Il servo fidato e prudente

Il servo fidato e prudente

Alla luce del Vangelo di questa XIX Domenica del Tempo Ordinario il discepolo di Gesù deve avere almeno quattro virtù che ogni giorno si deve sforzare di acquisire e di implementare. Esse sono la vigilanza, l’affidabilità, la prudenza e la puntualità.

Vale la pena esaminarle una per una – seppur brevemente – per comprendere la bellezza e la specificità.

Vigilanza: è questa la virtù di coloro che sanno che il tempo del pellegrinaggio terreno può scadere da un momento all’altro e pertanto vivono ogni istante della loro vita nel santo timore di Dio, facendo tutto nella consapevolezza che il Giudice supremo è alle porte. Vigilare è quanto mai importante per non rischiare di perdere il tutto per il niente, cioè di perdere la vita eterna barattandola con le gioie effimere di questo tempo presente. Chi vigila non si assopisce nel sonno del peccato che addormenta la coscienza e la rende incapace di discernimento. Costui è vera sentinella della fede e non permette che entrino nel suo cuore pensieri falsi e bugiardi, partoriti da menti perverse che tentano di avvelenare le sorgenti della verità. Costui non abbassa mai la guardia e si preoccupa di operare sempre scelte che siano secondo la volontà di Dio e non degli uomini. La vigilanza è attenzione a non cadere nelle trappole del Maligno che vorrebbe un cristiano assopito, spento, muto, imbranato e perciò innocuo perché incapace di contrastare la falsità che confonde il bene con il male e il male con il bene. Oggi più che mai questa virtù è necessaria perché l’anti-Vangelo sta sempre più imbevendo le culture e la mentalità di molti. La stessa Chiesa, nelle sue diverse componenti, deve porre ogni attenzione a insegnare questa virtù a tutti i suoi figli – piccoli o grandi che siano – perché da essa dipende il presente e il futuro dell’intera umanità.

Affidabilità: il discepolo di Gesù deve essere fidato, cioè degno di fiducia. Il Signore deve potergli affidare un compito con la tranquillità di chi sa che tale compito sarà portato a compimento. Affidabilità è sinonimo di serietà, attenzione, cura dei particolari. Soprattutto è sinonimo di obbedienza. Il servo che possiede questa virtù non agisce d’istinto, né segue i capricci del suo cuore o di quello di coloro che ogni giorno lo tentano. Egli è fedele alla volontà del Padrone e segue scrupolosamente le sue indicazioni. Il discepolo di Gesù deve fare suo l’invito già presente nel Deuteronomio per non aggiungere né togliere nulla a quanto gli viene comandato dall’Onnipotente: «Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso» (Dt 5,32-33). Se non si è fidati, se cioè si cammina secondo i propri pensieri, non si può essere strumenti di salvezza. I guai che si combineranno saranno infiniti e le anime che si perderanno innumerevoli. Spesso basta un nulla per rendere vana la propria opera: una parola detta fuori luogo o al momento sbagliato, un atteggiamento non opportuno, un sguardo, uno scherzo innocente. L’affidabilità è una virtù difficile che però va coltivata giorno per giorno con impegno e grande spirito di sacrificio.

Prudenza: Essa è virtù essenziale per realizzare in pienezza la volontà di Dio senza che il male riesca a distruggere il cristiano e la sua opera. Potremmo per certi versi paragonarla ad un giubbetto antiproiettile che protegge il missionario dagli attacchi del nemico ma al tempo stesso non gli impedisce di agire con scaltrezza e agilità. Nel Vangelo sono tanti gli esempi che potrebbero aiutarci a capire. Basti pensare a tutte le volte che Gesù era tentato da quanti andavano da lui non per lasciarsi istruire ma per metterlo alla prova e trovare qualche cavillo giudiziario per accusarlo e lapidarlo. Ad esempio nel caso in cui andarono da lui alcuni discepoli dei farisei con gli erodiani chiedendogli se fosse lecito o meno pagare il tributo a Cesare (cf. Mt 22,15-22). In quell’occasione Gesù non poteva rispondere né “sì”, perché sarebbe stato accusato come alleato di Cesare presso le Autorità religiose del tempo, né “no”, perché sarebbe stato segnalato all’Imperatore come un pericoloso “terrorista”. Ma lo Spirito Santo venne in aiuto di nostro Signore e gli fece dare quella risposta stupenda che risplende per la prudenza e la saggezza che la caratterizzano: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Nessuno poté accusarlo, anzi i suoi interlocutori rimasero stupefatti e se ne andarono con la coda tra le gambe. La prudenza è virtù che misura parole e opere, valuta i diversi contesti e pesa in modo straordinariamente sapiente le persone che si hanno dinanzi e i luoghi in cui ci si trova ad operare.

Puntualità: Il servo gradito al padrone deve “dare la razione di cibo a tempo debito” a coloro che gli sono stati affidati. Non può ritardare perché oggi, in questo istante, l’altro ha fame, ha bisogno di mangiare. Essere trascurati e rimandare all’infinito il dono della Parola e della grazia è cosa assai deleteria che può causare la morte dell’altro. Di tale morte però noi siamo responsabili se non abbiamo fatto ogni cosa a tempo opportuno. Su questa virtù bisognerebbe riflettere molto per acquisirla in pienezza al più presto. A volte basta ritardare di qualche minuto e l’opera della salvezza è pregiudicata in modo irreparabile. Gesù era sommamente puntuale perché sempre camminava mosso dallo Spirito Santo. Basti pensare all’episodio della Samaritana (cf. Gv 4,1-42). Gesù non arrivò in ritardo al pozzo di Sicar. Arrivò quando era lì presente la donna. Le poté parlare e poté convertire il suo cuore facendone una vera e propria missionaria. Qualche minuto di ritardo e i due non si sarebbero incontrati. La Samaritana sarebbe rimasta nelle tenebre e nella confusione del cuore. Avrebbe consumato la sua esistenza rincorrendo l’effimero e divenendo ogni giorno di più schiava del male.

Chiediamo alla Vergine Maria, Serva sapiente del Signore, che ci ottenga queste quattro virtù e ci faccia crescere ogni giorno in esse perché attraverso di noi si compia il mistero della Redenzione di cui Ella è vera Madre.