La forza dirompente della volontà umana

La forza dirompente della volontà umana

La risposta al Signore che chiama è personale, come personale è la salvezza e anche la perdizione. Singolarmente dobbiamo scegliere se fare la volontà di Dio oppure non farla, vivere il Vangelo o sposare la mentalità del mondo, scegliere la via che conduce in Paradiso o quella che conduce all’Inferno.

La Parola di Dio parla chiaro: la nostra vita è stata messa nelle nostre mani, affidata al nostro cuore: «Da principio Dio creò l’uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti; l’essere fedele dipende dalla tua buona volontà. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà» (Sir 15,14-17).

Nessuno di noi potrà prendersela domani con gli altri – o addirittura con Dio – se per lui si apriranno le porte della perdizione eterna. Tutto dipende dalle scelte che oggi si fanno, in questo tempo, nell’oggi della storia che viviamo qui, in questa terra di esilio che non è la nostra patria, perché prima o poi tutti dobbiamo lasciare tutto e presentarci al cospetto del Giudice supremo che emetterà la giusta sentenza per ciascuno. E questa sentenza avrà conseguenze eterne e irrevocabili.

Il libro del Siracide è chiaro: tutto dipende dalla nostra volontà. Siamo noi che scegliamo l’acqua o il fuoco, la vita o la morte.

Osservare i Comandamenti non è affatto impossibile, come qualcuno vorrebbe invece far credere. Essi sono Parola di vita che ci è stata data per il nostro bene e che possono essere messi in pratica. Del resto il Signore non potrebbe chiederci di fare l’impossibile, altrimenti sarebbe ingiusto e ingannatore, cosa questa che mai potrà accadere, mai.

E se già il Siracide fa queste affermazioni, figuriamoci quanto esse diventino vere alla luce della rivelazione neotestamentaria, dopo la morte e la resurrezione di Gesù, con la conseguente effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa.

Se già per volontà, secondo quanto dice il Siracide, è possibile osservare i Comandamenti, tanto più per grazia questo diventa possibile.

Veramente non ci mancano i mezzi e gli aiuti necessari per fare la volontà di Dio! Abbiamo tutto, ma proprio tutto. Tocca a noi volere essere salvati dal Redentore dell’uomo, avere fede in Lui e nel suo Vangelo, collaborare con lo Spirito Santo, alzare gli occhi al Cielo senza mai stancarci, lasciarci plasmare dal Dito onnipotente di Dio per divenire sempre più ad immagine di Cristo, Figlio obbediente in tutto, fino alla morte e alla morte di croce (cf. Fil 2,11).

Il cammino della nostra santificazione è percorribile. Dobbiamo esserne certi e non lasciare spazio a pensieri o teorie – scientifiche, filosofiche o di qualsiasi altra natura – che vorrebbero iniettare nel nostro cuore, prima che nella nostra mente, quella sfiducia e rassegnazione che sono figlie di una cattiva conoscenza della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa.

Non possiamo, non dobbiamo, accontentarci di una visione della vita cristiana mediocre, che giustifica il peccato per non sconfiggerlo e che vede la santità come un ideale riservato a pochi eletti. Sarebbe questo un atteggiamento esistenziale rinunciatario che denota una non fede nella grazia di Dio che sa fare in chi crede grandi cose come le ha potute fare nella Vergine Maria, nel suo Figlio Gesù e nei Santi e Sante di ogni tempo.

A tal riguardo sono quanto mai attuali le parole di San Giovanni Paolo II, scritte nella Novo Millennio ineunte al n. 31: «In realtà, porre la programmazione pastorale nel segno della santità è una scelta gravida di conseguenze. Significa esprimere la convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale. Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevere il Battesimo?” significa al tempo stesso chiedergli: “Vuoi diventare santo?”. Significa porre sulla sua strada il radicalismo del discorso della Montagna: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48)».

Ancora una volta al centro di questa stupenda pagina del Magistero di questo grande Pontefice c’è la volontà del singolo: “Vuoi diventare santo?”. Se vuoi, puoi, perché chi ti ha chiamato e ti chiama alla santità ti dà e ti darà sempre i mezzi e la grazia necessaria per raggiungere la perfezione in Cristo. Una cosa però deve essere chiara: alla perfezione devi anelare, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze.

È questo il segreto dei Santi ed era questo il segreto di Gesù di cui parla il Vangelo di questa Domenica: il desiderio vivo, che non dà pace, di fare tutta la volontà di Dio fino alla morte e alla morte di croce, di ricevere cioè il battesimo che è immersione nella grazia di Dio per diventare ogni giorno di più uomo nuovo, in Cristo Redentore e Salvatore.

La Vergine Maria, che ha donato tutta se stessa allo Spirito Santo in ogni istante della sua vita e ha realizzato in pienezza e con grande zelo il progetto di amore che Dio aveva su di lei, ci ottenga la grazia di imitarla.

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