La pazienza è una delle virtù più difficili da acquisire, è merce rara, “metallo” assai prezioso che non è reperibile nelle miniere del pianeta Terra, ricchezza che non si può comprare anche se si possiedono milioni e milioni di euro.
Essa è quanto mai necessaria nella vita, perché viviamo in un mondo imperfetto, abitato da gente che ha pregi, ma ha anche tanti e tanti difetti, e tra questi ci siamo anche noi. Eppure, nonostante le buone intenzioni, spesso la pazienza ci sfugge di mano e ci lascia affossati nella nostra natura, intaccata dal peccato e sempre pronta ad azzannare tutti e tutto.
Quante volte facciamo esperienza di questa nostra misera condizione! Quante volte ci sentiamo impotenti dinanzi all’istinto di rispondere alle offese ricevute con la stessa moneta! Quante volte in famiglia e in Parrocchia, con estranei e con amici, tiriamo fuori la nostra parte peggiore e rischiamo persino di rovinare in un istante il lavoro di tanti anni a causa di una parola detta fuori luogo o di un atteggiamento che assumiamo e che ci rende odiosi agli occhi di chi abbiamo dinanzi!
Eppure, nonostante appaia spesso impossibile da vivere, la pazienza non può mancare nel carnet del cristiano, perché è proprio essa che – insieme ad altre virtù – ci rende simili al nostro Maestro e capaci di mostrare al mondo intero il vero volto di Dio, della Santissima Trinità.
Più che piangerci addosso, dunque, e vederci come disgraziati che non fanno parte del numero degli “eletti”, dobbiamo cambiare mentalità e iniziare a vedere tutto sotto un’altra luce, la luce della fede.
È in tal senso che ci viene in aiuto San Paolo che nella lettera ai Romani così si esprime: «E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,3-5).
Cosa dice a noi l’Apostolo delle genti con queste parole? Cosa possiamo imparare da lui?
Sicuramente che la pazienza è al tempo stesso dono e frutto.
È dono, perché non è in noi e deve discendere dall’Alto, va chiesta ogni giorno con preghiera che mai si arrende, implorata di buon mattino e alla sera, e in particolare nei momenti in cui la croce si fa più pesante e sembra schiacciarci al suolo.
La pazienza è però anche frutto, e come tale deve maturare su un albero particolare, che si chiama: tribolazione. Proprio così: quando siamo tribolati, quando siamo attorniati da provocatori, persecutori, accusatori, “rompiscatole”, gente discola e intrattabile, quando siamo afflitti da prove di ogni genere, è proprio allora che viene il momento di dare il meglio di noi stessi per combattere la battaglia più difficile, quella contro la nostra natura ribelle e contro tutti i diavoli dell’Inferno che vorrebbero renderci simili a loro: malvagi, aggressivi e uccisori dei nostri fratelli.
Nella tribolazione – strano a dirsi e ancor prima a pensarsi – abbiamo la grande occasione di diventare forzuti, cristiani “palestrati nell’anima” e capaci di portare ogni croce senza soccombere, senza ribellarsi, senza prendersela con nessuno.
È allora che è giunto il momento in cui la fede deve trionfare sopra tutto il resto e il nostro amore ci deve spingere a offrire in Cristo ogni sofferenza per la nostra e altrui Redenzione.
La consapevolezza di San Paolo è chiara – “la tribolazione produce pazienza” – e lo deve essere anche la nostra. Altrimenti cadiamo in confusione, smettiamo di combattere e rimaniamo quelli che siamo: gente piagnucolona, altamente suscettibile, permalosa, facile ad esplodere, che usa la lingua come una sciabola che uccide chiunque appare, anche solo per un istante, un nemico.
Quello che ci serve, dunque, è un vero e proprio cambiamento di mentalità, una conversione radicale, un’acquisizione di una mentalità nuova che nasce dal Vangelo e dalla contemplazione del Crocifisso.
La pazienza è dono che si chiede al Cielo con preghiera costante. È dono che si attinge nel Sacramento dell’Eucaristia e nel cuore della Vergine Santa. Ma è anche frutto della nostra fede, della nostra volontà, del nostro amore riversato in noi dallo Spirito Santo che ci spinge a superare le prove della vita, ma non per rimanere quelli che siamo, bensì per diventare sempre più conformi al Cristo paziente che ha dato se stesso per noi e per la nostra salvezza.
Che la Vergine Maria ci aiuti, ci sostenga e interceda per noi. Ella che è cresciuta nella pazienza giorno dopo giorno e ha vissuto ogni tribolazione con gli occhi e il cuore rivolti verso il suo Figlio Gesù.
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