È compito di ciascun cristiano edificare se stesso come tempio in cui il Dio vivente può abitare in pienezza, allo stesso modo in cui ha abitato nei Santi e nelle Sante di ogni tempo, e prima di tutto in Cristo Gesù.
Per quest’opera vale la pena consumare una vita intera, senza risparmiarsi in nulla e con la fede di chi sa che “a nulla serve guadagnare il mondo intero se poi si perde la propria anima, se cioè al termine del pellegrinaggio terreno si finisce nel buio eterno” (cf. Mc 8,36).
Bisogna che tutti apriamo gli occhi e non ci lasciamo ingannare dalle mille tentazioni quotidiane che vorrebbero farci vivere di apparenza e vanità, rincorrendo l’effimero e perdendo di vista ciò che veramente conta. Anche noi infatti potremmo essere tra coloro che “parlano del tempio, ornato di belle pietre e doni votivi” (cf. Lc 21,5-6), ma non si preoccupano di adornare la propria anima di grazia e virtù.
Potremmo essere tra coloro che pensano una pastorale alla maniera umana, che non annuncia il Vangelo perché non piace al mondo, non invita alla conversione, giustifica il male eppure si illude di essere efficace sol perché si costruiscono grandi opere architettoniche e si creano eventi a cui partecipano fiumi di persone, ma per un giorno solo.
Il cristiano e tutta la Chiesa devono necessariamente porre al centro della loro attenzione e della loro opera il cuore dell’uomo, nella consapevolezza che è il cuore che deve diventare sempre più conforme al cuore di Cristo.
Dal cuore infatti nasce la vita o la morte, la salvezza o la perdizione, perché è nel cuore che albergano le convinzioni profonde che orientano le scelte di ogni giorno. Un cuore cattivo, malvagio, geloso, invidioso, attaccato al denaro, lussurioso, impastato di peccato non può che produrre frutti di morte, nelle parole e nelle opere. Un cuore buono, puro, mite, umile, ricco di ogni virtù produce invece i frutti dello Spirito Santo: «amore, pace, gioia, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé» (Gal 5,22).
Gesù per questo è venuto in mezzo a noi nella carne umana e per questo è morto sulla croce: per effondere sulla Chiesa – e attraverso di essa sul mondo intero – lo Spirito creatore che è il solo capace di trasformare il cuore di pietra in cuore di carne (cf. Ez 36,26-27).
Se ci fermiamo alle apparenze, se ci lasciamo conquistare dalla mentalità del mondo che vuole vedere prodigi e opere mastodontiche, ma nulla fa per accogliere e far risuonare ovunque il Vangelo come unica parola di vita eterna, cadiamo tutti nella tentazione con cui Satana cercò ci conquistare Cristo a sé, quando lo portò sul pinnacolo del tempio e lo invitò a gettarsi giù, tanto gli angeli lo avrebbero salvato con le loro mani (cf. Mt 4,5-7).
In quel caso – come spesso accade a noi nella vita di tutti i giorni – la tentazione era legata ad una cattiva interpretazione della Parola di Dio, letta non con gli occhi dello Spirito Santo, ma con il cuore di chi non crede nel lavoro lungo e paziente che è necessario per edificare sul fondamento sicuro della Parola di Dio la propria e altrui vita come tempio del Dio vivente; un lavoro impegnativo che spesso sembra non dare frutti, ma che alla lunga mostra lo splendore della grazia che si riflette in chi si lascia fare da Dio nuova creatura.
Fermarsi alle apparenze, pensare ad una Chiesa fatta di pietre e non di pietre vive, è grande stoltezza. È rendere vana la croce di Cristo, calpestare il sangue dei martiri, conformarsi alla mentalità mondana che punta all’esaltazione di se stessi e alla vanagloria degli scribi e dei farisei.
Costruire se stessi come tempio vivente in cui Dio può abitare e da cui Dio può operare con la sua onnipotenza creatrice costa fatica, tanta fatica, perché bisogna redimere la propria umanità mattone dopo mattone, senza mai scoraggiarsi e perseverando sino alla fine (cf. Lc 21,19). Ma è da questa fatica sapiente che nasce la salvezza, oggi e nell’eternità, per noi e per tutti coloro che si lasciano avvolgere dalla grazia di Dio.
Un muratore che vuole costruire una casa non può pensare di riuscire a farlo in un istante e senza lavoro alcuno. Così noi, se vogliamo diventare conformi a Gesù Signore, dobbiamo armarci di buona volontà e lavorare sodo ogni giorno dando il meglio di noi stessi, senza mai venire meno.
Che la Vergine Maria, Tempio dello Spirito Santo e Dimora consacrata a Dio, ci aiuti con la sua potente intercessione e ci doni cuore e braccia forti per costruire come singoli e come Comunità ecclesiale la più bella “casa vivente” in cui possa abitare il suo divin Figlio Gesù.
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