«Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?» (Mt 6,30).
Oggi viviamo in una società in cui l’affanno e lo stress sono all’ordine del giorno, potremmo dire che sono alla moda. Si corre di qua e di là senza fermarsi un momento e si finisce per perdere la serenità e farla perdere agli altri. Il cuore di molti è simile ad un mare in tempesta: non si è mai contenti di ciò che si ha e ci si lascia sconquassare mente e cuore dal vento impetuoso di mille pensieri che sono più possenti di un uragano. A tutto questo si aggiunge un contesto sociale crudele che da un lato fomenta il desiderio dell’impossibile e dall’altro – ovviamente – non è capace di saziarlo. Tanta pubblicità che riempie il web, la TV, le strade e ogni altro luogo in cui viviamo è un esempio di questo cultura della morte. Dovremmo riflettere ed evitare di cadere nelle mille trappole che ci vengono tese giorno per giorno per la nostra rovina!
Il Vangelo di questa Domenica ci viene in aiuto e si manifesta come un grande atto di misericordia che Gesù ha verso di noi. In esso ci è data una visione sublime della vita che libera il cuore e lo rende leggero, capace di assaporare l’essenziale e rigettare tutto ciò che è vano. È la visione di fede che nasce dalla sua Parola e con essa si alimenta giorno per giorno.
Gesù ci invita a credere fermamente che abbiamo nel Cielo un Padre onnipotente e misericordioso che si prende cura di noi e sa come provvedere perché non manchi nulla alla nostra vita. Egli sa di che cosa abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo perché ci conosce uno per uno, più di quanto noi conosciamo noi stessi. Sin dall’eternità ci ha pensati come un prodigio e nel tempo che scorre non ci lascia soli. Noi possiamo dimenticarci di lui, ma lui non si dimentica di noi (cf. Is 49,15) perché i nostri nomi sono scritti nel suo cuore e i nostri volti sono impressi nei suoi occhi.
Se siamo affannati, insoddisfatti, inquieti, delusi dalla vita, è perché viviamo come se non avessimo un Padre nel Cielo e soprattutto come se lui non avesse mai parlato. Ci dimentichiamo di lui, non lo invochiamo con fiducia, non lo ascoltiamo e ci lasciamo conquistare da filosofie che nulla hanno a che fare con il Vangelo che ci è stato rivelato nel suo Figlio unigenito, Gesù Cristo.
Quanta gente ad esempio – parliamo di battezzati – crede nell’Oroscopo, nei cartomanti e nelle cartomanti, nella Dea bendata e in una superstizione pericolosissima fatta di segni assurdi, muti e contraddittori? Quanta gente – parliamo di battezzati – consegna la sua vita al vizio del gioco d’azzardo, ai “gratta e vinci”, alle lotterie, alle slot machine e a mille altre diavolerie che altro non fanno se non rendere schiavi chi confida in esse? Quanta gente – parliamo di battezzati – vive per accumulare ricchezze terrene e per conservarle è disposta a tutto, anche a distruggere famiglie, parentati e amicizie? Invece di affidare la propria vita a Colui che ci ama di eterno amore e tutto fa perché non ci smarriamo lungo la via, ci si consegna nelle mani del principe di questo mondo e dei suoi alleati.
Le conseguenze non possono che essere devastanti: si perde la pace e si diventa ogni giorno di più schiavi del proprio peccato che lentamente divora l’anima, lo spirito e il corpo. L’affanno che oggi consuma l’esistenza di pagani e cristiani è il sintomo eloquente della malattia più diffusa in piccoli e grandi: la cecità del cuore dovuta alla non fede in Cristo e nella sua Parola.
Se vogliamo arginare questo male dobbiamo fare nostro l’invito di Gesù: «Non affannatevi per le cose del mondo…Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena» (cf. Mt 6,31-34).
La nostra preoccupazione deve essere una sola: cercare la volontà di Dio. Chiedere allo Spirito Santo che ce la manifesti istante per istante e ci dia la forza di trasformarla in nostra vita. Camminare con la Chiesa nostra Maestra. Confrontarci spesso con i Sacerdoti e lasciarci da loro istruire nella fede per comprendere ciò che è gradito al Signore. Prenderci a cuore la salvezza delle anime perché per mezzo nostro il Vangelo sia conosciuto e contemplato fino agli estremi confini della terra. Soccorrere i deboli, custodirli da ogni strumentalizzazione, aiutarli ad essere sereni e a crescere come Gesù, “in sapienza, età e grazia”.
Se faremo tutto questo, cioè se il Regno di Dio sarà il fine unico della nostra vita, non dovremo temere nulla. Il Padre dei cieli ci avvolgerà con la sua luce, si prenderà cura di noi, ci custodirà da ogni male e sarà nostra perenne provvidenza. Se invece saremo adoratori del denaro e decideremo di vivere per conquistare la ricchezza materiale, allora da essa saremo divorati, perderemo la pace e periremo per sempre nelle tenebre più oscure dell’Inferno.
È una scelta che siamo chiamati a fare: Cristo o mammona, la luce o le tenebre, l’amore o l’egoismo più sfrenato.
Che la Vergine Maria, Donna sapiente e Regina del Paradiso, ci conceda la grazia di non lasciarci ingannare dalle false illusioni che il mondo ci propone come fonte di vita.