Immagine viva di Cristo nel mondo – Ascensione (C)

Immagine viva di Cristo nel mondo – Ascensione (C)

La missione salvifica di Gesù non si è conclusa con la sua morte e resurrezione. Essa dovrà continuare fino alla Parusia, poiché solo allora il grano e la zizzania saranno separati per sempre e il principe del mondo non avrà più alcun potere.

Bisogna dunque che fino a quel giorno ci siano persone capaci di testimoniare il Vangelo sino agli estremi confini della Terra, cristiani che siano rivestiti di potenza dall’Alto e sappiano rendere ragione della loro speranza. Gente esperta nelle cose di Dio che siano, in parole ed opere, immagine viva di Cristo nel mondo affinché chiunque è di buona volontà possa aprirsi alla fede in Lui, unico Redentore dell’uomo.

Di tali cristiani – e prima ancora di tali Pastori – ha bisogno la Chiesa di ogni tempo, perché altrimenti Essa sarà disunita e ripiegata su se stessa, incapace di evangelizzare, pigra e succube del pensiero del mondo. Sarà, insomma, un’Istituzione come tutte le altre e non la Chiesa voluta da nostro Signore.

Per continuare e portare a compimento la sua missione, Gesù ha bisogno di amici fedeli e affidabili che San Luca chiama, con una espressione geniale, illustri teofili, cioè cristiani innamorati di Dio e della sua Parola (cf. Lc 1,1-4; At 1,1).

Costoro hanno un cuore umile, pronto all’ascolto incondizionato, e un’anima pura che «anela al Dio vivente come la cerva anela ai corsi d’acqua» (cf. Sal 42). Sono cristiani che hanno sete di conoscenza, desiderano inabissarsi nell’oceano sconfinato del Cuore di Gesù, vogliono amare Lui con tutte le forze e sono disposti a dare la vita perché il suo amore trionfi.

Essi non temono il mondo, perché hanno la fede che Gesù ha consegnato ai suoi Apostoli nel Cenacolo poco prima di salire al Padre suo celeste: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). E così ovunque annunciano il Vangelo, spargono in ogni campo il buon seme della Parola di Dio, lo innaffiano con la loro preghiera accorata e lo concimano con il loro sangue che sanno di dover versare per amore, come ha fatto il loro Maestro.

Gesù ha bisogno di amici fedeli e affidabili che vivano con lui una meravigliosa comunione di vita, sappiano dialogare con lui da cuore a cuore, accolgano ogni suo comando con grande fede e lo realizzino senza nulla aggiungere e nulla togliere.

Tra Gesù e i suoi amici vi è un vero e proprio scambio di vita che si realizza in un dinamismo di rivelazione e compimento, obbedienza e benedizione, dono vicendevole e amore purissimo. L’amicizia infatti, nella Sacra Scrittura, è un’altissima forma di amore che unisce in maniera indissolubile chi la vive, ma non per fare il male, bensì per fare il bene.

Chi vuole edificare il Regno di Dio deve impegnarsi giorno per giorno a crescere nell’amicizia con Gesù che è fiducia reciproca, collaborazione sincera, unione e moltiplicazione delle forze per evangelizzare il mondo intero, sinergia perfetta che nasce dall’avere nel cuore gli stessi sentimenti di Lui, i suoi pensieri, i suoi desideri.

L’amicizia con Cristo è balsamo per la vita, fonte di serenità, armonia e stabilità esistenziale. È un dono meraviglioso da chiedere, custodire e alimentare nello Spirito Santo e in quella costante ricerca della verità che rende liberi (cf. Gv 8,31-36).

Per essere illustri teofili, come lo sono stati i Santi e le Sante di ogni tempo, bisogna innamorarsi della sapienza celeste. Non ci si può accontentare di avere una conoscenza blanda del mistero di Cristo. Non si può non trovare il tempo per stare soli con Gesù. Non si può essere già sazi, perché è allora che si spegne nel cuore l’anelito alla santità e con esso l’entusiasmo di continuare l’opera salvifica di Cristo.

O si cresce nell’amicizia con Gesù oppure si sprofonda nell’apatia spirituale e si diventa mestieranti del sacro, se non addirittura gente che usa il proprio ministero e i propri carismi per uno squallido tornaconto personale.

E l’amicizia in Cristo porta con sé un meraviglioso frutto: si diventa vita gli uni per gli altri nella Chiesa. Il cuore nuovo, abitato dall’amore puro e santo, governa le relazioni con quanti sono fratelli e sorelle nella fede. Si inizia a stimarsi a vicenda, nonostante tutto. Non si creano divisione e alterchi, perché – come mi disse un giorno un caro amico – quando si vuole costruire comunione attorno a sé non si guardano i difetti, ma i pregi degli altri.

È questo cambiamento di prospettiva la chiave che apre le porte ad un cammino ecclesiale – ma anche familiare e sociale – autenticamente cristiano e che risulta essere la condizione necessaria per essere uniti e forti, missionari e continuatori dell’opera salvifica che Gesù ha avviato.

Una cosa però non bisogna mai dimenticare: si può essere amici in Cristo se si è prima di tutto amici con Cristo, se cioè si rafforza quotidianamente la vita di comunione con Lui che è la Sorgente dell’amore vero, quello che il mondo non conosce e mai potrà insegnare.

La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, interceda per noi e ci renda teofili, cristiani innamorati di Gesù e del Vangelo, che sempre desiderano amarlo di più per essere immagine viva di Lui nel mondo.

 

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