Quanta pazienza il Signore ha avuto con San Tommaso (cf. Gv 20,1-31) e quanta ne ha con noi!
Quante volte e in quanti modi ci cerca, intercetta la nostra fragile esistenza, bussa alle porte del nostro cuore affinché gli apriamo e la smettiamo di chiuderci nei nostri pensieri avvolti da infinita stoltezza!
Quante volte, nonostante la nostra testarda caparbietà, non si stanca di amarci!
Quante volte ci perdona, quando torniamo a lui pentiti, mentre meriteremmo di essere abbandonati alle conseguenze amare del nostro peccato!
E tutto questo fa perché impariamo a fidarci di lui, a credere che solo la sua Parola è Parola che salva, ad abbandonarci al suo amore che vuole solo il nostro più grande bene!
La pazienza è un aspetto centrale della misericordia a cui è dedicata la Domenica in Albis per volontà di San Giovanni Paolo II.
Essa è virtù assai rara, difficile, a volte quasi impossibile, ma sempre necessaria per coloro che vogliono edificare il Regno di Dio e divenire, giorno per giorno, ad immagine di Gesù Signore.
La pazienza è con se stessi, con la propria umanità che sempre va portata a redenzione e che spesso fa sentire tutto il suo peso. Ed è anche con gli altri, chiunque essi siano: parenti e amici, vicini e lontani, colleghi di lavoro ed estranei, genitori e figli, mariti e mogli, Parroci e fedeli.
Infatti tutti abitiamo un corpo ferito dal peccato originale e attuale e perciò, bene o male, invece di aiutarci vicendevolmente a camminare con serenità sulla via di Dio, non di rado diventiamo “fastidiosi”, per il carattere difficile che tutti abbiamo o per i mille altri difetti che avvolgono la nostra esistenza.
Gesù però ci insegna che la pazienza è possibile. Lui ne ha avuta tanta con i suoi discepoli che non erano per nulla perfetti, e ci chiede di averne gli uni con gli altri.
I discepoli erano di buona volontà, almeno in generale, ma avevano ancora il cuore di pietra e la mente di bronzo. Erano difficili da convincere. Refrattari ad accogliere la Parola del divin Maestro, conquistati dai pensieri del mondo e succubi di una natura quanto mai fragile e volubile.
Il Padre dei cieli non ha dato a Gesù discepoli già santi. Glieli ha affidati perché lui, con tanta misericordia e pazienza, li santificasse, versando il suo sangue giorno per giorno e poi dal duro legno della croce.
Se così è stato per Gesù, non dobbiamo noi lamentarci se per noi è la stessa cosa! È vero, vorremmo la perfezione in quanti ci stanno accanto, ma la perfezione non esiste. È un orizzonte, un traguardo sempre da raggiungere, ma non un punto di partenza.
Questo vale in Parrocchia, nella società e persino in famiglia, tra marito e moglie, cioè tra persone che si sono scelti vicendevolmente per amore e liberamente e sono diventati, in virtù del Sacramento del Matrimonio, una sola carne, un unico soffio vitale (cf. Mal 2,15-16). Eppure esiste la coppia perfetta? Non lo so, ditelo voi. A me non sembra, almeno per quanto di dice in giro.
Ma dove trovare la pazienza? Vi è forse un negozio dove si può acquistare anche a peso d’oro? Ohimè, di questi negozi non ne esistono sulla faccia della Terra, poiché la pazienza non è dell’uomo. Non ce l’ha nella sua natura né la può produrre, nonostante i progressi scientifici sempre più avanzati.
La pazienza va chiesta ogni giorno, ogni istante, allo Spirito Santo perché lui la riversi in noi dal cuore di Cristo squarciato sulla croce. Bisogna pregare tanto, anzi tantissimo, e implorare giorno e notte questa grazia tanto preziosa che solo il Signore ci può donare. Questo vale per tutti, senza sconti per nessuno.
La pazienza però è anche figlia della carità, anzi è la prima nota della carità secondo quanto riferisce l’Apostolo Paolo: «La carità è paziente…» (1 Cor 13,4). Questo non va dimenticato, altrimenti sono guai per tutti.
Solo se la carità arde nel cuore come fuoco divorante si può essere pazienti. Pertanto nella carità – che è poi l’amore perfetto – bisogna crescere ogni giorno, rinnegando se stessi, prendendo la propria croce e combattendo con volontà risoluta contro ogni tentazione che vorrebbe farci scoraggiare e cadere dalla fede.
Si cresce nella carità e di riflesso si cresce nella pazienza, perché si cresce nel desiderio di conquistare anime a Gesù mentre ci si lascia conquistare da lui.
E nei momenti più difficili bisogna rifugiarsi tra le braccia dolcissime di Maria, nostra Madre e Regina. Ella saprà come rendere il nostro cuore mite e paziente, ricco di misericordia e sempre pronto a dare tutto perché la luce trionfi sulle tenebre e l’amore sull’odio.
A lei, dunque, affidiamo i nostri buoni propositi e in lei confidiamo sempre, senza temere nulla, perché chi confida nella Vergine Maria non rimane deluso in eterno.
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