Amore che nutre

Amore che nutre

Il Signore che ci chiama a realizzare il particolare progetto di amore che ha pensato per noi sin dall’eternità ci dona anche tutti quei mezzi di grazia necessari per compiere una tale opera.

E questo fa giorno per giorno, istante per istante, senza mai distrarsi e senza mai venire meno, con quella sapienza e puntualità che gli sono proprie. Nella sua provvidenza interviene al momento opportuno e trova la via perfetta per venire in nostro aiuto e rendere possibile il cammino della nostra conversione e santificazione.

Il Padre celeste, che è misericordioso e giusto, se siamo di buona volontà e ci sforziamo di obbedire alla sua santa Legge, passando attraverso la porta stretta del Vangelo (cf. Mt 7,13-14), non ci fa mancare nulla e «ci sazia con fior di frumento» (Sal 147,14).

Il suo amore è amore che nutre, che si prende cura di noi come una madre con il suo bambino, con occhio vigile e cuore grande, premuroso e lungimirante.

Egli infatti conosce la nostra condizione umana. Sa che siamo fragili, impastati di creta friabile, inclini alla stanchezza e persino allo scoraggiamento, purtroppo sempre tentati dal nemico che vuole la nostra rovina e conosce bene i nostri punti deboli.

Ecco perché prepara per noi «un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Is 25,6). Prepara ciò di cui abbiamo bisogno per diventare forti, capaci di portare il peso della croce e di combattere con ardore la battaglia per non venire meno nel difficile cammino nel deserto che dobbiamo percorrere verso la Terra promessa.

Bisogna che mai dimentichiamo che Dio è per noi come aquila che veglia dall’alto sulla sua nidiata, perché altrimenti è facile cadere nello sconforto quando le difficoltà della vita avanzano e ci mettono alla prova. Bisogna che mai dimentichiamo che siamo preziosi ai suoi occhi e che il suo aiuto mai viene meno.

Ma come ci nutre il Padre celeste? A cosa pensa e ha pensato sin dall’eternità per noi suoi figli, bisognosi di grazia e di misericordia?

Sono convinto – e credo lo sia anche tu che leggi – che l’Alimento per eccellenza che è dato a noi perché nutriti diventiamo forti e determinati nel compimento del bene è l’Eucaristia. Possiamo dire, senza sbagliare, che Essa è l’Amore che nutre, che fortifica, che rende capaci di amare in modo totalizzante e perfetto.

L’Eucaristia è Gesù stesso, il Figlio del Dio Altissimo, che si fa per noi, sugli altari di tutto il mondo, Cibo di vita eterna e Bevanda di salvezza. Essa è il meraviglioso prodigio dell’onnipotenza divina, il più grande miracolo che si compie dinanzi ai nostri occhi ogni volta che il Sacerdote pronuncia sul pane e sul vino le parole della consacrazione.

Prodigio più grande, più mirabile, più perfetto non esiste e mai esisterà. Noi mettiamo sull’altare “il frutto della terra e del lavoro dell’uomo” e senza alcun merito riceviamo in cambio il Corpo e il Sangue di Cristo Gesù, nostro Creatore e Redentore, nostro Signore e nostro Maestro, nostra Pace, Vita e Resurrezione.

Se meditassimo sul mistero ineffabile dell’Eucaristia, le nostre gambe tremerebbero e il nostro cuore esulterebbe di gioia vera per il Dono che riceviamo, ma soprattutto ci accosteremmo in modo più santo a questo Sacramento per trarre il massimo beneficio dalla sua potenza che trasforma e redime.

Diceva bene San Pio X quando affermava che «se gli Angeli potessero invidiare, ci invidierebbero la Santa Comunione». Loro vedono tutto con occhio puro e sanno bene chi è Colui che teniamo tra le mani e poi mangiamo, Colui con il quale abbiamo la grazia di entrare in una perfetta comunione di vita tanto da divenire con Lui un unico mistero di amore.

Gli Angeli ci invidierebbero la Santa Comunione perché sanno che è grazie ad Essa – se la si mangia con le giuste disposizioni – che si diventa gradualmente conformi a Gesù. Quel processo che inizia il giorno del Battesimo si compie nel tempo con l’Eucaristia. Da persone fragili, superbe, prepotenti, arroganti, rancorose, pigre e colmi di vizi di ogni genere, si diventa forti, umili, coraggiosi, miti, capaci di perdono impossibile, zelanti, obbedienti allo Spirito Santo e colmi di ogni virtù.

L’Eucaristia è veramente l’Amore che nutre. È l’Amore che si fa olocausto dinanzi ai nostri occhi per trasformare la nostra misera umanità e ricolmarla di onnipotenza.

Tocca a noi, a ciascuno di noi, accogliere questo Dono dal valore inestimabile, custodirlo nel cuore, farlo fruttificare all’inverosimile, con un impegno costante che coinvolge tutto il nostro essere e una preghiera che mai si stanca al fine di diventare veramente nuove creature in Cristo Gesù.

Va detto infatti che il Dono è dato, ma questo non basta se poi non lo si mangia e non lo si beve, se si rimane indifferenti e lontani, se si pensa stoltamente di potersi dissetare attingendo in cisterne screpolate e piene di fango, quali sono quelle costruite da  mani d’uomo (cf. Ger 2,13).

Non lo dimentichiamo: “Tutti i passi che uno fa per recarsi ad ascoltare la Santa Messa sono da un Angelo numerati, e sarà concesso da Dio un sommo premio in questa vita e nell’eternità” (Sant’Agostino d’Ippona). E il premio è uno solo: la perfetta conformazione del proprio essere a Cristo Gesù, Uomo forte che vince il male e che ama nel dono totale di sé fino alla fine dei suoi giorni.

La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci prenda per mano e ci ottenga la grazia di un cuore eucaristico e riconoscente, umile e povero in spirito, zelante nelle opere buone e che arde della divina carità crocifissa.