La misera condizione del superbo

La misera condizione del superbo

«Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male» (Sir 3,28).

Queste parole del libro del Siracide dovrebbero farci seriamente riflettere, al fine di allontanare dal nostro cuore la superbia che è vizio capitale per eccellenza.

Per superbia Lucifero si è ribellato a Dio e ha trascinato con sé un terzo degli angeli. Lui, creato di sublime bellezza, divenne tenebra orrenda. Non custodì il dono ricevuto e fu precipitato nell’Inferno eterno. E poi, non contento, vinto anche dall’invidia per aver perso tutto e per sempre, tentò Eva con malizia e senza alcuna pietà.

Per superbia molti si ergono ad arbitri del bene e del male, si fanno autori di filosofie di vita contrarie al Vangelo, seminano errori dottrinali nei cuori, espongono la loro vita alla perdizione e trascinano con sé molti altri.

Per superbia l’uomo commette orrendi misfatti e le tenebre avvolgono tutta la Terra.

Veramente dobbiamo combattere con tutte le nostre forze il male oscuro della superbia e chiedere sempre, con preghiera diuturna, che il Signore ci custodisca nella santa umiltà, perché ci lasciamo guidare dal suo Santo Spirito senza opporre alcuna resistenza! Questa grazia è per noi essenziale, necessaria, madre di molte altre grazie, perché non ci fa perdere di vista la nostra condizione reale, storica, concreta, di creature bisognose di quella luce di sapienza che discende dall’Alto e salva la nostra vita dagli infiniti tranelli che sempre Satana pone dinanzi a noi.

Mentre l’umile si lascia amare da Dio, si lascia prendere per mano, cammina spedito sulla via della perfetta realizzazione esistenziale, il superbo si chiude nel suo castello e non permette allo Spirito Santo di illuminare cuore e mente.

Il passo del Siracide di cui sopra dice qualcosa di veramente allarmante. Se noi non vinciamo la superbia, ci mettiamo nei guai e potremmo non poter tornare indietro. Per il superbo infatti “non c’è rimedio”, dice il testo, perché il superbo è cieco, sordo, incapace di cogliere la voce dell’Onnipotente che sempre indica all’uomo la via della vita.

Il Signore parla, in mille modi, ma lui si volta dall’altra parte e preferisce le tenebre alla luce, perché ha come suo “dio” il suo pensiero.

Veramente “misera” è una tale condizione! È la condizione di chi si lascia divorare lentamente dal male perché non comprende e non vuole comprendere che l’uomo ha bisogno di Cristo, perché senza di Lui non può fare nulla (cf. Gv 15,5).

L’unico rimedio per il superbo è quello di diventare umile, di estirpare alla radice la “pianta del male” che è radicata nel suo cuore, poiché come una pianta produce frutti, così la superbia se non la si estirpa. E questi frutti sono di morte, per sé e per gli altri.

Pensare di non volere i frutti nefasti della superbia senza estirparla dal cuore o addirittura pensare che il superbo possa produrre frutti buoni, è grande illusione. O si estirpa la pianta oppure i frutti che essa produce verranno. Non ci sono altre possibilità. E questi frutti porteranno scompiglio nel mondo intero, rompendo l’armonia che solo vivendo nello stato di grazia si può custodire.

La superbia di Satana ha inquinato la storia dell’umanità intera e continuerà ad inquinarla fino alla fine dei tempi. Così la superbia di ogni uomo e ogni donna che si ribellano al Signore e disobbediscono alla sua Santa Legge produce frutti di morte di generazione in generazione.

Che la Vergine Maria venga in nostro soccorso. Ella intenerisca i nostri cuori di pietra, illumini le nostre menti ottenebrate, pieghi le nostre volontà cocciute, ci ottenga dal Figlio suo di essere umili, colmi di fede nella Parola di Dio, capaci di fidarci dello Spirito Santo in ogni momento della nostra vita; non solo nelle grandi decisioni, ma anche in quelle “impercettibili” che sembrano essere inutili.

Che Ella abbia misericordia di noi ed estirpi dal nostro cuore il male oscuro della superbia, pianta velenosa che rovina la nostra esistenza e ci apre le porte della perdizione eterna.

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