Spirito Santo e Sacra Scrittura sono inscindibili tra loro come l’anima e il corpo nella persona umana. Si separano anima e corpo e l’individuo muore. Si separano Sacra Scrittura e Spirito Santo e il cristiano muore, è uno zombie che cammina.
Lo Spirito Santo ha bisogno della Sacra Scrittura e la Sacra Scrittura ha bisogno dello Spirito Santo. E questo sempre, in ogni luogo, per chiunque voglia imitare Pietro e gli Apostoli a Pentecoste e in tutti i giorni seguenti, e cioè voglia essere un evangelizzatore efficace che non lascia i suoi ascoltatori nella loro condizione miserevole.
Lo Spirito Santo sostiene, vivifica, illumina, conduce, santifica, assiste con i suoi sette doni il cristiano. Lo rende “trebbia acuminata” contro il nemico (cf. Is 41,15), gli indica le scelte giuste da operare attimo dopo attimo, accende nel cuore il desiderio di Cristo, fortifica dinanzi alla tentazione, rende capaci di sopportare ogni prova o persecuzione, estirpa il peccato dal cuore, crea la comunione, infonde la pace, ricolma di ogni virtù, dona la visione di insieme e sistematizza la conoscenza del mistero, fa sì che chi si lascia muovere da Lui riesca a vivere il Vangelo con fedeltà assoluta.
La Sacra Scrittura, dal canto suo, è garanzia di autenticità cristiana, di conformità alla verità, di consonanza con quanto il Signore ha stabilito e stabilisce per ciascuno. È sentiero sicuro che traccia i limiti del cammino verso la santità, narra le meravigliose gesta di quanti nel corso dei secoli hanno servito con coraggio il Signore, preserva chi la medita giorno e notte dalle apparenze, dalle illusioni, dagli abbagli che il mondo tende a presentare nel corso dei secoli – seppure con facce e modalità differenti – come la risposta agli interrogativi esistenziali che ogni uomo porta nel profondo del suo cuore.
La Sacra Scrittura indica la via della Vita e discerne con precisione chirurgica il bene e il male secondo verità, custodendo chi crede in essa dal relativismo e dalla cattiva abitudine di far dire a Dio ciò che Dio non dice, né ha mai detto.
L’unità tra lo Spirito Santo e la Sacra Scrittura va custodita con fermezza d’animo. Va compresa nel suo profondo significato, e al tempo stesso va insegnata ad ogni cristiano, soprattutto a quanti sono nella e dalla Chiesa scelti come formatori nei diversi ambiti dell’evangelizzazione.
Gli errori in cui si cade, quando si separano Spirito Santo e Sacra Scrittura, sono diversi e tutti assai pericolosi. L’attenzione deve essere perciò massima, senza sconti per nessuno.
Chi assolutizza lo Spirito Santo e mette da parte la Sacra Scrittura inizia per prima cosa a far prevalere la propria immaginazione sull’integrità del dato rivelato. Inizia cioè a far dire allo Spirito Santo ciò che Egli non ha detto e non ha scritto. Si inventa teorie su Dio che poco o nulla hanno a che fare con il Vangelo, sostituisce i suoi pensieri a quelli di Cristo Gesù e finisce per adorare – o dire di adorare – un dio muto, una sorta di vitello d’oro moderno che serve per non fare la volontà di Dio, ma la propria.
Dall’immaginazione si passa presto all’esaltazione di se stessi, al proclamarsi “profeti” senza essere stati costituiti tali dall’Alto, all’affermare di essere gente “ispirata” che conosce alla perfezione la volontà di Dio mentre in realtà si è ciechi e presuntuosi. Se non ci si ravvede, si arriva persino ad usare la Sacra Scrittura in modo sacrilego per affermare le proprie idee e si giunge all’eresia vera e propria, anche perché si diventa allergici all’autorità dei Pastori della Chiesa dai quali ci si separa, palesemente o in maniera nascosta.
D’altro canto, chi assolutizza la Sacra Scrittura e mette da parte lo Spirito Santo cade nel peggiore dei fariseismi, che è il vivere una religiosità falsa, inutile, inefficace in quanto a dono di salvezza, fredda e ipocrita. È questo il pericolo di coloro che studiano la Sacra Scrittura, ma come fosse un libro qualunque, scritto da uomini e non da agiografi ispirati. Un libro che narra una storia – più o meno conoscibile –, ma non narra la storia della salvezza. Un libro che nella migliore delle ipotesi contiene qualche principio di morale, ma non dona i principi di fede eterni che sempre orientano e devono orientare le scelte di chi crede nel Cristo crocifisso e risorto.
È questo il rischio di molti che assolutizzano l’esegesi e i metodi scientifici – come per esempio il metodo storico-critico – ma non invocano lo Spirito Santo affinché sia Lui ad interpretare autenticamente e attualizzare la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. Così come è il rischio di quanti leggono i testi ispirati, ma si dimenticano che in essi è lo Spirito Santo che vuole parlare ai loro cuori per indicare loro la via della perfetta santità istante per istante. È questo il rischio assai attuale di chi – Sacerdoti e formatori in genere – che pensano che l’intelligenza artificiale possa comporre un’omelia o una catechesi sostituendo il cuore e la mente di chi è chiamato ad essere voce di Cristo Gesù per quanti partecipano alla Santa Messa o ad un incontro di formazione.
L’equilibrio dunque è la via maestra da percorrere, perché rimane vera la locuzione latina che così recita: in medio stat virtus. Lo Spirito Santo è necessario, così come lo è la Sacra Scrittura. Nella sinergia perfetta tra loro, che opera nell’evangelizzatore, è la verità e l’efficacia della Pastorale.
Che la Vergine Maria, nostra Madre e Regina, aiuti tutti e ciascuno nella Chiesa affinché siamo, ognuno secondo la nostra vocazione, colmi di Spirito Santo e con nel cuore una conoscenza perfetta della Parola del Figlio suo.
Clicca sul link seguente per la Liturgia della Pentecoste (C)