«Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo» (Mt 2,13).
La virtù che più di tutte caratterizza la Sacra Famiglia è senza alcun dubbio l’obbedienza alla volontà di Dio. Obbedisce Giuseppe. Obbedisce Maria. Obbedisce Gesù. Nella Sacra Famiglia regna il Cielo e non la terra. Regna la sapienza divina e non quella umana. Regnano i pensieri di Dio e non quelli degli uomini. Nella Sacra Famiglia ognuno è simile all’argilla che si lascia modellare dal divino Vasaio senza opporre alcuna resistenza, neanche per un istante. E il divino Vasaio fa di ciascuno uno stupendo capolavoro, pieno di grazia e di verità. La Sacra Famiglia è l’effige splendente della bellezza del Cielo e la manifestazione più alta di ciò che l’onnipotenza divina può fare con coloro che non oppongono resistenza allo Spirito Santo.
Chiediamoci dunque: perché noi non riusciamo ad obbedire alla volontà di Dio così come hanno fatto Gesù, Giuseppe e Maria? Qual è il tarlo della nostra fede? In che cosa siamo difettosi?
Prima di tutto va detto che non siamo capaci di obbedienza perché non ci fidiamo abbastanza di Dio, della sua sapienza, del suo amore. A volte, addirittura, non ci fidiamo affatto di lui. Preferiamo i nostri pensieri o quelli del mondo, ci facciamo più saggi dell’Onnipotente, reputiamo i nostri progetti migliori dei suoi. Questa è la nostra stoltezza. E allora, la prima cosa da fare è fidarsi di Dio. Cioè non dubitare né della sua sapienza, né del suo amore. È un primo passo a cui poi seguiranno gli altri. Ma questo passo va fatto.
Dal Vangelo sappiamo che Giuseppe si fida del Signore ed esegue quanto da lui ordinato. Si mette in cammino, nel cuore della notte, senza perdere tempo, senza indugiare. Per questa sua fede-fiducia, Gesù e Maria sono salvati dal cattivo Erode. Quante volte noi perdiamo invece un miliardo di anni luce prima di fare ciò che il Signore ci chiede!
L’obbedienza è possibile se ci fidiamo di Dio, se cioè siamo capaci di cancellare ogni nostro pensiero, annientarlo, distruggerlo, perché i nostri pensieri non contano, sono un nulla al confronto di quelli che Dio ha su di noi. Sono i pensieri la nostra rovina, quando questi sono pensieri del mondo e non sgorgano dal cuore del Padre dei cieli. La cancellazione dei nostri pensieri è una delle cose più difficili da fare, se non addirittura la più difficile. Dobbiamo pregare molto e chiedere al Signore questa grazia: fa’, o Signore, che metta da parte il mio “io” perché solo tu, che sei Dio, possa governare la mia vita.
La fiducia in Dio non basta da sola. Un’altra cosa dobbiamo imparare a fare se vogliamo obbedire al Signore che ci parla e vuole condurre la nostra vita si sentieri della giustizia e della pace: affidarci alla Provvidenza di Dio o meglio al Dio provvidente. Il futuro non è nelle nostre mani. Il futuro è nella nostra obbedienza e nella benedizione di Dio. Se pensiamo di avere il futuro nelle nostre mani, siamo stolti e presuntuosi. Gesù ce lo dice: “non avete il potere di rendere bianco un vostro capello…polvere sei e in polvere ritornerai”. Oggi l’uomo si affanna giorno e notte pensando di potersi creare un futuro, di poter governare il suo e altrui futuro. Ma la storia è altra cosa. La storia non gioca con noi. La storia percorre i suoi sentieri e noi possiamo fare poco o nulla per cambiarli.
Ecco allora la nostra saggezza: lasciare che sia Dio a farci un futuro, a pensarlo per noi, a crearlo per noi. Giuseppe deve andare in Egitto. Cosa sa lui dell’Egitto? Nulla. Assolutamente nulla. Non c’era mai stato. Era una terra sconosciuta. Eppure obbedisce perché crede fermamente che il Signore non abbandonerà la Sacra Famiglia. Giuseppe, e con lui Maria, è certo che il Signore che gli ha chiesto di vivere in esilio, gli darà anche la forza per farlo; gli donerà la sapienza necessaria per fare le scelte giuste o dal Cielo manderà il suo Angelo perché lo guidi in modo immediato; aprirà lui stesso una via nel deserto perché tutto vada per il meglio istante per istante e attimo per attimo.
Credere nella provvidenza di Dio significa credere che Dio non è assente. È al contrario vivo e vero, cammina con noi, ed è sempre pronto ad intervenire a favore di quanti confidano in lui. Il Padre dei cieli non è un concetto. È il Dio presente nel tempo per ricolmare il tempo della sua sapienza eterna. Ciò significa che non siamo soli nel cammino. Anche se tutti gli uomini ci dovessero abbandonare, al nostro fianco c’è lui e se lo invochiamo viene in nostro aiuto con i suoi Angeli e Arcangeli.
L’obbedienza allora è possibile. Tocca a noi fondare la nostra vita su questa certezza e cominciare a pensare in modo nuovo, sorretti dalla fede che si fa preghiera costante e sempre con l’orecchio del cuore aperto per ascoltare la voce di nostro Signore.
Che Gesù, Giuseppe e Maria, ci insegnino a pensare e agire come hanno fatto loro affinché anche la nostra vita sia uno stupendo capolavoro modellato giorno per giorno dal sapiente Vasaio celeste.