«In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano» (Mc 1,12-13).
I quaranta giorni nel deserto sono stati per Gesù un tempo di grande prova. La sofferenza fu tanta e le difficoltà assai numerose. Perciò Egli dovette impiegare tutte le sue forze, fisiche e spirituali, per non soccombere e uscire vincitore da quell’esperienza. Dovette anche lasciarsi avvolgere dalla grazia e dallo Spirito Santo con totale disponibilità di cuore e mente. La battaglia fu intensa e quanto mai delicata.
Ma tutto questo, che apparentemente sembra paradossale, è nell’ottica della fede un’attestazione del grande amore che il Padre dei cieli aveva ed ha per il suo Figlio unigenito. Non solo per lui; anche per l’umanità, per ciascuno di noi. Il tempo dei quaranta giorni nel deserto, infatti, erano necessari perché Gesù divenisse più forte e potesse così non solo iniziare ma anche portare a termine la sua missione salvifica e universale.
La Parola di Dio vale per tutti. Nessuno escluso. Anche e soprattutto per il Redentore e per i suoi discepoli che vogliono diventare in lui “redentori” dell’uomo:
«Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui» (Sir 2,1-6).
Il deserto e la sofferenza, legati anche alla tentazione, sono un crogiuolo attraverso cui bisogna passare per imparare di persona a confidare in Dio e non nelle proprie forze, nella sua grazia e non nei nostri mezzi umani che non possono mai vincere contro il principe delle tenebre.
Il Padre celeste ci ama e non vuole che noi rimaniamo succubi delle nostre paure, che pure ci sono, o ci lasciamo vincere dalla nostra fragilità connaturale. Non vuole neanche che ci lasciamo andare, pensando che la salita sia troppa ripida e noi non abbiamo la forza di salire in cima oppure cadendo nell’inganno di giustificare il peccato per non sconfiggerlo in ogni sua manifestazione.
È urgente più che mai che ci radichiamo sempre più nella fede in Cristo e ci alleniamo a invocarlo con insistenza nella preghiera. Bisogna che tutti cresciamo grandemente nella certezza che il Padre celeste non ci abbandona, e a tempo opportuno viene in nostro aiuto affinché non soccombiamo sotto i fendenti del nemico.
Il crogiuolo della prova sono serviti a Gesù per il suo più grande bene. Altrimenti non sarebbe stato lo Spirito Santo a sospingerlo verso l’esperienza del deserto e della tentazione.
Gesù doveva imparare sulla sua pelle, nella sua carne umana, quanto difficile è attraversare l’altro deserto, che è il deserto della vita, combattendo ogni giorno contro Satana e i suoi alleati, angeli e uomini, che sempre assaltano senza pietà il cuore dell’uomo e della donna per condurli a perdizione. Doveva altresì toccare con mano la malvagità del nemico che con astuzia insidia il giusto per inoculare nella sua mente il veleno della menzogna e del dubbio. Gesù doveva, nella sua vera umanità, sperimentare tutto questo, perché altrimenti si sarebbe scoraggiato e ritirato dopo poco tempo.
La stessa legge però vale per noi. È per tale motivo che non dobbiamo lasciare spazio alla paura e all’insicurezza. Bisogna piuttosto che diventiamo determinati, forti, coraggiosi, pronti a scendere in campo con le armi della luce e a viso aperto, anche noi sospinti dallo Spirito Santo come aquiloni nel cielo.
La fede dell’Apostolo Paolo deve essere la nostra fede: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? […] Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […] Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (cf. Rm 8,31-39).
Noi che vogliamo essere discepoli di Gesù dobbiamo fondare la nostra vita sull’amore di Dio, amore eterno, indistruttibile, delicato e onnipotente. In questo amore ci dobbiamo immergere. Da questo amore dobbiamo lasciarci conquistare e avvolgere, rimanendo saldi nel compimento della Sua volontà e vincendo così ogni sorta di tentazione.
E se abbiamo momenti difficili, non dimentichiamo di rifugiarci sotto il manto di misericordia della Vergine Maria, nostra Madre e Regina. Siamone certi: contro di Lei niente può il nemico ed è per questo che Ella saprà sempre come custodirci dai suoi attacchi e saprà lenire le nostre sofferenze e asciugare le nostre lacrime.
A Lei affidiamo la nostra vita, il nostro cuore, la nostra storia, il nostro deserto, le nostre speranze, il nostro presente e il nostro futuro! Non temiamo. Non rimarremo delusi in eterno.
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