Una Chiesa credibile che sa amare

Una Chiesa credibile che sa amare

La credibilità è necessaria alla Chiesa affinché essa possa svolgere la sua missione di salvezza in modo efficace.

Una Chiesa credibile infonde fiducia e aiuta quanti sono dinanzi a lei ad aprirsi alla fede e a lasciarsi conquistare da Gesù Signore. Una Chiesa non credibile sciupa invano le sue energie, si affanna giorno e notte e non converte nessuno.

Sulla credibilità bisogna riflettere e per acquisirla bisogna lavorare con grande zelo, perché da essa dipende la capacità di non rendere vana la croce di Cristo.

Ma cosa fare per essere credibili? Come far sì che chi ci ascolta quando parliamo decida di lasciarsi avvolgere dalla grazia di Dio?

Gesù stesso ci dona la risposta nel Cenacolo: bisogna che nella Chiesa, tra i suoi membri, regni l’amore vero, quello che il divin Maestro ci ha insegnato e mostrato. Questo amore bisogna comprendere e vivere, costi quel che costi, se non si vuole essere una Chiesa inutile a Dio e agli uomini.

L’amore a cui la Chiesa è chiamata infatti è la testimonianza più eloquente di cosa la grazia di Dio sappia e possa fare in un uomo, in una donna, in una comunità. Esso è frutto dell’onnipotenza dello Spirito Santo che nessuna mente umana, nessuna scienza, nessuna forza terrena potrà mai eguagliare.

L’amore vero non è della natura superba e concupiscente dell’uomo vecchio, ferito dal virus del peccato originale e schiavo delle passioni disordinate. Costui è capace di odiare, di vendicarsi, di curare i propri interessi, di seminare veleno nei cuori con il pettegolezzo, la calunnia e la maldicenza, di fare guerre di ogni genere, ma non è certamente capace di dare la vita perché il mondo si salvi in Cristo unico Redentore e Signore della storia.

L’amore vero nasce dal cuore di carne che solo lo Spirito Santo può donare a colui che crede in Cristo, mentre lo fa ogni giorno di più, se lui lo vuole, nuova creatura.

Una Chiesa che ha nel suo seno figli e figlie che sono concordi tra loro, lavorano in armonia, si sorreggono vicendevolmente, si lavano i piedi gli uni gli altri, mettono da parte tutto ciò che crea divisione e inimicizia, vivono il Vangelo con sapienza è la Chiesa che può continuare la missione di Gesù. È la Chiesa in cui regna lo Spirito Santo e che fa la differenza tra chi dice e non fa e chi invece dice e fa, tra chi lascia l’uomo nella schiavitù del male e chi invece lo rende libero.

È quanto mai urgente adoperarsi in questa direzione, altrimenti continueremo a lasciare il mondo nelle tenebre, perché nessuno crederà al Vangelo che annunciamo.

Adoperarsi significa evangelizzare prima di tutto la Chiesa stessa, cioè i fedeli che frequentano la Santa Messa e partecipano alla Catechesi. Sono proprio i collaboratori più stretti e i cristiani che animano le nostre Parrocchie che vanno curati un po’ di più, senza dare per scontato che siano già edotti nella conoscenza del mistero di Cristo e perfetti nell’amore.

Sinceramente penso che con troppa facilità pensiamo che la missione della Chiesa sia solo quella verso i lontani, verso le pecorelle smarrite che camminano nei meandri di questo mondo secolarizzato. Questa missione va fatta, è vero, ma non è l’unica missione.

Pensare ai lontani e trascurare i vicini è un grave errore. I vicini infatti sono le prime pecorelle che il Signore ci affida e se noi non le curiamo, come possono crescere e raggiungere le vette più alte della santità? Il cammino è lungo per tutti e la tentazione di sentirsi arrivati è sempre alla porta del cuore.

Sono proprio i fedeli a noi vicini che devono essere aiutati a vivere il Vangelo ogni giorno di più in quel dinamismo della fede che mai si deve arrestare. Noi pastori li dobbiamo aiutare e loro si devono lasciare aiutare.

Se non si cresce nelle virtù e nell’amore vicendevole, se non si estirpano gelosie e vanagloria, se non la si smette di ostacolare o addirittura soffocare i carismi altrui per far trionfare il proprio ego, quale amore vero potremo noi mostrare al mondo come Chiesa di Gesù Cristo?

Il mondo non è stupido. Vede molto bene e si accorge se tra noi che frequentiamo le Parrocchie ci vogliamo bene oppure ci facciamo la guerra, se siamo uniti o se fomentiamo divisioni e fazioni di ogni genere.

Lavorare ad intra, spendere tempo per favorire e coltivare la santità di coloro che abbiamo accanto è cosa buona e giusta, è mentalità che la Chiesa deve fare sua per non rischiare di perdere tutto per rincorrere i lontani mentre non ha neanche i vicini.

Che la Vergine Maria ci aiuti, pastori e fedeli, a camminare verso la perfezione dell’amore vicendevole affinché il mondo creda che vale la pena essere discepoli di Gesù e donare a lui il proprio cuore.

Clicca sul link seguente per la Liturgia della V Domenica del Tempo di Pasqua (C)