la nostra vita. È questa la fede: l’obbedienza ad ogni Parola che esce dalla bocca di Dio e la perfetta conformazione alla sua volontà al di là di ogni apparente sconfitta.
Simeone oltre ad essere uomo dalla grande fede è anche uomo pieno di Spirito Santo. È lo Spirito che lo muove, lo conduce, lo guida, lo sorregge, lo fortifica, illumina la sua intelligenza, gli dona la comprensione perfetta del mistero di Cristo Gesù e lo fa profeta della Sua grandezza.
Anche noi dobbiamo essere pieni di Spirito Santo e perennemente mossi da lui. Se sono i nostri pensieri e i nostri desideri a muoverci combineremo soltanto guai nella Vigna del Signore e non potremo mai essere strumenti di salvezza per i nostri fratelli. Lo Spirito Santo deve avere in mano il timone della nostra vita e il pieno governo di ogni nostra azione. Perché questo accada, però, come Simeone dobbiamo vivere nel santo timore di Dio. Dobbiamo cioè ricercare sempre la volontà di Dio e fare tutto come dinanzi al Signore, con alto senso di responsabilità e amore filiale. Per questo è necessario quanto mai curare la propria vita interiore senza lasciarsi stordire dalla vita frenetica o soffocare dagli affanni del mondo.
Domande di riflessione:
Conosci la storia degli Ebrei in Egitto e la loro liberazione pasquale narrata nel libro dell’Esodo? Chi era l’Angelo sterminatore? In che senso il Signore ci libera dal male? Che significa che Dio è fedele alla sua Parola? Fondi la tua vita sulla Parola di Dio o sulla parola degli uomini? Quanto sei capace di attendere che Dio compia la sua Parola? Lo Spirito Santo agisce in te con potenza? È lui che ti muove o sono i tuoi pensieri e desideri? Cos’è il santo Timore di Dio? Cos’è l’amore filiale?