Sono tanti coloro che come i Magi cercano Gesù, il Figlio dell’Altissimo, il Re dei re, il Redentore dell’uomo.
E lo cercano dal profondo del cuore, perché lo Spirito Santo, in modo misterioso, ha scritto il desiderio di Lui nel loro essere. Tali persone esistono e sono anche numerose. Appartengono ad ogni ceto sociale, razza, popolo e tribù. Sono giovani e meno giovani, gente ricca che possiede beni di ogni genere e gente povera che abita i tuguri più nascosti della Terra.
Chi dice che oggi il mondo è fatto solo di persone indifferenti, accidiose, svuotate del senso della trascendenza è fuori strada, ha una lettura distorta della storia e non conosce né la Sacra Scrittura né la vita della Chiesa che attestano a chiare lettere che anche nei periodi più bui non mancano coloro che sono di buona volontà.
Il problema è purtroppo un altro, e cioè che spesso, troppo spesso, siamo noi cristiani i grandi assenti nella storia della salvezza. Ci lasciamo prendere dalle cose del mondo e crediamo poco o nulla nella missione altissima che ci è stata affidata. Ma ancor di più tendiamo a giudicare gli altri, piuttosto che a fare tutto ciò che è in nostro potere per far sì che incontrino il nato Re dei re.
La Solennità dell’Epifania dovrebbe iniettare nel nostro cuore una dose abbondante di sano ottimismo. Dovrebbe far nascere in noi la speranza vera che è certezza che anche nei periodi più oscuri della storia, quando Erode e gli scribi hanno conquistato il cuore di Gerusalemme e sembrano vincere sui giusti, con la loro malvagità e crudeltà, la salvezza è possibile, perché “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non possono vincerla” (cf. Gv 1,5).
La speranza e il sano ottimismo ci fanno bene e dobbiamo chiederli al Signore ogni giorno come grazia necessaria per “alzarci e risplendere” e diventare capaci di diradare in Cristo “la nebbia fitta che avvolge i popoli” (cf. Is 60,1-6). Essi non sono illusioni, perché si fondano sul grande amore che Dio nutre per l’uomo e che lo spinge a cercarlo, attraverso vie misteriose, per liberarlo dal potere del maligno e donare pienezza alla sua vita.
Non piangiamoci addosso! Non siamo tra coloro che vedono tutto nero e spengono ogni entusiasmo! Non lasciamoci scoraggiare da quanti gridano alle nostre orecchie che servire il Signore non giova a nulla, perché tanto nessuno ascolta, nessuno vede, nessuno è interessato ad andare a Betlemme per contemplare il Figlio dell’Altissimo!
Piuttosto rinsaldiamoci nella fede e usiamo la nostra intelligenza, sostenuti dallo Spirito Santo, per trovare le vie migliori per fare una pastorale dinamica, propositiva, sapiente. Diamoci da fare per crescere tutti nelle sante virtù, per mostrare al mondo la vita nuova che nasce dall’incontro con il Cristo, per intercettare tanti che come i Magi e i pastori sono pronti ad accogliere l’annuncio della salvezza, che passa attraverso il Natale e la Pasqua del Signore.
Ricordiamoci a vicenda che la fede della Chiesa è la stessa che l’Angelo Gabriele ha consegnato alla Vergine Maria a Nazareth, quando le ha manifestato il progetto meraviglioso della sua divina maternità: “nulla è impossibile a Dio, anche la conversione dei peccatori, la conquista di molti che sembrano irrecuperabili, indifferenti, lontani” (cf. Lc 1,37), e persino la nostra santificazione quotidiana che rimane sempre e comunque l’arma vincente per rendere visibile nella storia di ogni tempo la luce di Cristo e del suo Vangelo.
È questa la nostra vocazione: far sì che il desiderio di salvezza che è scritto nel cuore di ogni uomo si realizzi oggi, domani e sempre. Bisogna che ci crediamo tutti e che la smettiamo di dire che di gente che cerca il Signore non ce n’è, perché questo non è vero. È solo una scusa per giustificare le nostre paure, la nostra pigrizia, la nostra poca santità.
Che la Vergine Maria interceda per noi e insieme a San Giuseppe ci aiuti a mostrare ai Magi e ai pastori Gesù, Colui che è per tutti e per sempre Via, Verità e Vita (cf. Gv 14,6).
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