Sul monte Tabor il Padre celeste accredita Gesù. Con voce possente dice ai discepoli presenti – Pietro, Giacomo e Giovanni – e a tutti noi, di ascoltare il suo Figlio prediletto perché la sua è Parola di vita eterna.
Questa certezza dobbiamo mettere nel cuore: Cristo non ci inganna, Cristo non ci illude, Cristo ci ama. Tutto quello che lui dice è verità che mai tramonta. Solo Gesù conosce la via che è per noi quella migliore, quella che ci procura la felicità piena e ci conduce in Paradiso. Con amore ce la manifesta e sta a noi accoglierla. Accade però che spesso anche noi siamo come i discepoli: ci lasciamo prendere dal dubbio, ci lasciamo confondere dai nostri pensieri, tentenniamo, oggi viviamo il Vangelo e domani già siamo diventati nuovamente pagani. Soprattutto dinanzi al mistero della croce, quando cioè dobbiamo rinnegare noi stessi per far trionfare i pensieri di Dio, non di rado tiriamo i remi in barca e lo scoraggiamento ci vince.
Possiamo però cambiare mentalità, convertirci veramente, seguire Gesù con convinzione, senza indecisioni, né paure o rallentamenti. Per farlo dobbiamo partire dall’ascolto. Bisogna che iniziamo seriamente a fidarci di Gesù anche quando quello che ci chiede appare incomprensibile. Imitiamo Abramo che non disdegnò di offrire Isacco sul monte. La sua fede trionfò, la sua fiducia in Dio fu la sua forza.
La presenza di Mosè ed Elia sul monte Tabor è su questa linea che va interpretata: ci fa comprendere perché possiamo e dobbiamo fidarci di Gesù. Infatti Mosè ed Elia rappresentano l’Antico Testamento: la Legge e i Profeti. Cosa ha fatto Gesù con la sua vita, morte e resurrezione? Ha portato a compimento l’Antico Testamento, gli ha dato il suo significato pieno, ha realizzato tutte le promesse in esso contenute. Possiamo fidarci di Gesù perché la sua Parola si compie. Non è Parola umana. È Parola di Dio che Dio stesso realizza in virtù della sua onnipotenza creatrice.
Noi fondiamo la nostra vita sulla Parola di Dio e in breve tempo ne gustiamo i frutti. Un esempio tra tutti è la pesca miracolosa: Pietro aveva pescato tutta la notte, ma non aveva preso nulla. Gesù gli disse di prendere il largo e gettare le reti e la pesca fu tanto abbondante che ci vollero due barche “piene fino quasi ad affondare” per portare a terra l’enorme quantità di pesci (cfr. Lc 5,1-11). Pietro si fidò di Gesù e non rimase deluso (cfr. Rm 10,11). Dall’invisibile al visibile. Questa è la dinamica della fede che tutti siamo chiamati a vivere.
In Gesù che si trasfigura sul monte contempliamo ciò che siamo chiamati ad essere nel tempo e nell’eternità.
Nel tempo dobbiamo sempre più diventare “luce del mondo”, manifestazione della santità di Dio che conquista i cuori e li attrae a sé. Luce che dirada le tenebre del peccato, del vizio, della superbia, dell’odio, del rancore, della maldicenza, della stoltezza e di ogni altra iniquità. Chi vede noi insomma dovrebbe poter vedere Cristo che parla, cammina, salva e converte oggi per le vie del mondo.
Nell’eternità siamo chiamati ad essere “luce di resurrezione gloriosa”, pienamente partecipi della vittoria di Cristo sulla morte. Per essere queste due “luci” però, dobbiamo purificarci oggi da tutte le sozzure che ci rendono sporchi, dentro e fuori. Il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente, il nostro corpo, tutto di noi deve venire già oggi come “trasfigurato” dall’onnipotenza della grazia che deve poterci fare quotidianamente nuove creature in Cristo.
Domande di riflessione:
Cosa accadde sul monte della Trasfigurazione? Cosa rappresentano Mosè ed Elia? Ti fidi di Gesù tanto da fare tutto ciò che ti chiede? Perché possiamo fidarci di Gesù? Qual è la nostra vocazione nel tempo e nell’eternità alla luce della Trasfigurazione? Cosa significa essere “trasfigurati” dalla grazia? Qual è la dinamica della fede?
Esercizio con la Sacra Scrittura:
Leggi nel libro della Genesi la storia di Abramo – con particolare attenzione alla sua vocazione e alla richiesta del sacrificio di Isacco – per comprendere cosa significa ascoltare il Signore.