“Forti nella fede sino alla fine, coraggiosi, determinati, risoluti nella testimonianza dinanzi a tutti, disposti anche a morire pur di non rinnegare il Signore Gesù e la sua santa Legge”.
Questo dovremmo essere noi cristiani, come lo sono stati i Martiri che costellano la vita della Chiesa e ancor prima la storia della salvezza. L’esempio dei fratelli Maccabei non deve lasciarci indifferenti. Piuttosto deve incoraggiarci a credere con tutte le nostre forze che la fedeltà al Vangelo è possibile. Sempre e comunque:
«In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: “Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri”» (cf. 2 Mac 7).
Se loro che appartengono all’Antico Testamento, che pertanto non avevano i mezzi di grazia che abbiamo, ci sono riusciti, tanto più possiamo riuscirci noi che siamo in Cristo figli di Dio, partecipi della natura divina e portatori in nuce, nel nostro essere, di tutta la potenza dello Spirito Santo.
In un mondo in cui si è sempre più portati a pensare ad un cristianesimo mediocre, che è condannato a convivere con il peccato tanto persino da giustificarlo, se non a proclamarlo come via di elevazione esistenziale, noi che diciamo di credere in Cristo dobbiamo imbracciare le armi della luce (cf. Rm 13,12-14) e impegnarci con tutte le forze per divenire nuove creature. Ogni giorno di più, con tanta preghiera e con quella certezza che la fragilità umana può essere redenta e le sante virtù possono essere vissute, nelle piccole cose di ogni giorno e persino in maniera eroica.
Cedere alla mentalità lassista che oggi avanza, non ci fa onore. Palesa una fede fragile, assai fragile, che non di rado si allea con una volontà “ballerina”. Oggi con il Signore, domani chissà.
Insieme, sostenendoci gli uni gli altri e incoraggiandoci come hanno fatto i sette fratelli Maccabei, guidati dal coraggio e dalla sapienza della madre, possiamo essere forti contro il nemico che vuole infondere nei nostri cuori tanta sfiducia e vuole spingerci a conformarci alla mentalità del mondo che non crede più nel Vangelo.
Se ci sentiamo deboli, se ci accorgiamo che stiamo cedendo o retrocedendo nella battaglia, chiediamo aiuto a chi è più forte di noi. Senza vergogna, senza paura di essere giudicati. La comunione vicendevole è la nostra forza e la dobbiamo custodire, alimentare, rafforzare sempre di più.
Un esercito è forte quando i soldati sono ben coordinati e agiscono in sinergia, ognuno secondo il suo ruolo, ma tutti con l’unico scopo che è quello di vincere. Così la Chiesa è forte se noi cristiani siamo un cuor solo e un’anima sola, se siamo disposti a “sopportarci a vicenda con amore” (cf. Col 3,13-15), se gioiamo quando ci accorgiamo che chi vive accanto a noi ha carismi meravigliosi e li sa usare bene, se mettiamo da parte indifferenza, gelosie, invidie e guerre fratricide governati dal desiderio di avere il primo posto sulla scena del mondo.
Il mondo crede in Cristo se noi cristiani siamo concordi nella fede e se trasformiamo il Vangelo in vita vissuta (cf. Gv 13,35). Il mondo crede se siamo forti e risoluti nella testimonianza e siamo disposti a tutto pur di non rinnegare Gesù, il suo Vangelo, la sua Chiesa.
L’essere concordi nella fede, lo stimarsi e il valorizzarsi a vicenda, il camminare insieme mano nella mano nella verità, ci dona forza e ci rende credibili. Ed è per questo che dobbiamo tutti imitare i sette fratelli Maccabei che sono stati l’uno il sostegno dell’altro nell’ora del supremo martirio.
E se vogliamo perseverare sino alla fine un’altra cosa dobbiamo fare: credere nella vita eterna, desiderarla con tutto il cuore, camminare spediti verso la conquista della corona di gloria che il giusto Giudice darà a quanti credono in lui e a lui consegnano tutta la loro vita.
La certezza che siamo di passaggio su questa Terra e che l’eternità beata è il dono più bello che il Signore fa a coloro che rimangono fedeli al Vangelo, non deve mai e poi mai spegnersi nel nostro cuore. Solo questa certezza infatti dona senso al martirio per la fede, che come diceva qualche Santo o è di spada o è di pazienza.
Questo perché alcuni sono martiri trucidati dalla cattiveria umana che li priva della vita fisica. Altri sono martiri perché ogni giorno devono prendere la propria croce e portarla con umiltà e mitezza nella vita di tutti i giorni. Ma l’essenza della vita cristiana non cambia: si sceglie Cristo Gesù e ci si lascia conformare pian piano a lui, crocifisso e risorto, dallo Spirito Santo.
Che la Vergine Maria ci prenda per mano nei momenti più difficili del nostro cammino, quando si sente sul collo il fiato del nemico e si sente il dolore dei chiodi e delle spine che trafiggono le carni, affinché mai ci scoraggiamo, mai ci diamo per vinti, mai rinneghiamo Cristo Gesù, il suo Vangelo, la sua Chiesa.
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