III Domenica di Avvento Anno A – Fede e discernimento (Mt 11,2-11)

III Domenica di Avvento Anno A – Fede e discernimento (Mt 11,2-11)

Che cosa siete andate a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere?

La fede è ascolto, testimonianza, discernimento.

Il cristiano infatti non può essere un ingenuo. Egli deve saper fare la differenza tra il bene e il male, la luce e le tenebre, la volontà di Dio e il peccato. Gli occhi del suo spirito devono essere aperti e capaci di andare oltre ogni apparenza. Devono essere occhi da sentinella che vede il nemico quando è ancora lontano e dà l’allarme a tutto l’accampamento, perché piccoli e grandi possano svegliarsi ed evitare di essere uccisi. Una fede senza discernimento è una fede che non salva, né chi la possiede né quanti gli sono stati affidati da Dio e dagli uomini.

Discernere è quanto mai necessario perché la confusione è terreno fertile per ogni sorta di eresia e l’eresia è fonte di ogni sorta di immoralità. Dove non è chiaro ciò che il Signore indica come via di salvezza, ognuno si fa arbitro del bene e del male con conseguenze devastanti per l’umanità intera. Nel Giardino dell’Eden, il serpente non creò forse con arte confusione e indeterminatezza nella mente e nel cuore di Eva? La sua astuzia fu grande, Eva credette e la morte entrò nella storia.   

Se volessimo usare una frase del Vangelo di questa terza Domenica di Avvento, potremmo dire che il cristiano non può essere un canna sbattuta dal vento. Non può cioè andare di qua e di là dando adito alle opinioni fugaci e mutevoli che sempre risuonano nelle diverse culture. Il cristiano deve mettere radici profonde nella Parola di Dio e trarre da essa costantemente quella forza che lo fa essere stabile in eterno.

Il cristiano deve sapere che i falsi profeti affollano le strade del mondo. Essi sono numerosi e ben armati. Hanno un’intelligenza di notevole fattura e la usano per “soffocare la verità nell’ingiustizia” (cf. Rm 1,18) dando vita a sistemi ideologici di ogni genere che solo la potente luce dello Spirito Santo può abbattere.  

Il vento di cui parla Gesù sono i pensieri degli uomini, le loro teorie, le loro invenzioni che non hanno a che fare con il Vangelo; addirittura spesso sono in netto contrasto con esso pur essendo intrise di religiosità e di falso pietismo.

Creatori di confusione e falsi profeti erano i farisei, gli scribi, i dottori della Legge, i sadducei, gli erodiani, i Sommi Sacerdoti e i diversi capi rivoluzionari di cui il più famoso è Barabba. La Parola di Dio era, al tempo di Gesù, ridotta a un cumulo di macerie polverose. Essa era stata svuotata della sua potenza salvifica perché travisata nel suo vero significato e inquinata da teorie umane. L’opera di Gesù – con le folle e in particolare con i suoi discepoli – fu sempre quella di aiutare ciascuno a distinguere la vera Parola di Dio dalla parola del serpente antico, i veri profeti da quelli falsi.

In questa luce comprendiamo la domanda che nel Vangelo di questa Domenica Gesù pone ai suoi discepoli: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Chi era colui che portava un vestito di peli di cammello e una cintura ai fianchi e gridava a tutti l’urgenza della conversione? Era forse un ingannatore?”. No. Non era un ingannatore. Era un vero profeta del Dio vivente che vi è stato mandato per la vostra salvezza, perché riconosciate i vostri peccati e chiediate perdono all’Altissimo sinceramente pentiti.

Sapere in chi riponiamo la nostra fiducia, è per noi di vitale importanza. Se sbagliamo maestro, siamo rovinati. Se ci lasciamo guidare da persone che sono stolte e non sapienti, consegniamo la nostra vita al sicuro fallimento. Se ci lasciamo attrarre da parole che non sono Parola di Dio, siamo topolini ingenui che vengono presto schiacciati dalla morsa letale della falsità.

Tocca a noi, perché è nostra personale responsabilità, discernere con oculatezza ogni cosa per distinguere chi cammina con Dio e può condurci a Lui da chi cammina con satana e vuole la nostra rovina. L’anima è nostra e di nessun altro. Siamo noi che dobbiamo custodirla da ogni falsità e peccato, se vogliamo che sia condotta in Paradiso dai santi Angeli quando verrà la nostra ora. Nessuno potrà dare la colpa ad altri per la sua perdizione eterna se nulla avrà fatto per discernere la luce dalla tenebre. Su questo argomento bisogna essere sommamente chiari, perché altrimenti rischiamo di giustificare stoltamente coloro che per convenienze umane, e mille altri motivi, non si schierano per la Verità e non sono disposti ad essere suoi testimoni coraggiosi.

Sia chiaro tuttavia che il discernimento è figlio anch’esso della fede. Esso non è frutto della natura umana ma nasce dalla perfetta sinergia tra la Parola di Dio e la mozione sempre attuale dello Spirito Santo. La Parola di Dio va conosciuta, e perciò meditata giorno e notte. Essa sola rivela a noi ciò che è bene e ciò che è male. Lo Spirito Santo va invocato con fiducia non dimenticando mai che deve essere lui a guidarci attimo per attimo sulla via della salvezza.

Sorge allora una domanda inquietante: può un cristiano essere capace di discernimento se non ha un padre spirituale, non frequenta la Santa Messa domenicale, non partecipa alla Catechesi e prega solo di sfuggita e in modo distratto? Può un cristiano camminare con Dio se sceglie come suoi maestri le persone sbagliate che pur essendo acclamate nei talk show televisivi e mediatici spesso nulla hanno a che fare con la sapienza celeste? A ciascuno la risposta. Anche questa è personale, del proprio cuore, della propria anima.

Che la Vergine Maria, Donna sapiente e Madre solerte, ci doni in questo tempo di Avvento il suo sguardo penetrante che dirada le tenebre dell’errore e della falsità.