Ognuno di noi desidera nel profondo del suo cuore di essere felice, di assaporare quella gioia piena che solo il Signore può donarci e che sentiamo scritta nelle fibre del nostro essere come nostra perenne vocazione.
Tuttavia la felicità non è un’emozione vaga né una conquista dell’uomo o una sua “creatura”. È vero dono di Dio e al contempo frutto dello Spirito Santo che opera in coloro che cercano il Signore con cuore sincero e coscienza retta, sforzandosi ogni giorno di camminare nella Sua volontà.
Lo aveva capito bene Sant’Agostino, uomo che prima della sua conversione ha percorso vie di perdizione e ha fatto tanti errori. Famose sono le sue parole che tutti noi dovremmo credere come vera Parola di Dio, senz’alcun indugio: «Ci hai creati per te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te» (cf. Confessioni, 1,1.5).
La felicità è armonia dell’essere, ricomposizione di ciò che siamo e che il peccato frantuma con la sua potente virulenza.
La felicità è azione misteriosa della grazia di Dio, che rigenera l’uomo e la donna e li plasma lentamente ad immagine di Cristo, Modello di umanità nuova e redenta.
Per tale motivo essa non è mai raggiunta quando si è lontani dalla casa del Padre e si convive con la trasgressione della sua Legge, dei suoi Comandamenti e della sua volontà.
Pretendere di essere felici e volere al contempo navigare nel mare del peccato è grande stoltezza, è contraddizione in termini, è pura utopia. Questo bisogna ammettere e questo bisogna gridare al mondo di oggi che non di rado vuole estirpare Cristo dai cuori pensando che questa sia la soluzione ai problemi esistenziali dell’uomo.
Cristo non è la causa delle nostre angustie. È il nostro Salvatore, la nostra salvezza, la nostra felicità. Ma Cristo ha bisogno della nostra fede per poterci salvare e rendere felici. Anche in questo caso è Sant’Agostino che ce lo fa comprendere con la stupenda preghiera che così recita: «Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile, e di’ all’anima mia: “La salvezza tua io sono”. Rincorrendo questa voce, io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto. Che io muoia, per non morire, per vederlo» (cf. Confessioni, 1,1.5).
Sant’Agostino non era felice da peccatore impenitente. Lo è diventato da Santo. Così noi: non possiamo essere felici se non nella misura in cui moriamo a noi stessi per accogliere e vivere in pienezza la volontà di Dio.
Gesù è la nostra salvezza, di ciascuno di noi, e in quanto tale è la fonte della nostra felicità. Tuttavia Egli ci salva liberandoci dal peccato, estirpandolo dal nostro cuore, dalla nostra anima, dalla nostra mente e dal nostro corpo.
E se è vero che la volontà di Dio a volte è dura da digerire, è un boccone aspro e una medicina amara, è vero anche che se la “ingoiamo” lo Spirito Santo guarirà la nostra natura malata, inferma, fragile e succube della tentazione.
È una battaglia impegnativa, ma tutti possiamo vincerla se abbiamo una fede forte nella Parola del Signore, l’unica che non passa in eterno e rimane stabile per sempre (cf. Mc 13,24-32).
Un’altra cosa è utile dire in questa sede sulla felicità prima di concludere: siamo colmi di gioia e sperimentiamo la pace del cuore nella misura in cui ci dedichiamo al Signore e a curare i suoi interessi.
La felicità nasce dal donare Cristo agli altri, dal far sì che il suo Regno si estenda sino agli estremi confini della terra, dal fare bella la Chiesa e in particolare la propria Parrocchia, dall’aiutare quante più persone possibili a conoscere e accogliere Gesù come unico Salvatore dell’uomo e il suo Vangelo come unica Parola di vita eterna.
Nell’egoismo, nella cura spasmodica dei propri interessi, nel totale disinteressamento delle cose del Cielo, nella pigrizia che uccide ogni missionarietà, non si può essere lieti. Il mondo con i suoi inganni ci divora e il Signore non ci benedice perché nulla facciamo per quanti lui ha messo al nostro fianco come anime da salvare.
Vale la pena allora recitare con fede la stupenda preghiera di Colletta di questa Domenica per ottenere la grazia di fare tutto ciò che ci compete per amore di tanti nostri fratelli e tante nostre sorelle che incontriamo nel nostro pellegrinaggio terreno: Il tuo aiuto, Signore Dio nostro, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura.
Che Gesù Maestro ascolti l’invocazione di tutta la Chiesa e la Vergine Maria, nostra potente Soccorritrice, ci ottenga un cuore libero da ogni peccato e sempre pronto a dedicarsi a Cristo e ai suoi interessi nella vita di tutti i giorni.
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