La vedova di Nain

La vedova di Nain

L’episodio dell’incontro tra Gesù e la vedova di Nain narrato nel Vangelo secondo Luca e proposto nella Liturgia della Domenica X del tempo Ordinario, anno C, manifesta in modo assai eloquente la grande misericordia che Dio ha per l’umanità.

Gesù passa, vede il dolore che assale il cuore di quella povera donna, è mosso da grande compassione per lei e le dice: “Non piangere!”. Tocca la bara e dice al giovinetto morto: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. E così accade. La madre rià il figlio e con lui la pace, la serenità, la gioia di vivere.

Gesù non è indifferente dinanzi alla sofferenza dell’uomo. Non rimane sordo dinanzi al grido di dolore che si innalza al Cielo, anche se questo a volte è come strozzato e avvolto dal silenzio. Non gode nel vedere l’umanità affaticata e oppressa da tanti mali e da infinite tragedie. Non vuole che noi veniamo schiacciati al suolo sotto il peso della croce che a volte sembra insopportabile. Gesù prova per noi, sue creature, sentimenti di sincera pietà, misericordia, compassione e nella sua sapienza sceglie tempi e modalità per intervenire in nostro soccorso.

Quanto accaduto alla vedova di Nain è un grande segno che lo Spirito Santo ha voluto scrivere nel Vangelo secondo Luca perché noi mai ci scoraggiamo, ci abbattiamo, ci lasciamo vincere dal pensiero di essere dimenticati da Dio. È un segno eloquente di quanto grande è l’amore che il Cielo ha per noi che siamo impastati di creta friabile e, purtroppo, di peccato. Siamo noi, spesso, la vedova di Nain. Quando il dolore avvolge la nostra esistenza siamo portati a pensare di aver perso tutto e di non avere più motivi per continuare a vivere. Il figlio morto nella bara sono le nostre speranze, i nostri progetti, il nostro presente e il nostro futuro. Sono affetti e cose materiali, abitudini di vita e sicurezze esistenziali da cui stoltamente facciamo dipendere la nostra vita dimenticandoci che solo Gesù dona senso alla vita.

Il Signore però ha pietà di noi e viene in nostro aiuto. Ci viene incontro e tocca il nostro cuore perché la sua grazia lo trasformi e lo faccia diventare tempio vivo dello Spirito Santo e non più “bara” che ospita cadaveri e ossa di morti. La storia rimane con le sue mille sofferenze che nascono dal nostro e altrui peccato, ma il cuore non è più lo stesso e si apre ad una speranza nuova che ha in Cristo il suo fondamento stabile e indistruttibile.

Tuttavia dobbiamo cogliere un particolare importante in questo Vangelo se vogliamo comprenderne la stupenda bellezza: Gesù non opera in modo magico; ci chiede di avere fede in Lui, di credere nella sua Parola e di fondare su di essa la nostra esistenza. Gesù può cambiare il nostro cuore e resuscitare la nostra esistenza se diventa il nostro unico Maestro e Signore, Colui al quale diamo ogni obbedienza e consegniamo tutta intera la nostra vita. Solo se scegliamo di ascoltare Gesù possiamo sperimentare i frutti della Redenzione. La fede in Cristo è necessaria e deve essere fede consapevole e sempre più adulta.

Il miracolo della resurrezione del figlio della vedova di Nain è segno della grande misericordia di Gesù per noi ma prima ancora del suo essere vero Profeta del Dio vivente, Mediatore unico capace di rivelare all’uomo i segreti del cuore del Padre celeste con cui ogni figlio deve vivere una relazione di piena fiducia e perfetta obbedienza. Gesù è più che Elia. Anche questi fu profeta che risuscitò il figlio della vedova di Zarepta e sconfisse i falsi profeti di Baal che insultavano il Signore del Cielo e della terra con le loro parole bugiarde. Ma Gesù supera infinitamente Elia. Lo supera in quanto a sapienza. Lo supera in quanto a onnipotenza. Lo supera in quanto a carità e misericordia.

Elia ascoltava e riferiva le parole di Dio. Gesù è nel seno del Padre e pertanto le sue parole sono perfetta rivelazione dell’Altissimo, rivelazione purissima che nessun uomo sulla terra potrà mai eguagliare. Ecco perché chi non lo ascolta, chi non si fida di lui, chi lo considera semplicemente un eroe dei tempi passati, non conosce il vero volto di Dio e non lo può amare in pienezza.

Con Gesù inizia un cammino nuovo per l’umanità. La profezia e la misericordia trovano in lui la perfetta unità. L’una diventa rivelazione ed efficacia per l’altra. L’una diventa essenza e dono dell’altra. Gesù è venuto non per distruggere e uccidere, ma per costruire e donare la vita. È venuto per far uscire l’umanità dalla bara che lei stessa si è costruita e farla risorgere nel profondo del suo essere. Ma tutto questo fa con il dono della Parola del Padre suo a cui tutti dobbiamo convertirci ogni giorno.

Elia uccise 450 falsi profeti in un sol giorno per metterli a tacere (cf. 1 Re 18,20-40). Gesù non ha mai alzato un dito contro nessuno e si è lasciato crocifiggere dai suoi nemici per sugellare con il suo sangue la nuova ed eterna Alleanza che ha come frutto squisito l’effusione dello Spirito Santo, dito onnipotente di Dio che sa cambiare il cuore dell’uomo, ma richiede l’obbedienza nella fede ad ogni Parola che esce dalla sua bocca.

La Vergine Maria, Donna che ha saputo ascoltare il suo divin Figlio ed ha vissuto la perfetta obbedienza alla volontà di Dio, ci aiuti e interceda per noi perché la possiamo imitare in ogni istante della nostra vita.