La Domenica delle Palme, Gesù entra in Gerusalemme cavalcando un puledro figlio d’asina, compiendo così la profezia che molti anni prima era uscita dalla bocca del profeta Zaccaria:
«Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra» (Zac 9,9-10).
In questo suo agire, il Re dei re dice a tutti coloro che lo vogliono accogliere come loro Salvatore la sua verità: Egli non è venuto per annientare il peccatore, bensì per far sì che esso si converta e viva.
Gesù non porta con sé un esercito di soldati spietati e violenti che uccidono i colpevoli e tagliano le loro teste. Porta con sé la Parola del Vangelo che annuncia la misericordia del Signore per i suoi figli. Ha come suo alleato lo Spirito Santo che tocca i cuori e li sana, li ricolma di grazia e di verità, li orienta al compimento perfetto della volontà di Dio, donando loro la vera libertà.
Gesù sa bene che per il peccatore bisogna essere disposti a pagare di persona, dando la vita sulla croce e versando fino all’ultima goccia di sangue. È questa la strategia che il Padre ha scelto per vincere la battaglia contro il male e che tutti devono fare propria, se vogliono vivere da veri suoi figli.
Gesù è vero Re, ma non alla maniera umana. Lui edifica il suo Regno con l’amore, la giustizia, la pazienza, la sopportazione, la mitezza, l’arrendevolezza, il caricarsi lui il peso del peccato dei suoi sudditi per espiarlo e lavare ogni colpa nel proprio sangue.
Gesù è Re che conquista i cuori attraendoli a sé, mostrando loro che al male non bisogna rispondere con il male, ma con il perdono. La Passione di Gesù, che si legge la Domenica delle Palme e poi il Venerdì Santo, è uno spaccato stupendo del Discorso della Montagna (cf. Mt 5-7), che Gesù aveva pronunciato sul monte delle Beatitudini e che visse in pienezza su un altro monte: il Calvario.
Non ci sono altri piani di attacco da realizzare per sconfiggere i nemici, se non quel Discorso. Ad esso non bisogna aggiungere né togliere nulla. La sapienza in esso contenuta è perfetta, perché il suo Autore ha studiato ogni cosa nei minimi particolari, senza tralasciare nulla.
Chi dunque vuole combattere e vincere con Gesù la battaglia contro le tenebre, deve semplicemente avere fede nelle parole del suo Maestro e Signore. Non deve inventare nulla di strano, perché c’è già chi conosce il da farsi ed è pronto a comunicarglielo: lo Spirito Santo.
La fede diventa così l’arma segreta del cristiano, che è il primo chiamato a credere in ciò che Gesù Maestro ha rivelato e insegnato con la sua vita. Cadere dalla fede nelle parole di Gesù, nella strategia di attacco che lui ha scelto e che consegna ai suoi sudditi, sarebbe la più grande delle sconfitte.
Nel Cenacolo, Gesù l’ha detto ai suoi Apostoli con estrema chiarezza e lo ripete a noi, oggi, in questo tempo in cui la tentazione di pensare ad altre “strategie belliche” è grande:
«Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,4-5).
Se cadiamo dalla fede e cambiamo le regole di ingaggio, se cioè decidiamo di non vivere il Discorso della Montagna e le otto Beatitudini, diventiamo tralci secchi, staccati dalla Vite, che non possono portare alcun frutto.
La Vergine Maria, nostra Madre celeste e Immagine viva della Chiesa, ci aiuti e ci sorregga affinché combattiamo contro il regno delle tenebre e conserviamo integra la fede.
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