La fede non è un pacco regalo – XXVII Domenica Ord (C)

La fede non è un pacco regalo – XXVII Domenica Ord (C)

Molti pensano, sbagliando, che la fede sia semplicemente un dono di Dio. In qualche modo la intendono come una sorta di pacco regalo che il Signore fa ad alcuni e non fa ad altri, secondo una sua scelta che sarebbe in tal caso alquanto discutibile.

La Scrittura insegna però che Dio non fa preferenze di persone. Lui ama tutti e vuole la salvezza di tutti, tanto che per tutti ha dato il suo Figlio unigenito dall’alto della croce perché chi creda in Lui abbia la vita eterna.

Dire che il Signore dona la fede solo ad alcuni, è non rendergli una giusta testimonianza. È affermare il falso e, di riflesso, seminare confusione nei cuori con il rischio che molti o pochi siano tutt’altro che aiutati nel loro cammino di conversione e santificazione.

Ma cerchiamo di comprendere meglio la dinamica della fede e di chiarire alcune idee che riguardano questa virtù tanto essenziale per noi.

La prima cosa che va detta – anche tenendo presente il Vangelo di questa Domenica – è che la fede è una virtù dinamica, potremmo dire viva. Ecco l’immagine che utilizza Gesù: il granello di senapa. Esso, a differenza di un pacco regalo o di una pietra, ha in se stesso una vitalità che fa sì che da granello diventi pian piano una pianticella e poi un albero capace di produrre frutti. Non rimane granello. Cresce a dismisura, tanto che chi vede l’albero rimane persino colpito se pensa da dove esso ha avuto origine.

La stessa legge vale per la fede. La fede deve essere viva nel cristiano. Deve perciò crescere e non rimanere sempre la stessa. Deve diventare capace di produrre i frutti dello Spirito Santo tanto da far stupire l’umanità peccatrice e invitarla a sincera conversione.

È qui che il meccanismo però spesso si inceppa, poiché molti battezzati, pur avendo ricevuto il Battesimo e con esso la fede in forma di seme, camminano con una fede morta. La storia lo attesta: la loro vita non è una vita conforme al Vangelo. Oggi addirittura gli stessi Comandamenti, che sono le fondamenta dell’edificio spirituale del credente, sono disattesi. Non parliamo delle Beatitudini e delle virtù.

Ma cosa dobbiamo fare per avere una fede viva, dinamica, capace di produrre molti frutti di bene?

Dobbiamo fare almeno tre cose.

Anzitutto imitare i discepoli che chiesero a Gesù la grazia di una fede più grande: «Accresci in noi la fede!». Questa preghiera non deve mai mancare nella nostra giornata. Deve essere preghiera costante, diuturna, fiduciosa, fatta nella consapevolezza che se il Signore non alimenta la nostra fede con la sua grazia, noi non possiamo crescere in essa. Il Contadino divino deve irrorare con l’acqua che solo lui possiede la nostra anima perché ogni giorno di più crediamo in lui e ci consegniamo alla sua volontà.

Alla preghiera dobbiamo poi aggiungere la conoscenza della Parola di Dio. Qui si è molto molto molto manchevoli. I cristiani oggi sono – nella stragrande maggioranza dei casi – svogliati e persino presuntuosi. Se i Santi hanno trascorso una vita impegnandosi giorno e notte per esplorare sempre più le profondità della Sacra Scrittura e nonostante ciò non sono riusciti a comprenderne tutta la ricchezza, noi chi siamo per riuscirci senza nemmeno leggere una pagina di Vangelo al giorno? È necessaria, si comprende, una dose massiccia di umiltà e la costanza di leggere, meditare, scrutare la Parola di Dio personalmente e lasciandoci aiutare dalla Chiesa e dai Sacerdoti.

Terza cosa da fare, molto importante e difficile: bisogna esercitarsi nell’obbedienza alla Parola e alla volontà di Dio. Si prega, si ascolta, si medita, si conosce, ma poi bisogna conformare la propria vita a ciò che la fede ci fa credere come via di salvezza. Più si obbedisce, più si cresce nella fede. Più impegno ci si mette e più ci si rafforza. Più prove si superano e più risultati si ottengono.

Appare chiaro a questo punto che la fede non è un pacco regalo che il Signore dona ad alcuni e non dona ad altri. Essa richiede la volontà, il cuore, la partecipazione dell’uomo. Il Signore mette la sua parte. Noi dobbiamo mettere la nostra.

Mettiamoci dunque in cammino e non perdiamoci d’animo. Anzi, sorreggiamoci a vicenda perché la fede del più forte sorregga la fede del più debole e tutti insieme cresciamo nella conformazione a Gesù Maestro, Modello di umanità nuova da realizzare in noi.

Ci aiuti in quest’opera la Vergine Maria, Donna dalla fede incrollabile, e interceda per noi presso il suo divin Figlio.

Clicca sul link seguente per la Liturgia della XXVII Domenica del Tempo Ordinario (C)