La parola di cui parliamo oggi è la parola con la lettera minuscola. Non è cioè la Parola di Dio, ma la parola che esce dalla bocca dell’uomo, in particolare del cristiano.
Anche questa è un dono grande che il Creatore fa alla creatura “fatta a sua immagine e somiglianza” (cf. Gn 1,26-27) e che dovrebbe servire per far risuonare nel mondo la volontà di Dio, la sua misericordia, la sua sapienza.
Purtroppo sappiamo che questo spesso non accade. Il cristiano – non parliamo dei pagani dai quali questo in qualche modo ce lo si potrebbe anche aspettare – usa le parola non per edificare il Regno di Dio, bensì per rallentarne e ostacolarne la crescita, se non addirittura per distruggerlo. Da operatore di pace diventa guerrafondaio. Da persona chiamata ad amare diventa persona che sa fare il male, lo studia, lo architetta, spesso alleandosi con altri che condividono i suoi intenti “assai discutibili”.
Anche in questa dinamica entra con prepotenza il serpente antico, la più astuta delle bestie selvatiche create dal Signore (cf. Gn 3,1), colui che ha deciso di ribellarsi al Creatore ed è per questo diventato angelo di tenebra.
È proprio lui che lavora molto bene, con arguzia strabiliante, e sa scegliere le persone giuste per metterle al posto giusto, che gli servono per seminare zizzania nei cuori e confondere le menti. Molti cadono in questa trappola infernale e si fanno suoi alleati, tanto da divenire a loro volta sorgenti di male. Il loro cuore – a volte lentamente, a volte in un batti baleno – si inquina con la falsità del peccato, e la parola che ne esprime la pienezza di tenebra diventa lancia affilata per trafiggere molti altri e farli strapazzare al suolo.
La parabola del buon grano e della zizzania questo dice, tra le altre cose. Ognuno deve scegliere come usare il dono della parola che ha ricevuto. Può usarlo per amplificare la volontà di Dio, il Vangelo, la Parola della salvezza, oppure può usarlo per amplificare la parola di satana, che sa distruggere interi casati.
Tutto dipende dal cuore di chi parla. Se il cuore è in Cristo, nello Spirito Santo, nel Vangelo, allora la parola è luce, verità, consolazione e balsamo di sapienza celeste. Se il cuore è impregnato della malvagità di satana, la parola è seminatrice di morte e distruzione. Questo non solo tra estranei. Anche tra persone che sono nate dallo stesso grembo materno.
Fa tremare quanto dice il libro del Siracide sulla capacità di devastazione impressionante della lingua malefica. Vale la pena rileggerne alcune espressioni per rendersene conto:
«Un colpo di frusta produce lividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa. Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua. Beato chi è al riparo da essa, chi non è esposto al suo furore, chi non ha trascinato il suo giogo e non è stato legato con le sue catene. Il suo giogo è un giogo di ferro; le sue catene sono catene di bronzo. Spaventosa è la morte che la lingua procura, al confronto è preferibile il regno dei morti. Essa non ha potere sugli uomini pii, questi non bruceranno alla sua fiamma. Quanti abbandonano il Signore in essa cadranno, fra costoro divamperà senza spegnersi mai. Si avventerà contro di loro come un leone e come una pantera ne farà scempio» (Sir 28,17-23).
La lingua malefica è potenza diabolica, strumento di morte che genera sofferenza indicibile in ogni dove. È più che miliardi di virus letali pensati in laboratorio o arsenali pieni zeppi di armi di distruzione di massa. È uno tsunami imprevedibile da cui nessuno potrebbe salvarsi con le sue sole forze.
Rincuora tuttavia la certezza che nasce da questo passo stupendo della Sacra Scrittura: la lingua malefica brucia come fiamma divorante, ma non ha potere sugli uomini pii, cioè su coloro che rimangono saldi nella volontà di Dio e che vogliono edificare il suo Regno.
Il cristiano che vuole servire il Signore e lavorare per la salvezza delle anime non deve temere. Una colonna di fuoco lo proteggerà da ogni pericolo e sempre il Buon Pastore interverrà prima che il lupo possa divorarne le carni.
Deve però stare attento a non uscire lui dalla volontà di Dio, a non lasciarsi risucchiare dal vortice della cattiveria e della malvagità, dal pensiero che il male si vince con il male e che la calunnia e la falsa testimonianza risolve i problemi.
La preoccupazione del cristiano deve essere una sola: custodire il proprio cuore nella santità più perfetta affinché ogni sua parola sia Parola di Spirito Santo, luce di verità, sapienza che dà a tutti la possibilità di salvarsi.
La Vergine Maria, Donna dal cuore puro e dalla parola soave, ci custodisca lontani dal male e parli Lei stessa attraverso di noi affinché ogni uomo di buona volontà venga conquistato e governato dalla sapienza di Cristo.
Clicca sul link seguente per la Liturgia della XVI Domenica del Tempo Ordinario (A)