Ricorderai certamente che la scorsa volta abbiamo imparato che nella prospettiva della fede il dialogo ha un fine particolare che è l’evangelizzazione, e cioè il dono di Cristo a chi abbiamo dinanzi, della Sua volontà e della luce di sapienza che nasce dalla Sua Parola.
Esso non è pertanto un mettersi d’accordo su qualcosa, bensì un’espressione specifica della dimensione profetica della vita cristiana legata al Battesimo.
In altre parole, il dialogo è via essenziale per contribuire, ognuno secondo la propria vocazione, alla missione salvifica che Gesù ha affidato alla sua Chiesa.
Ma basta avere questa consapevolezza nel cuore per essere voce dello Spirito Santo nell’ordinarietà della vita quotidiana?
Certamente no. La consapevolezza non basta. Bisogna che ad essa si aggiunga una santità di vita sempre più perfetta, una “crescita graduale e costante in sapienza, età e grazia”.
Va detto infatti che ognuno di noi dice e dona sempre all’altro ciò che lui è. Il dialogo nell’ottica della fede, in altri termini, non è una tecnica di comunicazione persuasiva che si impara sui libri e si mette in pratica al momento opportuno. Non è nemmeno un’abilità che si sviluppa con l’esperienza. È un fatto di essere. È un frutto della nostra natura, di ciò che noi siamo veramente.
Se io sono luce, la mia parola e la mia vita illumineranno il mondo intero. Se sono tenebra, la mia parola e la mia vita renderanno le tenebre ancora più fitte.
Ecco perché Gesù utilizza il verbo “essere” subito dopo aver proclamato le Beatitudini (cf. Mt 5,17-19). Non dice “fate luce nel mondo e date sapore alla terra”, ma “voi siete la luce del mondo e siete il sale della terra”. Questo significa che chi vuole essere voce dello Spirito Santo a beneficio di quanti incontra nel cammino della vita deve lavorare duramente su se stesso, ingaggiando una dura lotta contro il peccato e sforzandosi di acquisire al sommo grado tutte le virtù.
Se questo non avviene, sarà l’uomo vecchio a trionfare in noi, con le sue passioni ingannatrici, la sua superbia, la sua arroganza, la sua stoltezza, il suo orgoglio, con lo spirito di rivalità, la gelosia, l’invidia e il tornaconto personale.
Trionferà anche l’astio e il desiderio di rivalsa, che produrranno inevitabilmente frutti nefasti, distruggeranno anche le amicizie più belle, disintegreranno i legami affettivi e porteranno scompiglio persino in seno alla famiglia.
L’uomo vecchio infatti ha una lingua che ferisce e uccide, una lingua che è un “fuoco divorante che trae la sua fiamma dalla Geenna” (cf. Gc 3,1-12).
Chi vuole dialogare alla maniera di Gesù Signore deve necessariamente partire dalla propria crescita personale, consapevole che il percorso dura tutta la vita. Grande e sempre più intenso deve essere l’impegno profuso per “togliere la trave dal proprio occhio” per estirpare ogni peccato e imperfezione, per vincere ogni sorta di fragilità. Solo allora si diventa capaci di “togliere la pagliuzza che è nell’occhio del fratello” (Mt 7,3-5).
Il cammino di santificazione, che porta con sé la natura nuova e redenta, è essenziale e non deve essere disatteso. E questo perché «la sapienza non entra in un’anima che compie il male né abita in un corpo oppresso dal peccato» (Sap 1,4). Lo Spirito Santo, che ne è la perenne sorgente, ha bisogno di un cuore mite e umile, un cuore che non si lascia conquistare dal nemico e non cade nelle sue trappole.
In un certo senso potremmo paragonare lo Spirito Santo ad una piantina e il nostro cuore, anzi la nostra natura, al terreno in cui essa deve vivere. Se il terreno è buono, sgombrato da sassi ed erbacce, la piantina cresce, diventa forte e produce molto frutto. Se il terreno è cattivo, la piantina lentamente muore.
Che ognuno di noi lavori con zelo per la propria santificazione, sia esigente con se stesso, prima che con gli altri. Che questo facciano i genitori per il bene dei loro figli, i formatori per il bene dei loro discepoli, i Governanti per il bene dei loro sudditi, i Pastori della Chiesa per il bene delle anime.
Che ognuno di noi si metta di buona lena e diventi veramente “luce del mondo e sale della terra”, sia cioè luce e sale nelle profondità del proprio essere, del proprio cuore, della propria anima e persino del proprio corpo.
Ci aiuti la Vergine Maria, nostra Madre e Regina, e interceda per noi e per tutta la Chiesa, oggi e sempre.