Mi ami più di costoro? – III Domenica di Pasqua (C)

Mi ami più di costoro? – III Domenica di Pasqua (C)

«Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”» (Gv 21,15).

“Mi ami più di costoro?”. Questa stessa domanda Gesù rivolge a ciascuno di noi, e ad essa dobbiamo rispondere con sincerità di cuore. Ma, se vogliamo conoscere la verità dell’amore, dobbiamo necessariamente volgere lo sguardo verso il Crocifisso. È lui infatti che ci rivela che l’amore è dono di sé, fino alla morte e alla morte di croce. Questo significa che amore ed egoismo sono opposti l’uno all’altro e anche che chi inizia ad amare deve farlo fino alla fine dei suoi giorni, poiché l’amore vero non è amore a tempo.

Nell’amore non si può retrocedere, anzi in esso bisogna crescere giorno per giorno, poiché la dinamicità è essenza stessa dell’amore, in ogni condizione esistenziale e in tutte le vocazioni contemplate per l’essere umano.

Tuttavia due verità vanno poste in evidenza per evitare di svilire l’amore e la sua celeste bellezza.

La prima verità è che l’amore e la fede sono tra loro inscindibili, perché l’amore vero è trascendenza e soprannaturalità.

Si ama secondo la volontà di Dio che va cercata, conosciuta e accolta nella fede.

Gesù non ha amato secondo i suoi pensieri o seguendo le indicazioni e le esigenze degli uomini; ha amato compiendo in tutto ciò che il Padre di cieli gli ha chiesto, dal primo giorno fino all’ultimo. Lo si nota da due frasi che sono uscite dalla sua bocca e che conosciamo dai Vangeli.

La prima frase l’ha detta al Tempio di Gerusalemme, rispondendo a Maria e Giuseppe: «Perché mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (cf. Lc 2,48-49).  La seconda sul Calvario, prima di morire: «Tutto è compiuto» (cf. Gv 19,28-30).

Gesù ha amato perché ha obbedito e ha obbedito perché ha amato. Lui ha cercato la volontà di Dio e l’ha compiuta fino in fondo. La fede pertanto è stata sempre viva ed operante in lui. Sappiamo che nello stile di vita del divin Maestro – che tutti dobbiamo imitare – vi era sempre spazio per la preghiera, solitaria e intensa, che accompagnava la sua missione in mezzo agli uomini. Ogni giorno Gesù – e a volte anche notti intere – si metteva in preghiera dinanzi al Padre suo perché il suo amore fosse impregnato di sapienza soprannaturale e non venisse inquinato dal pensiero del mondo, sempre abile a rovinare tutto, anche le cose celesti.

La seconda verità è che l’amore vero va attinto costantemente nel cuore del Crocifisso. Solo questa infatti è la sorgente zampillante dell’amore alla quale abbiamo accesso grazie all’Eucarestia, Farmaco che guarisce dall’egoismo la natura umana e che conforma a Gesù.

Accostarsi con fede al Banchetto eucaristico è venire ricolmati di carità divina, che disseta la nostra anima e accende in essa il fuoco dello Spirito Santo. E questo vale per ogni vocazione, sia essa vocazione alla vita matrimoniale che alla vita consacrata, e anche per qualsiasi professione si abbracci. Chi vuole amare alla maniera di Cristo non può non cibarsi di lui, né può abbeverarsi ad altre sorgenti fatte da mano d’uomo.

L’amore si attinge nell’Eucaristia, si ravviva nella preghiera e si consolida nell’obbedienza a ciò che nostro Signore ci chiede di fare.

La Vergine Maria, che ha amato e che ama con cuore pienamente ricolmo di carità crocifissa, interceda per noi e ci conceda di crescere nell’amore.

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