L’amorevole pedagogia del Padre celeste

L’amorevole pedagogia del Padre celeste

La missione del discepolo del Signore non è affatto facile. Non lo era per i profeti, non lo fu per Gesù, non lo è e non lo sarà per noi, perché il cuore dell’uomo molto spesso è più duro della pietra, anzi dell’acciaio.

È un cuore “testardo e ribelle”. È testardo, perché non si convince facilmente che solo Gesù ha parole di vita eterna. È ribelle, perché non di rado si oppone all’azione della grazia fino a renderla quasi impossibile.

Ma questa consapevolezza non deve portarci allo scoraggiamento né deve portarci a pensare che non serve a niente annunciare e vivere il Vangelo. Piuttosto bisogna che tutti ci armiamo di santa pazienza e preghiamo molto, anzi moltissimo, per chiedere al Signore la forza necessaria per essere ogni giorno di più “luce del mondo e sale della terra”.

Se noi ci ritiriamo dal campo di battaglia, consegniamo su un piatto d’argento la testa di tanti nostri fratelli e sorelle che invece avremmo potuto aiutare a salvarsi. Anche se non è facile perseverare, anche se la stanchezza bussa alle porte del cuore, anche se attorno a noi vediamo un deserto, non perdiamoci d’animo e crediamo con tutte le forze che la nostra fede è fonte di benedizione celeste e molti per mezzo nostro assaporeranno la gioia di sperimentare nella loro vita l’amore di Dio che dona tanta pace.

Sosteniamoci altresì a vicenda, gli uni gli altri, incoraggiandoci nei momenti in cui la tristezza e lo sconforto potrebbero avere la meglio.

Pensare che la nostra missione sia una gita in montagna o una passeggiata in riva al mare in una stupenda giornata di sole, è fuorviante e non ci aiuta. Leggiamo il Vangelo e vedremo che è così. Gesù ha dovuto faticare molto, ha dovuto combattere ogni giorno con tutti i diavoli dell’Inferno e con i loro alleati, ma il suo amore alla fine ha trionfato.

Anche per noi vale la stessa cosa. Se amiamo, se non ci diamo per vinti, se cresciamo ogni giorno in santità, se preghiamo con fiducia la Vergine Maria con il Santo Rosario, non dobbiamo temere nulla, perché le redini della storia sono nelle mani di Cristo Gesù e non dell’uomo. Lui permette anche che siamo provati, che conosciamo l’oscurità angosciante della valle tenebrosa, ma come buon Pastore interviene al momento opportuno e ci salva, perché il male non ha potere su di lui.

Certo, una cosa dobbiamo fare: confidare nella grazia di Dio, nello Spirito Santo, e non nelle nostre forze.

Da soli non andiamo lontano. L’esercito nemico è molto più potente di noi tutti messi insieme e se noi confidiamo in noi stessi e ci dimentichiamo di alzare gli occhi al Cielo, non abbiamo scampo.

Per questo motivo il Signore mette anche a noi, come ha fatto con San Paolo, una spina nella carne. Non perché a Lui piaccia vederci soffrire, ma perché Lui ci ama e non vuole che montiamo in superbia e ci separiamo da Lui.

È questo un grande mistero che ha a che fare con l’amorevole pedagogia del Padre celeste. Gesù ci vuole educare nella fede, vuole che noi e lui siamo sempre più intimamente uniti e per questo ci fa fare personalmente l’esperienza di quanto sia necessaria la sua grazia.

E così, a volte, lascia che la nostra umanità faccia sentire tutto il suo peso, tanto che quasi sembra schiacciarci al suolo. Sperimentiamo quanto siamo deboli, fragili, incapaci di fare il bene anche se vogliamo farlo, inclini a quel costante delirio di onnipotenza che poi si scontra con la nostra pochezza. Facciamo l’esperienza di Pietro che fatica tutta una notte sul lago, si affanna, usa tutte le tecniche della pesca che lui conosce meglio di chiunque altro, ma alla fine è stanco e con le reti vuote, perché ha dimenticato di alzare gli occhi al Cielo.

Il Signore, nella sua misericordia, permette che facciamo direttamente esperienza della nostra pochezza perché sa che siamo anche noi “testardi e ribelli”, gente che difficilmente si convince che la Sua sapienza è oltre ogni nostra stoltezza.

E così l’esperienza personale, la nostra storia che lascia in noi anche profonde ferite, diventa la scuola più efficace in ordine alla nostra conversione e santificazione.

A San Paolo il Signore non tolse la spina dalla carne. E non la toglie nemmeno a noi. Ma questo per un solo motivo: perché dobbiamo confidare nella grazia di Dio e rimanere nella grande umiltà, ricordandoci sempre che “senza Gesù non possiamo fare nulla”.

O invochiamo con fiducia il suo aiuto e ci apriamo all’azione della sua grazia oppure siamo tutti destinati a scontrarci con il vento impetuoso della storia che può anche spazzarci via.

Che la Vergine Santa, Serva umile del Signore in cui lo Spirito Santo ha fatto meraviglie, ci aiuti e interceda per noi oggi e sempre con la sua potente preghiera.

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