Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?» (Gv 1,38).
«Che cosa cercate?». Gesù è chiaro sin da subito e all’inizio di un cammino di sequela chiede ai discepoli di rispondere a questa domanda.
Bisogna che ognuno guardi nel profondo del suo cuore e capisca cosa cerca e chi cerca. Non si può infatti essere discepoli di Gesù se non si cerca la Verità e Lui che la dona in quanto unico vero Maestro.
La verità nessuno se la può fare da se stesso. La deve chiedere con preghiera continua e fiduciosa allo Spirito Santo e non sentirsi mai perfettamente “scienziato”. Deve altresì dimorare con Gesù e imparare da lui come edificare il Regno di Dio, quali parole usare, quali opere compiere, quali scelte operare.
La frequentazione di Cristo, unico e solo vero Maestro, è necessaria, perché la verità non è creazione dell’uomo. L’uomo inventa opinioni impastate di molta falsità, finendo per confondere se stesso e gli altri. Tanto più il cristiano non deve cadere nell’errore di pensarsi una verità. Lui deve sempre cercarla ma nel posto giusto che è il cuore di Cristo e della sua Chiesa.
Non solo la verità va cercata. Va anche accolta con cuore puro, disponibile a lasciarsi educare ogni giorno, plasmare e convertire ad essa. Questo atteggiamento è per tutti e non dipende dalla vocazione personale o dal ruolo che si occupa nella società e nella Chiesa.
Per intenderci la domanda di cui sopra è per il neofita e per l’anziano, per chi muove i primi passi e per chi di passi ne ha fatti già tanti.
Ogni giorno, sino alla fine, bisogna cercare la verità e accoglierla senza titubanze. Essa è sempre oltre la nostra mente piccola e avvolta da molti pensieri di stoltezza. Esige una costante conversione ad essa, un cambiamento in fieri del nostro modo di pensare. È bella l’immagine famosa di Sant’Agostino che parlava di un bimbo in riva al mare che non poteva trasferire nel suo secchiello tutta l’acqua del mare che aveva innanzi a sé. Così siamo noi: un secchiello dinanzi ad un oceano sconfinato.
Se vogliamo essere discepoli di Gesù, non possiamo camminare nell’illusione. Sin da subito, anche a noi, il Maestro dice: “Tu, cosa cerchi? Tu, chi cerchi? Sappi che se cerchi gloria umana, non puoi seguirmi. Sappi che se cerchi te stesso, non puoi cercare Me. Sappi che se non cerchi la Verità, cercherai sempre la falsità che viene dal principe di questo mondo. Finirai per cadere nella sua rete. Se vuoi essere mio discepolo, devi sapere che non ti puoi inventare la mia volontà. Sono io che te la manifesto di volta in volta”.
Il discepolo di Gesù deve diventare, giorno dopo giorno, come un’aquila che vola alta nel cielo e dal Cielo vede ogni cosa secondo una prospettiva celeste e non terrena, soprannaturale e non umana. Non per nulla è questo il simbolo dell’evangelista Giovanni che è il prototipo di ogni discepolo.
Il cammino della fede è assai dinamico e non può mai arrestarsi. Si cammina infatti verso la perfezione in un dinamismo di trascendimento sapienziale che deve essere sempre fatto sotto la potente mozione dello Spirito Santo.
Cristo Gesù può aiutare chi lo cerca con cuore sincero e lo sceglie come Maestro, chi è assetato di verità e decide di dimorare in lui per imparare da lui.
Se queste condizioni non si osservano, si esce dalla sequela e si cade nella tentazione di pensarsi una verità comoda e persino immorale. E questo vale per tutti, anche per i teologi che devono vigilare, giorno e notte, per non confondere la propria e altrui mente, come purtroppo fecero scribi e farisei al tempo di Gesù.
La Vergine Maria, Sede della Sapienza, ci aiuti nel nostro cammino quotidiano di conversione e metta nel nostro cuore l’anelito costante alla perfetta santità.
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