Le parole del Vangelo di questa Domenica sono particolarmente forti e quasi ci mettono in crisi, perché chiedono a ciascuno di noi una totale libertà, da tutto e da tutti, che apparentemente cozza con le leggi naturali della nostra condizione umana.
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».
Si parla infatti di un vero e proprio sconvolgimento delle relazioni affettive più ovvie, che sono quelle familiari, tra marito e moglie e tra genitori e figli. Così come anche dell’amore per la propria vita, che è il bene primario che tutti dobbiamo custodire e che sembra essere contraddetto e negato.
Gesù non lascia spazio a dubbi. Dice con tutta chiarezza che chi vuole essere suo discepolo deve dare a lui il primo posto. La sua volontà, i suoi desideri, i progetti che lui ha su di noi devono avere la precedenza su tutto il resto. Niente e nessuno deve impedire al discepolo di seguire il Maestro. Niente e nessuno deve essere di ostacolo quando si tratta di fare la Sua volontà, di percorrere le vie che Lui ha scelto per noi.
La libertà intesa in questo senso non è certamente quella che oggi viene insegnata o pretesa, ma è quella vera, l’unica e la sola che esiste. Essa è la libertà che ha un legame perenne e sempre attuale con la volontà di Dio. È libertà intrisa di soprannaturale trascendenza, e per tale motivo può essere compresa e vissuta nella sua celeste bellezza solo in un’ottica di fede.
Nel pensiero di Cristo non è libero chi fa ciò che vuole, ma colui che è capace di obbedire allo Spirito Santo in ogni istante, in ogni situazione, in ogni condizione esistenziale, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, quando il mare è calmo e quando infuria la tempesta, quando si è circondati da gente simpatica e quando si vive il mistero della persecuzione, quando il terreno è spianato e quando le acque del Mar Rosso sono chiuse.
La libertà cristiana è finalizzata alla perfetta obbedienza e non è concepibile senza il perenne riferimento ad essa.
Non dobbiamo scandalizzarci per la durezza delle parole di questo Vangelo, perché Gesù, con la sua vita, ci ha insegnato questa libertà. Pensiamolo al Tempio a Gerusalemme quando aveva dodici anni. Gesù rimase tra i dottori perché così il Padre suo gli aveva comandato, pur sapendo che Maria e Giuseppe avrebbero conosciuto l’angoscia del cuore per questa sua decisione. Il dolore dei suoi genitori non lo condizionò né lo fece indugiare per un solo istante. Così sul Calvario, Egli non si lasciò vincere dal dolore dei chiodi, dagli insulti e dagli sputi. Rimase sulla croce fino alla fine e morì crocifisso, perché questo gli era stato comandato di fare dal Padre suo.
Gesù è l’uomo libero per eccellenza, il più libero tra tutti quelli che sono nati e nasceranno. Mai nessuno e niente gli ha impedito di portare a compimento la missione affidatagli, cioè di amare secondo verità e giustizia.
Una libertà intesa in tal maniera, intrisa di soprannaturale trascendenza e finalizzata alla perfetta obbedienza a Dio, è oggi follia per la nostra società scristianizzata e annegata nell’immanenza. Oggi è detto libero chi fa ciò che vuole, chi non ha alcuna regola morale, chi fa trionfare il suo pensiero e i suoi interessi.
Ma questo tipo di libertà non è libertà. È libertinaggio che mortifica l’uomo e nega la sua natura creata a immagine e somiglianza di Dio, cioè intrinsecamente legata al suo Creatore e Redentore. L’uomo si realizza se è libero di obbedire al suo Signore e se lo ama con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le forze.
Confondere la libertà con il libertinaggio, smarrire la dimensione soprannaturale che l’uomo porta scritta nel suo essere, ridurlo ad un animale intelligente o ad un grumo di cellule evolute, è offendere l’uomo, perché è privarlo della sua grandezza, unicità e bellezza.
È compito di noi credenti, di noi che vogliamo essere discepoli di Gesù, scegliere di amare il nostro Maestro con cuore sincero, di portare la nostra croce con coraggio, di proseguire nel nostro cammino verso la perfetta conformazione a lui.
Con la sua grazia ce la faremo, e mentre questo accadrà il mondo potrà contemplare in noi il volto della vera umanità: libera, obbediente al suo Signore, intessuta di amore e portatrice di salvezza e pace.
La Vergine Maria, nostra celeste Protettrice, ci prenda per mano e ci sostenga nei momenti in cui la croce si fa più pesante affinché perseveriamo sino alla fine.
Clicca sul link seguente per la Liturgia della XXIII Domenica del Tempo Ordinario (C)