In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Un’altra caratteristica della fede, sulla quale riflettiamo in questa seconda Domenica di Avvento, è la testimonianza.
Chiediamoci: in che senso la fede è testimonianza? Nel senso che non può essere vissuta in segreto. La si deve vivere in modo pubblico, visibile e udibile da tutti. Solo in tal modo è una fede feconda, che genera molti figli a Dio.
Il cristiano deve manifestare la sua fede in Gesù non solo tra le mura domestiche o quando va in Chiesa, ma dovunque. Per terra e per mare, sui monti e sulle colline, l’uomo deve poter vedere e toccare i frutti della nostra fede. Dirsi cristiani durante una Celebrazione eucaristica è in qualche modo facile. Ma non è sufficiente. Recitare il Credo dopo l’omelia del Sacerdote, alzandosi in piedi, con voce possente e decisa, è cosa lodevole e degna. Ma non è sufficiente. La fede deve essere gridata nel deserto della vita perché chiunque è di buona volontà possa convertirsi e credere al Vangelo.
Ciò che manca oggi in molti cristiani è la dimensione pubblica e testimoniale della fede. Si è timidi, tentennanti e fifoni. Mentre tutti gridano dai tetti teorie contraddittorie e fondate su ideologie assurde, il cristiano che ha la grazia di avere la vera Parola di Dio la tiene nascosta nel cassetto. Fa come il servo infingardo della parabola che nascose in un fazzoletto il talento e non lo fece fruttificare. E così il mondo continua a camminare nelle tenebre. Non si sente messo in discussione nel suo modo di pensare e di agire peccaminoso e contrario alla legge di Dio, e prima ancora non conosce Gesù perché nessuno ne parla, nessuno lo mostra vivo e operante nella storia.
Quale grande rivoluzione sociale sarebbe se il cristiano imitasse Giovanni Battista e fosse testimone del Vangelo laddove lavora! Negli ospedali, negli uffici, nei negozi, nelle trattorie, nelle pizzerie, nei bar, negli hotel, nelle banche, nei Parlamenti, nelle Scuole, nelle Università, nelle piazze, nelle strade e persino nei tuguri più miseri dimenticati dagli uomini. Il mondo avrebbe un sussulto di novità evangelica! Molti passerebbero dalle tenebre alla luce e molti altri ricomincerebbero a sperare.
È questo che oggi manca. Il cristiano è cristiano in Chiesa – almeno si suppone che lo sia – ma non lo è poi nella vita di tutti i giorni.
L’invito che ci viene da questa seconda Domenica di Avvento va preso dunque in seria considerazione. Il cristiano deve imitare Giovanni Battista e gridare a tutti che Gesù è Via, Verità e Vita. Deve decidersi ad aiutare l’umanità a comprendere che il Bambino che nasce a Betlemme è il Redentore e il Salvatore di tutti. Lui è la nostra Pace e vale la pena aprirgli il cuore con gioia ed entusiasmo.
Meditare sul Vangelo che la Chiesa ci propone in questa seconda Domenica di Avvento, deve cambiare il nostro modo di pensare e scuotere la nostra vita. Gesù vuole nascere nei cuori. Ma i cuori vanno preparati. E chi li deve preparare se non il cristiano? Questi non solo deve preparare il suo cuore, ma anche aiutare il mondo intero a fare lo stesso. Per compiere quest’opera così sublime, deve però essere testimone di Gesù. Non può essere un costruttore di gallerie sotterranee dove nascondersi per paura degli uomini. Il cristiano non è una talpa! È la luce del mondo e il sale della terra perché tale è stato costituito dal suo Signore e Maestro.
Giovanni Battista è in tal senso un esempio mirabile da imitare. Egli non si è rintanato nella paura o nella pigrizia ed ha annunciato con sapienza e grande coraggio la venuta del Messia atteso affinché quanti erano di buona volontà lo potessero accogliere. Sapeva che la sua testimonianza era necessaria al fine di far prendere coscienza ai suoi contemporanei che Gesù non può nascere in una grotta di peccato. Non può nascere cioè in un cuore sudicio, impuro, avaro, bugiardo, geloso, invidioso, orgoglioso, guerrafondaio, vendicativo, pettegolo e superbo. Gesù viene per liberarci dal peccato e donarci la vera libertà.
Pensiamo per un istante cosa sarebbe accaduto se Giovanni Battista non avesse vissuto in pienezza il suo ministero di profeta del Dio vivente. Tante anime si sarebbero perse e tanti cuori sarebbero rimasti nelle tenebre.
La nostra testimonianza di cristiani, coerenti e innamorati del Vangelo, è necessaria. Dobbiamo donare la nostra voce allo Spirito Santo perché possa parlare all’uomo di oggi e far sì che si convinca ad accogliere la Parola di Dio come l’unica roccia su cui vale la pena fondare la propria vita. Non saremo accolti da tutti. È vero. Qualcuno potrà anche considerarci antipatici, antiquati e rompiscatole. Ma non lasciamo che lo scoraggiamento prevalga sull’entusiasmo. La nostra missione è missione di salvezza e dobbiamo svolgerla con fortezza d’animo perché da essa dipende la salvezza dell’umanità.
Che la Vergine Maria, Donna coraggiosa e Testimone fedele della Verità che ci chiede di gridare a tutti il Vangelo di Gesù, ci accompagni e ci assista perché tante anime per bocca nostra possano conoscere il suo divin Figlio.