Altra virtù necessaria per far gioire Gesù che nasce è la cura dei particolari, l’attenzione ai dettagli, alle piccole cose.
Non possiamo essere superficiali, fare un’opera abbozzata, arrangiata alla meno peggio. Il Bambino che nasce a Betlemme non è uno tra i tanti. È il Creatore e il Redentore dell’uomo, e perciò merita il meglio. Veramente a Lui dobbiamo dare tutto di noi stessi, senza risparmiarci in nulla. Noi viviamo grazie alla sua misericordia, e tutto ciò che di buono abbiamo e riusciamo a fare è elargizione benevola della sua grazia.
La cura dei particolari dice la misura del nostro amore per Gesù, della nostra riconoscenza e gratitudine verso di lui. Dice quanto Gesù è prezioso per noi, quanto siamo disposti a sacrificarci per essere a lui graditi e per non recargli dispiacere. Dice anche la nostra fede nel suo essere l’unico Salvatore del mondo.
La cura dei particolari fa anche la differenza tra chi è strumento di salvezza e chi invece non lo è. Gli altri ci vedono, ci ascoltano, ci scrutano nel nostro modo di agire e di relazionarci, e si accorgono se siamo luce o tenebra, se ci teniamo veramente a costruire la capanna a Gesù oppure se stiamo recitando un copione di teatro.
Esempio mirabile, che ci fa comprendere bene il tema di oggi, è la Vergine Maria. Ella, avendo conosciuto dall’Angelo Gabriele il progetto di Dio su di Lei, subito chiese cosa dovesse fare per donare tutta se stessa, senza riserve, al Figlio dell’Altissimo. È questo il significato profondo delle sue parole: «Com’è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1,34).
Maria non volle mettere nulla di suo nel mistero insondabile che si doveva compiere in lei, e per non sbagliare neanche una virgola chiese il da farsi. L’attenzione ai particolari della Fanciulla di Nazareth fu assai meticolosa. Perché la salvezza si compisse per mezzo suo non si poteva fare nessun errore. Anche una piccola svista avrebbe pregiudicato ogni cosa e vanificato l’opera dei tanti giusti e martiri dell’Antico Testamento.
La Vergine Madre è per noi Maestra da cui lasciarsi istruire al fine di imparare a servire il Signore in santità e giustizia. Come Lei, anche noi dobbiamo essere responsabili, diligenti, accorti oltre ogni misura.
Non possiamo fare le cose del Signore con superficialità e approssimazione. Non possiamo dedicare a Lui lo scarto delle nostre giornate. Non possiamo lasciare le Parrocchie come terra incolta. È necessario eliminare tutte le distrazioni e le attività vane, che divorano il tempo che ci è dato da vivere, per dedicarci alla costruzione della capanna di nostro Signore.
Uno dei mali più pervasivi nella Chiesa – diciamolo con onestà – è che si fanno male le cose che il Signore ci chiede di fare. Ci si perde in mille discorsi vani, si dà la colpa ai tempi che sono cambiati o ai metodi che devono essere aggiornati, ma la verità è che quel che si fa, si fa senza fede e senza amore.
Non si crede abbastanza nella potenza di conversione del Vangelo, non lo si conosce, non lo si vive, non lo si annuncia. La Santa Messa è spesso celebrata e vissuta male. La Catechesi è trascurata. Le relazioni con gli altri sono ridotte a relazioni di puro immanentismo. Basterebbe poco per fare la storia una storia di salvezza, e invece tutto è fatto per approssimazione e con molta trascuratezza.
Possiamo cambiare però. Basta volerlo e amare un po’ di più il Bambino che nasce a Betlemme.
Ci aiuti la Vergine Maria, insieme a San Giuseppe, che hanno dato il meglio di se stessi e hanno curato ogni cosa nei minimi particolari.
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