La visione di fede

La visione di fede

Oggi più che mai è urgente che ognuno di noi abbia una visione di fede della vita, della storia, dell’uomo, del mistero che lo avvolge, della famiglia, della Chiesa, della sofferenza, della malattia, della gioia e del dolore, del presente, del passato e del futuro, di tutto insomma.

Solo così è possibile vedere oltre l’apparenza e cogliere il significato profondo di ciò che accade e di ciò che noi siamo chiamati a fare giorno per giorno.

Senza una visione soprannaturale della vita, si cade inevitabilmente nella banalità. Il mistero ci sfugge e sciupiamo le nostre giornate rincorrendo il nulla, per essere dal nulla divorati.

In tal caso faremmo anche noi la fine dei Giudei, che insultavano il cieco nato e con tutte le loro forze tentavano di rinchiuderlo nella più grigia delle immanenze.

Il miracolo era evidente e loro lo volevano negare. Il loro pensiero senza Cristo Gesù, doveva soffocare Cristo Gesù nelle coscienze. Il suo amore doveva essere cancellato. La sua onnipotenza offuscata dalla loro superbia satanica.

I Giudei tutto vedevano dalla terra e non dal Cielo. A loro non serviva un Dio con una volontà da manifestare al mondo, che invita alla conversione, che governa il Cielo e la terra con la sua sapienza imperscrutabile.

Signori del creato, dell’uomo e della sinagoga dovevano essere loro. Gli altri non avevano diritto di parola. Dovevano soltanto sottomettersi al loro peccato, alla loro vana stoltezza, alla loro cattiveria e malvagità. Veramente triste era la loro condizione.

Ma i superbi non possono vincere contro il Signore. Lui permette che per un tempo finito si illudano di aver vinto, ma al momento opportuno tutto cambia, e nessuno può negare l’evidenza del suo intervento prodigioso. Chi lo nega può ricorrere solo alla falsità, alla minaccia, all’ingiuria, mostrando con le sue opere che non cammina nella luce, ma nelle tenebre. E di tutto ciò che dice e fa dovrà rendere conto al Giudice supremo che è Cristo Signore.

«Il cieco nato rispose dunque ai Giudei: “Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”» (Gv 9,30-33).

Il cieco nato è immagine viva di tutta l’umanità, che ha bisogno di un’altissima visione di fede. O l’uomo guarda ogni cosa con gli occhi dello Spirito Santo e con il Vangelo nel cuore oppure la vita diventa opaca, triste, senza senso. È una vita sciupata, dilapidata e sfigurata nella sua celeste bellezza.

Il cieco nato ci insegna che quando passa Gesù e apre i nostri occhi con il suo tocco onnipotente, niente è come prima.

La vita diventa assai preziosa. Essa è un dono ricevuto dall’Alto, ma che non può essere tenuto per sé. Essa deve essere donata al Padre celeste, a Gesù Signore, allo Spirito Santo, alla Vergine Maria perché ne facciano ciò che vogliono.

Nella fede la vita diventa solo e soltanto un’occasione preziosa per amare, per donarsi a Dio, in Cristo, per la salvezza dell’umanità intera.

Chi guarda ogni cosa alla luce della fede non è più cieco. Sa che la vita non è sua. È del Signore, e a lui va donata vivendo in pienezza la sua volontà, realizzando la particolare vocazione che lui ha scritto nell’essere di ogni uomo.

La visione di fede, dono da chiedere sempre allo Spirito Santo, rende chi la possiede discepolo appassionato di Gesù Maestro e testimone coraggioso del suo amore che salva. Con essa, nulla importa più di essere perseguitati, scacciati dalle sinagoghe degli uomini, derisi e insultati dalle loro cattiverie, messi al bando e offesi nella propria dignità.

Uno solo è il desiderio del cuore: far sì che Cristo trionfi, che la sua luce diradi le tenebre, che il suo amore crocifisso sconfigga il male in tutte le sue forme.

Tutti siamo chiamati ad imitare il cieco nato. Dobbiamo chiedere a Gesù che apra i nostri occhi e ci doni un’altissima e perfetta visione di fede.

Anche noi dobbiamo però andare alla piscina di Siloe, la sua Chiesa, e lasciare che sia lei a lavarci con l’acqua della grazia e della verità di cui è custode e dispensatrice. Da soli non possiamo farcela, perché il divin Maestro ha deciso di affidare alla Chiesa tutta l’umanità.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione e nostra celeste Protettrice, ci aiuti, ci assista e ci ottenga il coraggio apostolico di quanti decidono di donare pienamente la propria vita al suo Figlio Gesù.

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