Il dialogo con i discepoli di Emmaus

Il dialogo con i discepoli di Emmaus

I discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-35) sono immagine dell’umanità che cammina per le strade del mondo sfiduciata e delusa, perché non ha compreso il mistero del grande amore di Dio che crea l’uomo e lo redime, mai lo abbandona e sempre lo cerca per salvarlo dal serpente antico (cf. Gn 3,15).

È l’umanità che sente il peso della solitudine esistenziale, che si vede schiacciata da quella angosciante immanenza che non le appartiene per creazione, che è smarrita e confusa, senza certezze e senza punti di riferimento stabili, che soffre e geme nel più profondo del suo cuore perché le manca la conoscenza perfetta di Cristo Gesù, del Crocifisso che ha vinto la morte e che solo può dare senso alla vita dell’uomo e compimento al suo desiderio di eternità.

I discepoli di Emmaus sono un monito per ogni cristiano che deve al più presto prendere coscienza della sua identità e vocazione, della missione meravigliosa che il suo Maestro e Redentore gli ha affidato, perché crede in lui e attraverso di lui vuole ancora oggi amare e salvare ogni uomo che vive sotto il Cielo.

Non si può stare con le mani in mano! Non si può rimanere inerti dinanzi alla scena che scorre oggigiorno dinanzi ai nostri occhi! Bisogna che ogni battezzato si prenda a cuore la vita di quanti il Signore gli mette accanto, e anzi vada incontro ad ogni uomo smarrito e confuso per donargli la retta fede che è a fondamento della speranza, tanto necessaria per vivere.

Ma come fare concretamente? La risposta è semplice: bisogna imitare il Risorto che si è fatto compagno di viaggio di Cleopa e del suo amico. È entrato in dialogo con loro e li ha condotti pian piano verso la conoscenza della verità. Con tanta pazienza ha aperto i loro occhi, ha dato loro la visione perfetta della storia, ha fatto ardere il loro cuore di quell’amore che ha la sua radice e la sua perenne sorgente in Dio.

Il metodo usato da Gesù risorto sulla via di Emmaus è metodo che vale in ogni luogo e in ogni tempo e che la Chiesa mai deve abbandonare.

È il metodo di chi sa mettere al centro del dialogo la Sacra Scrittura, la sa fare “parlare”, la sa spiegare con la sapienza che viene dall’Alto, le dona voce affinché essa conquisti e consoli, illumini e corregga, indichi la via della vita vera. È il metodo di chi crede nella potenza creatrice della Parola di Dio ed è certo che solo essa converte e salva.

Quante volte facciamo esperienza dei nostri fallimenti! Quante volte ci accorgiamo che è veramente difficile scalfire certe convinzioni errate che albergano nei cuori e nelle vite dei giovani e dei meno giovani! Quante volte i genitori vorrebbero aiutare i loro figli a non sbagliare, a non imboccare strade pericolose, a credere che se si scherza con il fuoco ci si brucia! Quante volte i Parroci, gli insegnanti e gli educatori ci scontriamo con la sordità di molti e ci rendiamo conto che è veramente difficile essere ascoltati e creduti!

Alla luce del passo evangelico dei discepoli di Emmaus dovremmo chiederci: “Ma le mie parole sono Parola di Dio? Credo fermamente che solo essa è Parola creatrice che cambia il cuore, illumina la coscienza e infonde la vera speranza? Sono capace di spezzarla in modo semplice eppure efficace, perché su di essa ho fondato la mia vita?”.

Purtroppo credo che tutti, bene o male, dobbiamo fare il “mea culpa” e riconoscere con onestà che ancora siamo lontani dal mettere in pratica il metodo usato dal divino Viandante sulla via di Emmaus. E questo perché non abbiamo capito che le nostre parole, le nostre teorie, le nostre argomentazioni, se non hanno nulla a che fare con il Vangelo, sono soltanto palliativi.

Anestetizzano il dolore esistenziale, fomentano le illusioni, lasciano chi ci ascolta nel mare della falsità, ma non sono capaci di guarire il cuore dell’uomo, perché non sono parole di origine divina e non sono parole di verità.

O noi cambiamo mentalità e tutto leggiamo e interpretiamo nella sapienza ispirata della Parola di Dio oppure continueremo a perdere tempo e domani ci pentiremo amaramente, quando vedremo i frutti nefasti della nostra colpevole cecità. O noi cambiamo mentalità e poniamo al centro di ogni processo formativo la Parola rivelata di cui la Chiesa è interprete e custode oppure sciupiamo invano le nostre energie.

Ma basta questo? Basta dire la Parola di Dio e spiegare la Sacra Scrittura a coloro che camminano con noi sulle strade del mondo?

No certamente. Alla sapienza ispirata dobbiamo aggiungere il grande amore per quanti abbiamo dinanzi. È quello il segno che convince e apre gli occhi. È quello il segno dello spezzare il pane, del farsi “tutto a tutti”, che disarma ogni ostilità e fa cadere i muri dell’ipocrisia.

Chi ci ascolta crederà alle nostre parole e si fiderà di noi solo se si sente amato, voluto bene, accolto come dono di Dio; se vede in noi il volto di Cristo crocifisso che dona la vita e non vuole nulla in cambio, perché gli basta amare fino alla fine, sempre e comunque.  

Il metodo del Risorto sulla via di Emmaus è l’unico metodo che la Chiesa di ogni tempo deve fare suo. È il metodo che unisce mirabilmente la sapienza e l’amore e che tutto fa nello Spirito Santo divenendo perfetto strumento nelle sue mani.

La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, interceda per noi e ci aiuti affinché siamo capaci di far ardere il cuore di chi è nostro compagno di viaggio e di fargli incontrare Gesù Signore, nostra Vita e nostra Speranza.