Il discepolo del Signore sa che non è sufficiente la preghiera perché la salvezza si compia. È necessario che ad essa ognuno aggiunga la sua personale opera che è legata alla propria vocazione, al proprio carisma, al proprio ministero e al ruolo che si occupa nella società e nella Chiesa.
Questo significa, in altre parole, che ognuno deve farsi strumento dello Spirito Santo e scendere sul campo di battaglia senza indugio. Il Regno di Dio si costruisce giorno per giorno, con quell’impegno che nasce dalla fede e diventa Vangelo vissuto, opera concreta che tutti possono vedere e toccare. Non bastano le buone intenzioni o i proponimenti se poi non si vive di obbedienza a quel particolare comando che il Signore ci dona “nel qui e nell’oggi” della storia.
Scendere in campo, essere presenti visibilmente nel deserto del mondo è esporsi, testimoniare con la vita che Cristo è luce che rischiara le tenebre, Redentore unico dell’uomo, Signore e Giudice della Terra, Sposo celeste che vuole la salvezza di tutti. È altresì essere missionari non anonimi, ma con una particolare identità che si pone a servizio del Regno.
Tutti devono sapere chi è il cristiano e qual è la sua fede. E lo devono poter constatare dalle scelte che fa, dalle parole che dice e dal suo modo di pensare e interpretare la realtà.
Il discepolo del Signore sa che tutto questo comporta anche l’essere osteggiato, insultato, giudicato o deriso da quanti sono tenebra e tenebra vogliono rimanere, ma al contempo è certo che grazie alla sua testimonianza molti si convertiranno alla Parola di Gesù.
Se è vero che la conversione dei cuori è opera potente dello Spirito Santo, è anche vero che essa è frutto dell’amore del cristiano che si lascia fare in Cristo “voce che grida nel deserto” e visibilità concreta dell’umanità nuova e redenta.
A nulla serve una fede vissuta nelle “catacombe”. La fede deve essere pubblica e palese. Tutti devono sapere che il cristiano ha scelto Cristo e che a Lui ha consacrato la sua vita. Anche l’invito alla conversione che lui fa deve essere esplicito e chiaro: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino…se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo» (cf. Mc 1,15; Lc 13,1-5).
Lo si accolga o lo si rifiuti, questo invito va fatto, mossi dallo Spirito Santo, perché non è possibile navigare nel mare del dubbio e dell’opinione personale. La Verità è Verità, e dinanzi ad essa i pareri personali devono essere messi da parte. O la si accoglie e ci si salva, o la si rifiuta e ci si perde.
Oggi manca il cristiano nel campo del mondo. Mancano voci coraggiose che dicono tutto il Vangelo, senza nulla aggiungere e nulla togliere. Mancano testimoni audaci di Cristo, soldati intrepidi che come Giovanni Battista preparano la via al Signore.
Un esempio può forse aiutarci a capire ulteriormente quanto stiamo dicendo: un contadino che vuole seminare il buon grano deve preparare il terreno attraverso tecniche apposite che lo liberino dalle erbacce e lo predispongano ad accogliere il seme. Magari munendosi di un trattore adatto che lo aiuti e gli faciliti il compito. Altrimenti sciupa energie e tempo. Così il discepolo del Signore deve liberare i cuori dai falsi cristi e da quella idolatria e immoralità latenti che oggi sono quanto mai diffuse.
L’opera di preparazione del cuore, e poi della semina, sono necessarie. E bisogna farle di persona, con le proprie “mani”.
La preghiera è dunque necessaria, poiché senza di essa siamo tutti cellule morte nel corpo della Chiesa. Ma essa non è fine a se stessa. Essa serve per divenire strumenti dello Spirito Santo e non per demandare tutto a lui.
Giovanni Battista si è ritirato nel deserto per pregare e fortificarsi, sottomettendo il suo corpo alla più perfetta disciplina e obbedienza. Ha fatto dell’ascesi il suo stile di vita. È divenuto uomo capace di nutrirsi di cavallette e miele selvatico. Ha ricusato le morbide vesti e i palazzi dei re.
Ma tutto questo per compiere in perfetta santità la sua missione. Quando è venuto il suo tempo, è sceso in campo. Ha imbracciato le armi della luce e ha testimoniato senza mezze misure chi era lui e chi è il Cristo, e diceva: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo» (Mc 1,7-8).
Imitiamo il Battista e facciamo anche noi ciò che ci compete per preparare i cuori ad accogliere il Messia, il Re dei re, il Figlio dell’Altissimo.
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci aiuti, ci sostenga e ci ottenga tutte le grazie necessarie per non deludere le attese che il Cielo ha su di noi.
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