La dimensione ecclesiale dell’evangelizzazione – XV Domenica Ord (C)

La dimensione ecclesiale dell’evangelizzazione – XV Domenica Ord (C)

Nella parabola del buon Samaritano, che siamo invitati a meditare in questa XV Domenica del Tempo Ordinario, vi è un particolare molto importante che non sempre viene messo in evidenza, e cioè che il malcapitato viene soccorso dal buon Samaritano, ma poi viene portato alla locanda – oggi tradotto con il termine “albergo”.

«Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui» (Lc 10,33-34).

Chiediamoci dunque: cosa rappresenta l’albergo? Di cosa si parla esattamente con questa immagine? L’albergo è immagine della Chiesa, e in particolare della Parrocchia.

Non sembri strana questa interpretazione, perché è proprio grazie ad essa che possiamo comprendere in che modo operare nell’ambito dell’evangelizzazione, se vogliamo salvare l’umanità dai briganti e far sì che tutti diventino partecipi della Redenzione operata da Gesù.

In altre parole questa parabola, tra le tante cose, ci insegna che non possiamo pensare di fare tutto noi perché chi ci è dinanzi possa essere salvato. La nostra opera è importante, necessaria, come lo è stata quella del Buon Samaritano, ma non è sufficiente. Bisogna che ci rivestiamo di santa umiltà e teniamo presente che l’evangelizzazione ha sempre una dimensione ecclesiale.

Un cristiano che opera da se stesso e per se stesso, senza alcun riferimento alla Chiesa e alla Parrocchia, non potrà mai servire il Cristo e non otterrà mai frutti di autentica conversione. Può anche fare grandi opere di carità, umanamente parlando, può incontrare ogni giorno mille persone, può impiegare tutte le sue forze giorno e notte, ma gli mancherà sempre la benedizione di Dio che vuole che tutto sia fatto con la Chiesa.

La sinergia e la collaborazione tra i cristiani – ovviamente ognuno opera secondo la propria vocazione, il proprio ministero e i propri specifici carismi – è componente necessaria della pastorale.

Per intenderci ciascuno di noi è chiamato a fare la sua parte per soccorrere l’uomo percosso dal peccato, avvolto dall’ignoranza di Cristo, divenuto vittima del serpente infernale, ma poi deve sempre condurre alla Chiesa. E questo per motivi evidenti, se ci pensiamo, che non possono essere trascurati.

È in Parrocchia infatti che c’è il “locandiere”, cioè il Sacerdote, che perdona i peccati, fa l’Eucaristia, ammaestra il popolo di Dio nello Spirito Santo verso la verità tutta intera, armonizza i carismi di ognuno per il bene comune, presenta a Dio le preghiere di tutti, è voce autorevole di Cristo Pastore.

Se un’anima non viene condotta in Parrocchia e non viene aiutata ad inserirsi in essa attivamente, la sua conversione non diventa santificazione, cammino verso la perfetta configurazione a Gesù. Tale configurazione, infatti, ha bisogno sia dell’ammaestramento nelle cose del Signore che è compito specifico del Sacerdote, sia della grazia sacramentale che nessun laico può farsi da solo.

Insistere sulla necessità di frequentare con assiduità la Parrocchia, in tutte e quattro le stagioni, è quanto mai urgente oggi, perché sono tanti i cristiani “acefali” che tendono a farsi un cammino di fede secondo il pensiero del mondo e non secondo il pensiero di Cristo. E questo succede inevitabilmente quando ci si separa dalla Chiesa – e in particolare dalla Parrocchia – o la si frequenta in modo occasionale, ballerino, senza costanza e senza serietà.

Da non dimenticare poi un’altra grande verità: nessuno di noi possiede tutti i carismi o può pensare di fare tutto per tutti. Il Signore ci ha creati, e lo Spirito Santo arricchiti dei suoi doni, in un’ottica di complementarietà che funziona solo nella comunione ecclesiale.

Nella storia della salvezza c’è chi semina, chi pota, chi zappa, chi innaffia…chi attrae, chi coinvolge, chi esorta, chi illumina, chi è simpatico…L’opera è una, le operazioni sono tante. Così, una stessa persona ha bisogno dei carismi di tanti cristiani, cioè della ricchezza particolare, unica e irripetibile che lo Spirito Santo ha riversato in ciascuno. Persino il sorriso o il benvenuto non è lo stesso se detto da uno piuttosto che da un altro.

Riscopriamo dunque la dimensione ecclesiale dell’evangelizzazione! E ricordiamoci che la Parrocchia è necessaria a tutti coloro che vogliono crescere in santità. Collaboriamo, stimiamoci a vicenda e uniamo i nostri carismi perché molte anime si salvino grazie alla perfetta comunione che regna tra noi.

Ci aiuti in questo la Vergine Maria, Madre della Chiesa, e ci insegni a lavorare insieme con umiltà e grande saggezza.

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