La salvezza nasce dall’incontro della compassione di Cristo con la compassione dell’uomo. È questa la legge a cui sono obbligati tutti coloro che vogliono edificare il Regno di Dio:
«E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva» (Mc 1,29-31).
La suocera di Pietro viene guarita perché Pietro e gli altri, che sono con lui, intercedono per lei presso il Signore. Il loro cuore si mette in movimento e la loro fede li spinge a non abbandonarla alla sua sofferenza. Il miracolo si compie per la compassione degli Apostoli che in qualche modo imitano ciò che la Vergine Maria fece alle nozze di Cana.
Il Vangelo di questa V Domenica ci insegna che tutti possiamo fare tanto per coloro che il Signore mette sul nostro cammino. Siamo noi che dobbiamo parlare di loro a Cristo e dobbiamo intercedere perché Gesù si muova a compassione e li prenda per mano, li guarisca, apra i loro occhi, riscaldi il loro cuore e lo renda cuore di carne capace di amare.
Lasciare tutto a Dio è grande stoltezza. È sovvertire le regole e le dinamiche della Redenzione. Essa infatti è legata indissolubilmente all’Incarnazione e quindi all’umanità che vive nella storia e deve collaborare concretamente con l’Onnipotente.
Gesù – non lo dimentichiamo – è vero Dio e vero uomo. In lui terra e Cielo si sono congiunti in maniera mirabile e hanno operato in perfetta sinergia. Gesù ha consegnato la sua umanità al Padre, e il Padre ne ha fatto uno strumento eletto per la salvezza del mondo intero.
Senza la consegna della nostra umanità a Dio, la salvezza non si compie. E l’umanità si consegna prima di tutto nella preghiera, che deve essere anche preghiera di intercessione. Noi usiamo il nostro cuore, la nostra intelligenza, la nostra bocca per presentare a Gesù la storia di coloro che sono piagati nel corpo e nello spirito e Lui interviene e li salva. Non solo, molto spesso possiamo andare infinitamente oltre la preghiera e fare molto di più: un invito, una testimonianza, un dialogo sapiente, una carezza, un sorriso e mille altre cose che lo Spirito Santo ci può suggerire. Il principio da mettere nel cuore in questa Domenica è assai semplice: Gesù salva e guarisce tanti se noi presentiamo a lui la loro storia e ci mettiamo a disposizione perché Cristo possa operare attraverso di noi.
Il male della nostra società è l’individualismo che spesso diventa disinteresse dell’altro. L’altro spesso è considerato come qualcuno che deve cavarsela da solo: “Se si vuole salvare, si salvi da se stesso…io non gli dico nulla…io non posso fare nulla per lui…”. Pietro e i suoi amici non hanno pensato in questo modo, e la loro compassione ha quasi suscitato la compassione di Cristo. Tanto può il nostro amore quando è sincero, disinteressato, solerte.
Non abbondoniamo l’umanità! Non lasciamo soli amici e conoscenti, vicini e lontani! Intercediamo presso Gesù perché ancora oggi lui lenisca le sofferenze fisiche e spirituali di ogni uomo che vive su questa terra! Smuoviamo con la nostra compassione le fondamenta del Cielo!
La Vergine Maria, nostra Avvocata e Regina, ci aiuti nella nostra missione e ci insegni ad amare con il suo cuore di Madre.
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