La nostra opera missionaria non è vana – III Domenica di Quaresima (C)

La nostra opera missionaria non è vana – III Domenica di Quaresima (C)

«Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”» (Lc 13,8-9).

Il Signore chiede a ciascuno di noi di lavorare alacremente per la salvezza delle anime. Non possiamo starcene con le mani in mano mentre il mondo va alla deriva. Non per essere pessimisti, ma se apriamo gli occhi, se ci guardiamo attorno, possiamo constatare che sono tanti coloro che vivono lontani da Dio, dal suo santo timore che è radice della sapienza (cf. Sir 1,20).

Oggi si va diffondendo la moda assai triste e pericolosa di professarsi atei, e questo purtroppo anche tra gli adolescenti che sempre in numero maggiore la Domenica mattina non frequentano la Santa Messa. Nelle Parrocchie – nella stragrande maggioranza dei casi – mancano moltissime pecorelle all’appello nel giorno del Signore, soprattutto nelle fasce di età dei cosiddetti teenagers. Purtroppo anche tra le coppie di giovani sposi – quelle che cioè hanno da uno a dieci anni di Matrimonio – gli assenti sono numerosi.

Questi segnali non sono da trascurare e ci invitano a meditare seriamente. La lontananza dalla Mensa eucaristica, dal Sacramento della Confessione e dalla Catechesi, e il distacco dalla Comunità parrocchiale generano e alimentano una vera e propria malattia cronica della fede e favoriscono l’avanzare di una diffusa confusione a livello veritativo e morale.

Non c’è da meravigliarsi perciò se sono tanti gli alberi che non producono alcun frutto di vita eterna; sono piantati nel campo della Chiesa, è vero, ma è come se non lo fossero.  Il Signore – che è giusto e non solo misericordioso – non può certo essere contento di tali “alberi”, non li benedice né potrà accoglierli nella gioia del Paradiso alla sera della vita.

Ecco allora la funzione del cristiano, o meglio la sua vocazione. Costui deve imitare Gesù e procurarsi una buona zappa e un concime di prima qualità per porre rimedio a questo stato di cose.

Dobbiamo credere che la nostra opera missionaria non risulterà vana, se fatta bene e con ogni sapienza, e pertanto dobbiamo iniziare a lavorare con solerzia e grande entusiasmo nella Vigna del Signore.

La tentazione vorrebbe farci scoraggiare, vorrebbe farci pensare che non si può far nulla, che nessuno ascolta, che ormai i tempi sono cambiati e bisogna rassegnarsi a questo stato di cose, ma Gesù ha un altro pensiero e altri progetti su di noi.

Imbracciare le armi della luce e fare quanto è in nostro potere per produrre frutti buoni e aiutare gli altri a fare lo stesso è doveroso da parte nostra. In tal modo saremo simili a Gesù, che ha dato la vita per risanare la nostra umanità e irrorare il campo della Chiesa con il suo sudore e il suo sangue.

In tal modo contribuiremo affinché i lontani si facciano vicini e i vicini producano più frutto. La missione infatti non è solo per chi non frequenta la Parrocchia. È anche “ad intra”, cioè con e tra coloro che partecipano alla Santa Messa e alle diverse iniziative parrocchiali.

Non stiamo dunque a guardare! Diamoci da fare, ognuno secondo il proprio ruolo nella grande famiglia della Chiesa che è la nostra famiglia. Insieme, uniti, gli uni per gli altri, produrremo molto frutto e faremo sì che molti alberi infruttuosi inizino a produrre e siano salvati dall’essere tagliati per sempre sin dalla radice.

Ci aiuti la Vergine Maria, Madre della Chiesa e celeste Custode della Vigna del Signore.

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