Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, Giovanni Battista disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29).
Perché la salvezza si compia è necessario che ciascuno di noi accolga Gesù nel suo cuore e scelga di diventare suo discepolo. Salvezza è infatti seguire lui, imitare lui, divenire con lui un unico mistero di amore crocifisso nella perfetta obbedienza alla volontà di Dio.
Tuttavia ciò non accade in modo scontato. C’è bisogno di un cammino quotidiano che coinvolge l’intelligenza, la volontà, il cuore, l’anima e il corpo. Gesù l’ha detto: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21). E ancora: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). La vita cristiana è sequela di Cristo non a parole, ma con le opere, con le scelte di ogni giorno che siamo chiamati a fare nelle piccole cose, e non solo nelle grandi.
Si diventa discepoli di Gesù nell’ordinarietà della vita quotidiana. In Chiesa ma anche in famiglia, a scuola, in ufficio, lungo le strade, nei negozi, dal medico, dal dentista, in tribunale, nelle gallerie sotterranee, sugli aerei, sui monti, al mare, nei boschi, ad una festa tra amici e davanti ai potenti della terra. Ogni nostro respiro deve servire per una conformazione sempre più piena alla volontà di Dio, dovunque viviamo, di notte e di giorno. Chi ci vive accanto deve poter constatare che siamo mossi dallo Spirito Santo, dalla sua sapienza e non dal pensiero del mondo o dalle mode del momento che spesso sono tutt’altro che conformi al Vangelo. Chi ci incontra, ci ascolta, ci guarda, deve “vedere e toccare” la santità divina che è in noi e cresce attimo per attimo.
La difficoltà “più difficile” della vita cristiana è questa: non rimanere quelli che siamo; passare da quella staticità spirituale mortificante che rende la nostra missione sterile ad un dinamismo esistenziale che ci fa di giorno in giorno più virtuosi e capaci di edificare il Regno di Dio in mezzo agli uomini. La nostra vita, la nostra anima e il nostro corpo, devono manifestare la potenza della grazia che opera in noi. Non per un giorno, ma ogni giorno. Non in modo saltuario, ma in modo perenne. Non in modo epidermico, ma in modo profondo, radicale, essenziale.
Se non vogliamo rimanere quelli che siamo e divenire pienamente conformi a Gesù Maestro, dobbiamo convincerci che abbiamo bisogno del suo aiuto. Da soli non possiamo farcela. La tentazione ci vince. La fragilità umana ha il sopravvento. Le forze vengono meno. La mente si lascia conquistare dai pensieri del mondo. Il cuore apre le porte al principe delle tenebre che lo circuisce con astuzia e spietata crudeltà.
Gesù è necessario a coloro che vogliono salvarsi perché solo lui toglie il peccato. Egli non ci lascia così come siamo perché è venuto per guarirci dal virus letale che ci portiamo dentro e che lentamente corrompe tutto il nostro essere. Gesù è il Liberatore che rende l’uomo libero, il Medico celeste che non usa palliativi ma dona a noi se stesso come Farmaco di immortalità perché la morte, in tutte le sue manifestazioni, non abbia la meglio su di noi.
Con Giovanni il Battista, noi cristiani dobbiamo gridare al mondo che solo Gesù può fare tutto questo perché solo lui ci battezza nel fuoco della sua Carità. Egli, dall’alto della croce, che ha reso possibile il suo olocausto di amore, ha effuso ed effonde lo Spirito Santo che rigenera l’umanità nella profondità del suo essere fino a divinizzarla con la potenza della sua grazia.
Non dobbiamo avere paura di affermare questa verità. Anche se a molti non piace sentirsi dire che Gesù è l’unico Salvatore del mondo, il nostro entusiasmo e la nostra fede non devono venire meno. Se noi cristiani non indichiamo ad ogni uomo Gesù come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, lasciamo che le tenebre soffochino la luce. Se diciamo che tutte le religioni sono uguali e conducono comunque alla salvezza, non permettiamo a chi cerca la Verità di conoscerla per poterla scegliere. Se omettiamo di affermare che la Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, lasciamo nella confusione e nello smarrimento tanti cuori che hanno bisogno di chiarezza teologica, ecclesiologica e antropologica.
A noi tocca affermare la differenza, non certo imporre niente a nessuno. Ma se non affermiamo la differenza siamo omissivi e responsabili della perdizione di molte anime che avrebbero potuto salvarsi per mezzo nostro. La differenza la dobbiamo dire con le parole e mostrarla con le opere. Questo il Signore ci chiede.
Che la Vergine Maria, Testimone privilegiata del suo Figlio Gesù, ci conceda di crescere ogni giorno in santità e giustizia per indicare ad ogni uomo di buona volontà l’Agnello immolato per la nostra salvezza e per quella del mondo intero.