La preghiera è il respiro dell’anima – XXII Domenica Ord (B)

La preghiera è il respiro dell’anima – XXII Domenica Ord (B)

«Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini…» (cf. Mc 7,1-13).

La preghiera è la più alta forma di elevazione dell’uomo in Dio. Essa è entrare in comunione con l’Altissimo per lasciarsi attrarre sempre più dal suo amore eterno, che risana, dona pace, rassicura, rafforza nel compimento del bene.

La preghiera è il respiro dell’anima credente che si inabissa nel suo Creatore e attinge da esso la vita.

La preghiera, però, ha bisogno del cuore dell’uomo. Essa non si può insegnare, perché non è un insieme di formule astratte e codificate. Le formule che si recitano sono il mezzo, ma devono essere assunte dal cuore del fedele che le deve recitare ponendo in esse la sua storia, fatta di gioie e dolori, per presentarla all’Onnipotente affinché Egli ne dia, istante per istante, una soluzione di bene.

Un’Ave Maria, ad esempio, nella sua forma esteriore, nella sua composizione di parole, è uguale per tutti, ma quando viene pronunciata secondo verità diventa unica e irripetibile. Chi invoca la Vergine Santa porta con sé la sua storia, il suo passato, il suo presente e il suo futuro, la sua identità e vocazione, ciò che lui è nelle profondità del suo essere. Se è detta con il cuore, e non con le labbra, quell’Ave Maria è carica di emozioni, pensieri, attese, desideri, preoccupazioni, tensione verso l’Eterno. È una preghiera autentica perché è un entrare in comunione con la Madre celeste, con il suo cuore, persino con i suoi stessi desideri. La preghiera fatta secondo verità è uno scambio di vita tra la terra e il Cielo, il Cielo e la terra.

Sì, è proprio così. È un misterioso scambio, perché noi poniamo la nostra storia ai piedi dell’Altissimo e lui ci riveli la sua volontà, i suoi progetti, ciò che ha in serbo per noi affinché collaboriamo all’edificazione del Regno di Dio.

L’essenza della preghiera appare così duplice. Da un lato è elevazione dell’anima credente che pone dinanzi a Dio la sua storia perché venga redenta, dall’altra è capacità di ascolto che si fa disponibilità a realizzare tutto ciò che Dio desidera.

I farisei ripetevano formule con le labbra, ma il loro cuore era lontano da Dio. Essi non avevano alcuna intenzione di conoscere la sua volontà per trasformarla in vita. Avevano i loro pensieri e questi dovevano trionfare. La preghiera, per i farisei, era vera idolatria di se stessi, proiezione dei loro desideri in un “dio” partorito dalla loro mente che non aveva né Parola né vita. I farisei avevano operato una sottile e tragica inversione di ruoli: loro parlavano e Dio doveva ascoltare, loro decidevano e Dio doveva approvare, loro scrivevano e Dio doveva porre il suo imprimatur.

La preoccupazione che li assillava era una sola: usare la religione, nelle sue forme esteriori, per giustificare le loro pretese di peccato e continuare a vivere secondo la propria volontà. Il “dio” dei farisei era in fondo un idolo muto che doveva semplicemente assecondare la loro creatività malata di superbia.

Ma la preghiera non va d’accordo con la superbia. La preghiera cammina a braccetto con l’umiltà. Ne fa anzi la sua sposa, perché è proprio del cuore umile saper ascoltare il Signore per consegnarsi a lui secondo la sua volontà.

È questa l’essenza della preghiera, della fede, della religione, del culto: elevarsi in Dio, presentargli ogni singolo istante della nostra vita, ascoltare ciò che lui ha da dirci, offrirsi a lui affinché ogni suo desiderio venga esaudito. A Dio presentiamo la nostra storia, ma perché sia lui a redimerla secondo la sua volontà e non secondo la nostra.

…Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me…Che mai si dica questo di noi. Che il Signore possa sempre vedere noi nella perfetta umiltà e ci possa rendere così strumenti perfetti, nelle sue mani benedette affinché possa fare di noi ciò che a lui piace.

La Vergine Maria, che più di tutti ha saputo pregare nel suo pellegrinaggio terreno e continua a farlo nel Cielo, renda il nostro cuore in tutto simile al suo.

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