La preghiera che non si stanca – XXIX Domenica Ord (C)

La preghiera che non si stanca – XXIX Domenica Ord (C)

La preghiera è la via privilegiata per bussare al cuore di Cristo e implorare da lui le grazie necessarie per attraversare il deserto della vita e giungere alla Terra promessa.

Essa è espressione eloquente di umiltà, poiché chi prega manifesta la sua consapevolezza di non poter fare nulla se il Signore non viene in aiuto. Bisogna che tutti ci convinciamo che la nostra umanità deve essere ricolmata di potenza dall’Alto. Da se stessa è fragile più che la creta e viene frantumata dalla tentazione che sempre si abbatte su di noi.

Da qui l’espressione del Vangelo di questa Domenica:

«Gesù diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1).

Si badi bene che Gesù parla di necessità e non di opportunità. Se lui non viene in nostro aiuto, la nostra barca affonda in mezzo alla tempesta. Chi non crede in questa parola del Vangelo, povero lui.

Gesù dice anche un’altra cosa: bisogna pregare senza stancarsi mai.

Qui la questione si fa seria, molto seria, perché l’esaudimento non è immediato. La preghiera deve essere costante, diuturna, senza sosta, deve andare oltre i limiti della speranza umana. Addirittura Gesù dice che bisogna pregare “giorno e notte”.

Se vogliamo una qualsiasi grazia, dobbiamo metterci l’anima in pace e armarci di santa pazienza. Pregare un giorno, una settimana, un mese, un anno…potrebbe non bastare. Ma questo non deve farci desistere. Se desistiamo, cadiamo dalla fede, perdiamo la battaglia, ci ritiriamo e il Signore si ritira da noi.

Un esempio che sempre mi capita di fare a tal riguardo è l’esempio di Santa Monica. Questa donna, Santa e assai sofferente, vedeva il figlio Agostino percorrere sentieri di morte. Lei lo amava tanto, ma il figlio era sordo. Costui preferiva andare dietro alla filosofia degli uomini, al pensiero del mondo, all’immanenza peccaminosa, piuttosto che lasciarsi conquistare da Cristo e dal suo Vangelo.

Ma Santa Monica non retrocesse dal campo di battaglia. Perseverò per diciotto lunghi anni e alla fine ottenne la grazia sperata. Si badi bene: diciotto lunghi anni e non un giorno. Il figlio venne completamente trasformato dalla grazia di Dio tanto da diventare uno dei più grandi Santi della storia della Chiesa.

Questa donna è simile alla vedova del Vangelo di oggi. Ella insistette e “stancò” il Signore. Bussa oggi, bussa domani, strappò la conversione del figlio all’Onnipotente.

Ora, se lei ce l’ha fatta, anche noi possiamo farcela. Però dobbiamo insistere, non stancarci, non demordere. Dobbiamo imparare a saper aspettare il tempo di Dio, che a volte è molto, molto, molto lungo.

Quest’attesa non è facile. Ci sfianca, ci mette a dura prova, richiede il nostro massimo sforzo intellettuale e spirituale. Molti, dinanzi all’attesa, si ritirano o addirittura si lasciano prendere dalla tentazione terribile di pensare che Dio li abbia abbandonati.

Le parole di Gesù devono scolpirsi nel nostro cuore e portare in esso tanta speranza:

«E il Signore soggiunse: “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”» (Lc 18,6-8).

Anche questo è Vangelo. Gesù promette a quanti hanno fede e pregano senza stancarsi che “il Padre celeste farà loro giustizia prontamente”.

Entriamo qui nel mistero della vita di ognuno di noi. Il prontamente non è quantitativo. È legato alla nostra esistenza, al nostro cuore, alla storia che Dio vuole scrivere con noi. Prontamente per Santa Monica significò diciotto anni, che poi non sono nulla dinanzi all’eternità. Per altri può significare molto di meno, a volte anche un solo giorno. Ma non è possibile fare previsioni o calcoli. Con Dio non si ragiona così. Bisogna abbandonarsi al suo amore, alla sua sapienza, alla sua misericordia che conosce tempi, momenti e modalità.

Di una cosa possiamo essere certi: la nostra vita è custodita dall’Onnipotente. Lui sa quale peso possiamo portare e non permette che siamo caricati oltre le nostre forze. Lui ci ama e interviene al momento opportuno. Tocca a noi avere fede, confidare in lui, non stancarci di asciugarci la gola, di giorno e di notte, nel presentare a lui le nostre ansie e le nostre speranze.

L’importante è rimanere saldi nella fede e perseverare sino alla fine. Lo Spirito Santo ci sosterrà e la grazia di Dio renderà soave il nostro giogo. Non dobbiamo né temere, né dubitare ci ciò.

Che la Vergine Maria ci assista e ci soccorra, ci insegni a pregare e ci accompagni nel cammino della vita.

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