XXIV Domenica Anno C – Pentimento sincero (Lc 15)

XXIV Domenica Anno C – Pentimento sincero (Lc 15)

Il pentimento sincero del cuore è necessario per essere salvati. La parabola del figliol prodigo afferma chiaramente questa grande verità e noi non possiamo negarla se diciamo di essere discepoli di Gesù.

Per entrare nel Regno dei cieli bisogna riconoscere i propri peccati, ravvedersi e decidere fermamente di tornare a Dio, nella sua casa, tra le sue braccia. Bisogna abbandonare le campagne del mondo in cui un maiale è più importante di un uomo e l’immoralità insudicia anima e corpo. Bisogna smetterla di progettarsi da se stessi e lasciare che sia Dio a progettare per noi il bene più grande che ci dona la vera gioia.

Se manca il pentimento, il Padre celeste non può riversare su di noi la sua grazia e noi rimaniamo nella morte. Non perché Lui non voglia, ma perché noi non glielo permettiamo. La colpa è nostra e non sua. Lui è innocente, come Gesù dinanzi ai farisei che non hanno voluto ascoltare la sua voce, non hanno voluto convertirsi al Vangelo, hanno preferito le tenebre alla luce. Sono responsabili della loro perdizione.

Dinanzi alla cattiva volontà dell’uomo, anche l’onnipotenza divina si ferma. Quando il figlio minore decise di andare via, il Padre non poté far nulla. Cercò probabilmente di dissuaderlo. Gli manifestò i pericoli di quella sua scelta nefasta. Fece di tutto per fargli comprendere che stava sbagliando. Ma alla fine dovette cedere come purtroppo Dio, non di rado, deve cedere dinanzi alla caparbietà di molti, e probabilmente di ciascuno di noi. Il Padre celeste ama l’uomo, ma se manca il “sì” dell’uomo anche Lui non può più operare in quel cuore.

Su questo punto bisogna essere chiari per onestà teologica e intellettuale. Non si può dire al mondo che la misericordia di Dio salva a prescindere dalla conversione e che il Paradiso è per tutti, anche per coloro che si consegnano al male e all’immoralità più sfrenata. Sarebbe questa un’opera crudele, un decidere di consegnare l’umanità al principe delle tenebre e ai suoi angeli.

Chi legge la parabola del figliol prodigo nello Spirito Santo comprende facilmente che la salvezza, la pace, la gioia di vivere non si trovano in mezzo ai maiali cioè in una vita idolatra e immorale. Lì vi è solo tristezza, sconforto, angoscia e disperazione. Vi è un uomo che priva il suo simile di ogni dignità e lo usa secondo i suoi interessi che devono prevalere nonostante tutto. Lì un maiale vale più di una persona umana perché è fonte di guadagno e di sostentamento. Pertanto il maiale va accudito e l’uomo fatto schiavo.

Se credessimo in questa parabola tanto famosa – ma spesso mal compresa – non scherzeremmo con la salvezza, nostra e altrui. Non scherzeremmo con il peccato che acceca e uccide piccoli e grandi. Non scherzeremmo con la misericordia di Dio che non esclude affatto il suo giusto giudizio e faremmo di tutto per crescere in santità sapendo che il Signore è «magnanimo con noi perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiamo modo di pentirsi» (cf. 2 Pt 3,-18).

È vero, il pentimento non è gradevole a primo acchito, ma è una grande grazia da chiedere ogni giorno a Dio e da accogliere senza esitazioni. Da esso dipende la nostra salvezza, nel tempo e nell’eternità. Tutti sbagliamo. Tutti siamo fragili. Tutti siamo peccatori. Ma, se vogliamo, possiamo emendare la nostra condotta e ricominciare daccapo. Basta imitare il figliol prodigo che decise di chiedere perdono e convertirsi.

Un ultimo dettaglio a tal riguardo vale la pena cogliere nel quadro stupendo che l’evangelista Luca traccia nel suo Vangelo: non appena apriamo il nostro cuore al Padre celeste, Lui stesso ci viene incontro quando ancora siamo lontani (cf. Lc 15,20b). È Lui che prende l’iniziativa e dispone ogni cosa perché noi possiamo essere salvati, redenti, rinnovati dalla sua grazia. È Lui che corre verso di noi, si getta al collo e ci bacia, chiama i servi, vuole che si faccia festa in Cielo e sulla terra.

Veramente eterna è la sua misericordia! Basta poco perché essa ci investa con la sua onnipotenza e faccia sì che per noi inizi una vita nuova. Basta poco, ma quel poco dobbiamo metterlo noi. Costi quel che costi. Ne vale la pena.

Che la Vergine Maria, Madre di misericordia, ci aiuti, ci assista, ci sproni a non rendere vana la croce del Figlio suo Gesù.