Sordità colpevole – XIX Domenica Ord (B)

Sordità colpevole – XIX Domenica Ord (B)

La sapienza non è in noi. Tutti abitiamo un corpo ferito dal peccato e, bene o male, brancoliamo nelle tenebre poiché ci lasciamo condizionare da mille fattori, interni e esterni a noi, che ci impediscono di vedere più in là del nostro naso.

La sapienza va attinta dal cuore di Cristo, cuore sapiente più di ogni altro.

Nel momento in cui ci sentiamo sazi di conoscenza, diventiamo stolti. Nel momento in cui non riconosciamo Gesù come il Maestro per eccellenza, ci condanniamo all’ignoranza più grigia.

«Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?» (Gv 6,41-42).

Ciò che colpisce e lascia trasecolati nel Vangelo di questa Domenica è l’atteggiamento dei Giudei. Essi avevano visto Gesù moltiplicare i pani e i pesci. Avevano visto l’onnipotenza divina manifestarsi in lui e attraverso di lui. Si erano persino saziati con quel pane saporito e abbondante. Avevano sperimentato la misericordia di quell’uomo misterioso che sapeva fare cose straordinarie. Eppure si misero a mormorare contro di lui. Lo giudicarono negativamente, perché conoscevano le sue umili origini, e invece di accogliere ogni sua parola con sommo rispetto, si turarono il cuore e le orecchie.

Questi Giudei sono l’immagine viva dell’umanità stolta che preferisce rimanere nel suo misero mondo, anziché aprirsi nella fede a quanto Gesù e lo Spirito Santo vorrebbero rivelarle. È l’umanità di ieri e di oggi che si insuperbisce e si sente sazia di conoscenza. È l’umanità vecchia che sempre abita in noi e che solo la grazia di Dio può sconfiggere.

Se vogliamo però, Gesù può guarire la nostra umanità e trasfigurarla fino a renderla a sua immagine. Lui può perché la sua è onnipotenza creatrice, ma ha bisogno della nostra collaborazione sincera. Bisogna che ognuno di noi si rivesta di santa umiltà e impari ad ascoltare il divin Maestro le cui parole sono Spirito e vita.

L’errore dei Giudei è quello in cui molti, spesso, cadono. Gesù non è riconosciuto come il Sapiente da cui attingere ogni sapienza. Non è visto come il Maestro divino. Non è riconosciuto come l’unico Mediatore tra il Cielo e la terra. E allora ci si contrappone a lui. La sua Parola non solo non viene accolta, ma anche viene contraddetta. La stessa Chiesa, che lui ha voluto come suo corpo visibile per la salvezza delle anime, viene bistrattata, offesa, considerata un’Istituzione umana come tutte le altre.

Il male di sempre, da cui Gesù è venuto a liberare la nostra umanità, è la superbia, che è la madre dell’ignoranza colpevole. Essa ci impedisce di ascoltare persino l’Onnipotente e tanto più coloro che egli manda sul nostro cammino per la nostra salvezza.

Se i Giudei fossero stati umili, avrebbero compreso che chi parlava loro era il Dio di Mosè che loro dicevano di adorare. Avrebbero compreso che la manna era solo un pallido segno del Pane vivo disceso dal Cielo che ora loro avevano dinanzi ai loro occhi. Avrebbero ascoltato Gesù e non si sarebbero posti in atteggiamento polemico contro di lui.

Ciò che colpisce in negativo di questa gente – e in verità di tanti nostri contemporanei – è il non cercare neanche di capire cosa Gesù stesse dicendo. D’accordo, potreste anche avere ragione, ma almeno volete ascoltare? Volete entrare in un dialogo sereno con chi avete dinanzi per capire se le sue ragioni sono plausibili? Oppure dovete rimanere schiavi dei vostri pregiudizi atavici e delle vostre categorie mentali?

La superbia ha questo grande potere: rende vano ogni tentativo di confronto. Chiude il cuore e rende la mente ottusa. Si può parlare con prudenza somma, si possono usare parole e linguaggi di ogni tipo, si può suonare il flauto o cantare il lamento, ma sempre il superbo non cambierà idea.

L’esperienza di Gesù, molti suoi missionari l’hanno fatta e la continuano a fare, perché purtroppo sono tanti coloro che fanno di se stessi e dei loro pensieri un idolo, e difficilmente vogliono distruggerlo.

Ma non per questo bisogna scoraggiarsi. La Parola di Dio va annunciata sempre e comunque. Essa è dono prezioso da fare a tutti, perché possano ravvedersi e crescere nella vera sapienza. Possiamo fare anche noi l’esperienza di Gesù con i Giudei. Possiamo trovarci dinanzi ad un muro difficile da abbattere. Ma non dobbiamo desistere. Lo Spirito Santo ci aiuterà, se noi vivremo nello stato di grazia e lo invocheremo con fiducia. Ascoltino o non ascoltino (cf. Ez 2,5-7), noi abbiamo il dovere di amore verso tutti di dare a tutti il Vangelo che salva.

La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci renda sapienti e instancabili annunciatori della Parola del suo Figlio e ci consoli nei momenti più difficili della nostra missione.

Clicca sul link seguente per la Liturgia della Parola di questa XIX Domenica del Tempo Ordinario (B)